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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Brindisi "smart city": ricercatori, università e scuola uniti verso la meta

"Un network di amministrazioni comunali per intercettare i fondi dell'Unione europea": questa è l'essenza del progetto Antenna Pon presentato stamani a palazzo Nervegna. Sottoscritto anche l'accordo quadro fra Comune ed enti di ricerca per fare di Brindisi una Smart city, attraverso il coinvolgimento dell'università e della scuola

BRINDISI – “Un network di amministrazioni comunali per intercettare i fondi dell’Unione europea”: questa è l’essenza di "Antenna Pon", progetto promosso dal Miur, dalla Regione Puglia e dal Comune di Brindisi (insieme alle amministrazioni comunali di Crotone, Mazzara del Vallo e Sorrento) per fare fronte comune con gli enti di ricerca sul versante della Smart city, la città ecosostenibile e a misura d’uomo.

I particolari dell’iniziativa sono stati illustrati stamani, nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella sala Universitaria di palazzo Nervegna, alla quale hanno preso parte  il sindaco Mimmo Consales, il responsabile della comunicazione Pon R&C del Miur, Fulvio Obici, il presidente del Distretto tecnologico Dhitech Scarl, Lorenzo Vasanelli, e l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia, Loredana Capone. Presenti in sala anche i rappresentanti di vari enti e distretti di ricerca coinvolti nel progetto.

E alcuni di questi, al termine dell’incontro su Antenna Pon, sempre nella sala Universitaria di palazzo Nervegna, hanno suggellato un’altra iniziativa orientata verso la Smart City: la sottoscrizione di un accordo quadro di partenariato tecnologico tra l’amministrazione comunale e i dieci principali centri di ricerca della Regione Puglia. Gli attori coinvolti sono: Enea, Cnr, Consorzio Cetma e Ditne (Distretto tecnologico nazionale dell’energia) con sede in Il tavolo della conferenza-6cittadella della Ricerca, Isbem di Mesagne, poi Distretto Puglia Creativa, Tecnopolis di Bari, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) sede di Lecce, Istituto agronomico mediterraneo di Bari.

L’obiettivo di quest’intesa è quello di promuovere proposte e iniziative (non solo nel mondo della ricerca, ma anche in quello dell’università e della scuola) per fare di Brindisi una Smart City: una città, quindi, più attenta al risparmio energetico e all’innovazione tecnologica. Ma come tagliare questo traguardo?  Il Comune cercherà di intercettare una parte dei fondi stanziati dalla Regione nell’abito del bando Nidi (programma finalizzato a promuovere l’imprenditoria giovanile) per la realizzazione di un “Hub educazione e conoscenza” con sede in palazzo Guerrieri, che coordinerà le attività di tre tavoli: quello dei 10 centri di ricerca di cui prima; quello universitario; quello della scuola.

E nel contesto scolastico rientrano anche i bambini della scuola dell’infanzia. Il capitale umano, insomma, è la prima risorsa sulla quale fare affidamento. “Il concetto innovazione – spiega il vicesindaco Marchionna, artefice del progetto – non va visto come un qualcosa di astratto, confinato nei laboratori di ricerca. L’innovazione è in ogni settore della società e ad essa posso contribuire tutti: anche i bimbi della scuola d’infanzia, con i loro disegni. Sono certo che presto riusciremo a raccogliere i frutti di questo cammino”. 

Subito dopo la sottoscrizione dell’accordo quadro, l’assessore Capone e il vicesindaco Marchionne si sono spostati verso il nuovo teatro Verdi per prendere parte al seminario di presentazione del bando regionale Nidi. Il vice direttore di Puglia sviluppo, Andrea Vernaleone, ha spiegato ai giovani presenti in platea come muoversi nei meandri di un avviso che si rivolge a giovani, donne, disoccupati, precari che abbiano la voglia e la capacità di mettersi in gioco avviando un’attività in proprio. Presente all’appuntamento anche Vincenzo Melilli, dirigente scolastico provinciale. La Regione IMG_0985-2Puglia concederà un contributo a fondo perduto e un prestito rimborsabile per favorire l’acceso a questa opportunità. L'iniziativa viene attuata da Puglia Sviluppo Spa. L’impresa dovrà essere partecipata per almeno la metà, sia del capitale sia del numero di soci, da soggetti appartenenti ad almeno una delle seguenti categorie: giovani con età tra 18 anni e 35 anni; donne di età superiore a 18 anni; disoccupati che non abbiano avuto rapporti di lavoro subordinato negli ultimi 3 mesi; persone in procinto di perdere un posto di lavoro; lavoratori precari con partita Iva.

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