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Il parere della Corte del Lussemburgo: Haralambidis può fare il presidente

Secondo la Corte di giustizia dell'Unione Europea (Curia) "il Trattato sul funzionamento dell'Ue non consente a uno Stato membro di riservare ai propri cittadini l'esercizio delle funzioni di presidente di un'autorità portuale"

LUSSEMBURGO – Secondo la Corte di giustizia dell’Unione Europea (Curia) "il Trattato sul funzionamento dell'Ue non consente a uno Stato membro di riservare ai propri cittadini l'esercizio delle funzioni di presidente di un’autorità portuale". E ancora, “il presidente di un’autorità portuale dev'essere considerato un 'lavoratore" e come "il diritto dell'Unione sancisce il principio della libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'Unione europea e l'abolizione di qualsiasi discriminazione". Tale principio prevede delle eccezioni per gli impieghi nella pubblica amministrazione, ma "la deroga non trova applicazione a impieghi che, pur dipendendo dallo Stato o da altri enti pubblici, non implicano tuttavia alcuna partecipazione a compiti spettanti alla pubblica amministrazione propriamente detta".

Questa la sintesi della decisione resa nota oggi dai giudici del Lussemburgo, nell’ambito del ricorso del presidente dell’Autorità Portuale di Brindisi, il greco Iraklis Haralambidis, avverso la decisione del Tar di Lecce che aveva dichiarato illegittima la sua nomina. Haralambidis aveva poi ottenuto una sospensiva della sentenza dei giudici amministrativi salentini da parte del Consiglio di Stato, che aveva richiesto un parere alla Corte del Lussemburgo. Ora il Consiglio di Stato dovrà decidere con propria sentenza sulla controversia in ambito nazionale, e teoricamente dovrebbe disapplicare le normative italiane che collidono con il principio sancito dalla Curia del Lussemburgo.

Ma la cosa non è affatto semplice, soprattutto se il pronunciamento della Corte di giustizia entra nel merito della natura giuridica delle autorità portuali italiane, modificando quella che viene ad esse assegnate dalla legge 84 del 1994, attualmente in fase di modifica. In base al comportamento tenuto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel corso delle udienze in Lussemburgo, il problema dovrebbe essere superato. I legali dell’autore del ricorso che porto alla dichiarazione dell’illegittimità della nomina di Iraklis Haralambidis a presidente dell’Autorità Portuale di Brindisi, l'ingegnere Calogero Casilli, stanno valutando il dispositivo del pronunciamento della Curia, che dovrebbe orientare le decisioni in materia non solo del governo italiano, ma anche di quelli di tutti i Paesi Ue.

Il punto è che in ogni nazione della Ue non sono in vigore le stesse norme per il governo della portualità, ma anche il fatto che si aprono possibili contraddizioni tra la veste giuridica che la Corte di giustizia dell’Unione europea dà delle Autorità portuali italiane ed i poteri che effettivamente le stesse detengono. Un esempio su tutti: se è vero che i compiti spettanti ai presidenti delle autorità portuali non implicano “alcuna partecipazione a compiti spettanti alla pubblica amministrazione propriamente detta”, come fanno gli stessi ad approvare i piani regolatori portuali, oppure gli strumenti urbanistici di competenza delle autorità portuali non sono considerabili atti spettanti alla pubblica amministrazione? Insomma, non bisogna avere fretta nel considerare chiusa la vicenda, e il compito del Consiglio di Stato non sarà affatto semplice, ma neppure quello del governo se dovrà cambiare l'intera normativa sulla gestione dei porti.

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