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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Saca, storia di un fallimento che ha segnato la storia industriale della città

Una gremita sala conferenze a Palazzo Granafei-Nervegna, segno del crescente fermento culturale brindisino segnalato dall'editore, ha accolto Nicola Passarelli e Alberto Leoci, rispettivamente il giudice delegato e il commercialista che negli anni '70 si occuparono personalmente della vicenda fallimentare della Saca e che ora la raccontano in un libro

BRINDISI - Una gremita sala conferenze a Palazzo Granafei-Nervegna, segno del crescente fermento culturale brindisino segnalato dall’editore, ha accolto Nicola Passarelli e Alberto Leoci, rispettivamente il giudice delegato e il commercialista che negli anni ’70 si occuparono personalmente della vicenda fallimentare della Saca e che ora la raccontano nel primo libro pubblicato dalla Balsamo - Ragione Edizioni (BR Edizioni), neonata casa editrice brindisina che intende raccontare la città e creare momenti di confronto, e che non si è lasciata sfuggire l’occasione di prender parte a questo progetto riguardo un’importante pagina della storia industriale brindisina.

Importante perché la Saca può esser considerata il primo passo verso l’attuale distretto aeronautico della città, con tutta la importanza che adesso riveste. Il libro è inoltre un omaggio alla memoria dell’avvocato Arnaldo Stefanelli, un’altra importantissima figura in questa vicenda, scomparso nel 2005, e che gli autori hanno calorosamente ricordato sia dal punto di vista professionale che da quello umano, in presenza della moglie e dei figli. Una storia che non tralascia particolari, una storia scritta per salvaguardare la verità nella memoria, contro le manipolazioni, una storia raccontata con l’immediatezza che solo si può avere guardandola con gli occhi di quel periodo: il fallimento della Saca, infatti, fu principalmente un affare socio-politico.

Un opuscolo della Saca-2L’industria dava lavoro a più di mille dipendenti e, in pieni anni di piombo, la questione dell’ordine pubblico era cruciale almeno quanto il timore di attentati terroristici e le ripetute minacce ricevute. La storia della Saca, racconta Passarelli, fu “la storia di un martirio” dovuto a un’attenzione politica blasonata ma di fatto sporadica e insufficiente. Ma, soprattutto, fu la storia di un martirio dovuto alla nascita “in terra mortificata”,  in quel Sud Italia vittima di una costante sperequazione delle risorse in favore del Nord.

Una procedura lunga 11 anni, 11 mesi e 11 giorni, che si è chiusa il 2 maggio 1977 con il risanamento di una debitoria di 25 miliardi delle vecchie lire e che per molti versi si è rivelata un vero e proprio laboratorio sperimentale per il diritto fallimentare:  Passarelli, Leoci e Stefanelli non hanno mai perso di vista il fatto che ci fossero più di mille posti di lavoro in discussione con tutto ciò che ne consegue e, a scapito delle polemiche dei puristi, hanno agito sempre con flessibilità, attraverso interpretazioni a volte anche azzardate di una legge arretrata che permetteva poco spazio di azione, con risultati eccellenti che son stati d’esempio per tutti i tribunali d’Italia.

Una piccola curiosità: per la vendita, i beni immobili della Saca furono suddivisi in lotti, e uno di questi interessava l’area adiacente a Via Provinciale per S. Vito. Fu acquistato dal Comune di Brindisi e l’amministrazione comunale promise di farne un polmone verde per la città: a distanza di 36 anni la promessa è stata mantenuta, e adesso in quella zona sorge il Parco del Cillarese.

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