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Legambiente e Left: basta Asi, aree ecologicamente attrezzate ai Comuni

Rappresentanti delle associazioni Legambiente e Left si sono incontrati per confrontare analisi e proposte relative al superamento dei Consorzi Asi, sulla “governance” e sulla gestione delle aree industriali della Puglia ed in particolare di quella di Brindisi

BRINDISI - Basta Consorzi Asi, enti ormai obsoleti e separati dalla governance del territorio, e fuori dai percorsi per trasfornare le zona industriali in aree attrezzate per l'ambiente e la tutela della salute. Su questa proposta, che sarà sottoposta per la realizzazione al futuro nuovo governo della Regione Puglia e al nuovo consiglio regionale, sono d'accordo Legambiente e Left Brindisi. "Rappresentanti delle associazioni Legambiente e Left si sono incontrati per confrontare analisi e proposte relative al superamento dei Consorzi Asi, sulla governance e sulla gestione delle aree industriali della Puglia ed in particolare di quella di Brindisi; l’analisi ha portato ad individuare - annuncia una nota congiunta - una serie di problemi che sono sempre più pressanti e che possono sommarsi in: gestione delle infrastrutture, gestione dei servizi, rapporti fra la burocrazia e le aziende ed infine, un sostanziale miglioramento dell’impronta ecologica e dell’inquinamento prodotto e rilevato".

Un tema di estrema importanza per Brindisi, per i nuovi assetti economici ed industriali, e di servizi alle imprese, necessari per raggiungere una compatibilità sempre maggiore con la tutela della salute e la qualità della vita nell'area urbana. "Alcuni di questi problemi sono maggiormente sentiti dalle aziende che risiedono nelle aree industriali, da quelle che vorrebbero farne parte e trovano la strada sbarrata da tempi autorizzativi infiniti e da tutte le associazioni di categoria che vanno da quelle degli industriali, degli artigiani, dei sindacati dei lavoratori che vi operano e dalle stesse associazioni ambientaliste", sottolineano infatti left e Legambiente.

Il petrolchimico di Brindisi-3Ma il tema va oltre il confini della città capoluogo e della sua zona industriale: "Anche i Comuni inseriti nei Consorzi Asi, si ritiene, sentano la necessità di modificare la propria "governance", essendo coscienti della crisi esistente e che solo con interventi mirati ad agevolare attività industriali eco compatibili e sostenibili dal territorio è possibile evitare che molti dei richiamati problemi possano ricadere sulle responsabilità degli stessi Comuni; tutto questo anche alla luce dell’abolizione dell’Ente Provincia.

Nel caso di Brindisi, in particolare, l’attuale frammentazione del governo e della pianificazione territoriale dimostra che non è più possibile avere obiettivi e programmazioni differenti e spesso contraddittorie fra Comune, Autorità portuale e Consorzio Asi; il confronto fra gli obiettivi riportati nel Piano Regolatore del Porto e quelli del Piano di Sviluppo dell’Asi, sono del tutto difformi rispetto alla programmazione sostenibile che è alla base del Piano Urbanistico Generale (Pug) del territorio di Brindisi. Tutti i Comuni pugliesi - dicono Left e Legambiente - che vedono la presenza di parte del proprio territorio in Consorzi Asi, sono coscienti di non avere strumenti normativi e legislativi tali da potersi svincolare dalle programmazioni dei consorzi che, per come impostati, in uno scenario comunitario e, parzialmente, anche nazionale, costituiscono degli enti storicamente superati dalla politica industriale e dalla stessa normativa nazionale e comunitaria; non a caso la normativa nazionale demanda alle Regioni la legiferazione in merito".  

Ostuni, zona industrialeDunque Consorzi Asi ormai inutili e non funzionali ai nuovi percorsi di sviluppo industriale compatibile: "L’analisi effettuata in un costruttivo confronto di idee fra Legambiente e Left Brindisi, porta a ritenere che vi sono tutti gli elementi perchè si possa proporre, concretamente, la progettazione nella Regione Puglia di Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (Apea) che abbiano, come primo sponsor, gli stessi comuni che intendono sostenere il miglioramento dei processi esistenti sulla gestione delle aree industriali allocate sul proprio territorio". L’idea di realizzare “Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate” è abbastanza datata (Dlgs 112/98 art. 26), ricordano left e Legambiente, "ed avrebbe dovuto seguire, anche se così non è stato per la Puglia, le esperienze comunitarie dei così detti Ecoparchi Industriali; ambedue, solo sulla carta, costituiscono aree dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente, oltre che il miglioramento della competitività aziendale. In definitiva: è necessario ottimizzare per recuperare competitività".

"L’ottimizzazione dei processi produttivi, la focalizzazione sui processi interni  (core) e l’esternalizzazione dei processi (no core) della singola impresa appartenente ad Apea, garantisce il recupero di competitività, oltre a risparmi economici notevoli, a partire dai seguenti settori di intervento (secondo uno schema via via implementabile e aperto): recupero delle acque meteoriche, utilizzo adeguato (anche nei costi) di acquedotti industriali, produzione di energia da fonti rinnovabili e da impianti di cogenerazione, (anche per usi interni aziendali e per illuminazione esterna), gestione, recupero, riuso e smaltimento dei rifiuti, mobilità sostenibile, centralizzazione e riduzione dei premi assicurativi, ecc", spiega il documento congiunto entrando nel merito delle convenienze delle Apea.

La sede del  consiglio regionale puglieseMa "la Puglia, ancora oggi, è priva dello strumento normativo che ottemperi al Dlgs 112/98, anche se, sollecitata dalla stessa Legambiente, ha ritenuto compensare la lacuna inserendo nel recente “Piano Paesaggistico Territoriale Regionale” (Pptr) l’obiettivo generale n. 11 che prevede, appunto, le “Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate” (Appea) in sostanza, la Regione aggiunge solo il termine “Paesaggisticamente” alla consolidata Apea in quanto le attuali aree produttive presentano forti criticità ambientali, di edilizia, di urbanistica e paesaggistica".

Serve dunque una normativa regionale nuova ed adeguata: "E’ questo, però, solo uno strumento di pianificazione del territorio, nel quale sono anche riportate le Linee Guida per la progettazione di un’Appea ma, in sostanza è una programmazione che richiede un supporto normativo regionale adeguato. Le due associazioni, condividono la necessità di una legge regionale che ripristini quanto disposto dal D.Lgs 112/98 e che legiferi, senza condizionamenti, in merito alla necessità che i Comuni siano artefici del proprio destino nella pianificazione del proprio territorio, senza demandare a Consorzi che oggi, risultano del tutto obsoleti e da freno ad una governace che segua i principi della green economy".  

Infine la questione Brindisi: "In merito al Consorzio Asi di Brindisi, senza alcun condizionamento ed in maniera del tutto oggettiva, non è pensabile che i Comuni di Brindisi, Ostuni, Fasano e Francavilla Fontana, che presentano condizioni logistiche ed operative sostanzialmente differenti fra loro, non debbano contare nulla nella pianificazione e programmazione del proprio territorio, dovendo dipendere totalmente da un Ente economico non elettivamente costituito. In definitiva, le due associazioni si pongono l’obiettivo di stimolare la discussione in merito alla necessaria attualizzazione della ormai arcaica gestione dei territori industriali di ciascun comune, affinché il nuovo consiglio ed il nuovo esecutivo della Regione Puglia approvino, al più presto, una legge per l’abolizione dei Consorzi Asi e per la regolamentazione delle aree industriali ed artigianali (Appea)".

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