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"Capoluogo escluso dall'Asi? La vicepresidente è brindisina"

La nomina dei nuovi vertici del Consorzio Industriale ha suscitato un vespaio di polemiche. Nel contestare le scelte compiute dall'assemblea dei soci si sono adoperate le motivazioni più disparate

La nomina dei nuovi vertici del Consorzio Industriale ha suscitato un vespaio di polemiche. Nel contestare le scelte compiute dall'assemblea dei soci si sono adoperate le motivazioni più disparate: dalla presunta esclusione di rappresentanti brindisini in seno al nuovo consiglio di amministrazione a quella, più estrema, dell'inutilità di tale ente. A dire il vero i sostenitori di questa ultima tesi è da tempo che invocano la soppressione dei Consorzi industriali ed il passaggio delle loro funzioni ai Comuni territorialmente competenti.

Probabilmente nel perorare questa causa non si sono tenuti nel debito conto due aspetti: da un lato,  la genesi del nostro Consorzio, nato come Consorzio del porto e dell'area di sviluppo industriale, a sottolineare la circostanza, invero inusuale, di una zona industriale quasi interamente affacciata sul mare e bisognosa dell'utilizzo delle infrastrutture portuali per alimentare buona parte degli insediamenti presenti.

Solo la presenza di un Ente a guida autorevole e sostenuto dai soci potrà garantire una adeguata attenzione anche a queste esigenze nel momento in cui, con l'entrata in campo dell'Autorità Unica di Sistema, il centro decisionale sulla programmazione delle opere portuali e sull'utilizzo delle risorse, invero notevoli, che i traffici legati alle attività industriali generano si sposterà su Bari.

Dall'altro,  l'incapacità dimostrata dagli Organi interni del Comune di Brindisi, tanto di natura politica che di marca burocratica, di gestire fenomeni complessi quali la presenza nel nostro territorio di grandi gruppi chimici, elettrici ed aeronautici le cui sorti spesso dipendono da fattori economici internazionali. 

E' un fatto che per lungo tempo quanti avevano la rappresentanza della amministrazione civica hanno discettato sul carattere “post industriale” della nostra città, vagheggiando alternativi sviluppi in campo turistico e non governando fenomeni preoccupanti quali il progressivo ridimensionamento del polo chimico. 

Come è senz'altro vero che l'Accordo di programma sulla chimica, firmato nel lontano 2004, sia rimasto sostanzialmente inattuato al punto che buona parte delle risorse stanziate per incentivare l'insediamento di nuove unità produttive sono rimaste inoptate e, alla fine, destinate ad altri territori.

Piuttosto che invocare la soppressione dei Consorzi Industriali, quindi, sarebbe necessario ridefinirne le funzioni, trasformandoli in Enti capaci di fornire realmente servizi alle imprese e di svolgere una attività di marketing localizzativo e di attrazione di investimenti che da tempo non viene più esercitata in città.

Quanto alla presunta marginalizzazione della brindisinità si tratta di una tesi davvero singolare: è un fatto che alla Vice Presidenza del Consorzio Industriale sia stata eletta una brindisina in rappresentanza del sistema camerale. Salvo che non si voglia sostenere che è autenticamente brindisino solo ciò che promana dalla attuale guida politica della Amministrazione Civica!

Un simile atteggiamento stà conducendo la nostra comunità verso un progressivo isolamento istituzionale di cui non si avverte davvero il bisogno. Bene ha fatto, allora, il neo presidente ad assumere tra gli impegni prioritari quello di un incontro con il sindaco del Comune capoluogo, a dimostrazione che non vi è alcuna volontà di penalizzare il nostro territorio per rispondere a logiche di “vendetta politica” che evidentemente sono estranee alla cultura della persona individuata.

Meglio sarebbe, piuttosto, investire il Consiglio Comunale di tematiche importanti quali; il riutilizzo dell'area dismessa dalla società 2A, fermo restando l'acquisizione di un piano di decommissioning di cui non si conoscono tempi e modalità di attuazione; la verifica dello stato di attuazione della convenzione vigente con Enel, a cominciare dall'impegno sottoscritto di realizzare con proprie risorse un molo dedicato allo sbarco del carbone e alla evacuazione dei fanghi, delle ceneri e dei gessi prodotti dalla combustione; la possibilità che all'interno del petrolchimico si insedino nuove attività produttive utilizzando le utility esistenti e spalmando i costi di produzione, rendendo ancora attrattiva quell'area magari per l'avvio di iniziative nel campo della chimica verde, come fatto in realtà similari.

Sono solo alcuni dei punti che meriterebbero di essere approfonditi per ridare alla Amministrazione Civica un ruolo di propulsione e di indirizzo nel campo delle politiche industriali che manca oramai da parecchio tempo.

                                

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