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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Agropirateria: “A tavola falsi e tarocchi”

BARI - “Con l’economia dell’inganno scippati 7 milioni di euro l’ora al “made in Italy”. Nel supermarket mondiale del bidone i nostri prodotti sono i più clonati”. La Cia denuncia così una situazione sempre più difficile per le produzioni tipiche e di qualità. Oggi la contraffazione provoca all’agricoltura del nostro Paese un danno enorme. I consumatori vengono truffati, gli agricoltori e gli industriali dell’agroalimentare derubati. E le truffe viaggiano anche in Internet.

BARI - “Con l’economia dell’inganno scippati 7 milioni di euro l’ora al “made in Italy”. Nel supermarket mondiale del bidone i nostri prodotti sono i più clonati”. La Cia denuncia così una situazione sempre più difficile per le produzioni tipiche e di qualità. Oggi la contraffazione provoca all’agricoltura del nostro Paese un danno enorme. I consumatori vengono truffati, gli agricoltori e gli industriali dell’agroalimentare derubati. E le truffe viaggiano anche in Internet.

“Una rapina – tuona la Confederazione italiana degli agricoltori - da 60 miliardi di euro l’anno. A tanto ammonta il business dell’agropirateria, della contraffazione, della frode nei confronti dell’agroalimentare made in Italy, il più clonato nel mondo. Dai prosciutti all’olio di oliva, dai formaggi ai vini, dai salumi agli ortofrutticoli: è un continuo di falsi e di tarocchi che stanno provocando danni rilevanti non solo alle nostre Dop e Igp, che rappresentano la punta di diamante delle nostre esportazioni nel mondo, ma all’intero sistema agroalimentare. Si tratta di un vero e proprio assalto indiscriminato e senza tregua, dove la criminalità organizzata fa veri affari. I consumatori vengono truffati, gli agricoltori e gli industriali dell’agroalimentare derubati”.

I dati sono emersi in tutta la loro crudezza nel convegno nazionale promosso dalla Cia a Bari sul tema, appunto, “No all’economia dell’inganno”. L’agropirateria, la contraffazione, l’imitazione, e soprattutto l’italian sounding - il fenomeno dei prodotti che di italiano hanno solo il nome - generano un volume d’affari pari a poco meno della metà dell’intero valore della produzione agroalimentare “made in Italy”. E i danni non vengono provocati a un’unica impresa o a una singola fase produttiva. Il valore sottratto alla produzione agricola reale pesa sull’intera filiera impegnata in produzioni di qualità.

E la situazione sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti. Ormai le truffe viaggiano anche in Internet: “Non c’è più da stupirsi nel trovare nella rete in vendita il Prosciutto di Parma, il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano prodotti in Argentina, in Australia o, addirittura, in Cina. Ma anche in Italia, come dimostrano i dati relativi ai sequestri operati dall’Arma dei carabinieri, dalla Guardia di Finanza e dalla Forestale, il fenomeno è in continua crescita. Ed è fatto di frode commerciale e sanitaria, di falsificazione, di sofisticazione e di contraffazione vera e propria. E così il nostro Paese è al primo posto in Europa per le segnalazioni di cibi contaminati contraffatti e per le agromafie, che ad oggi hanno un volume d'affari che si avvicina ai 13 miliardi di euro”.

A questo, spiega la Cia, si aggiunge il fatto che ogni anno entrano in Italia prodotti alimentari clandestini e pericolosi, per oltre 2 miliardi di euro. Poco meno del 5 per cento della produzione agricola nazionale. I sequestri da parte delle autorità competenti italiane negli ultimi due anni si sono più che quadruplicati. E ciò significa che i controlli funzionano, ma il pericolo di portare a tavola cibi “a rischio” e a prezzi “stracciati” è sempre più incombente. I più colpiti dalle sofisticazioni sono i sughi pronti, i pomodori in scatola, il caffè, la pasta, l’olio di oliva, la mozzarella, i formaggi, le conserve alimentari. E l’allarme maggiore è per quello che viene dalla Cina che, nonostante il calo delle esportazioni “ufficiali” in Italia, riesce a far entrare nella Penisola grandi quantità di prodotti che possono mettere a repentaglio la salute, oltre a provocare gravi danni all’economia agricola nazionale.

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