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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

AqP: "Ecco come siamo ridotti a Brindisi"

BRINDISI - Pubblichiamo una lettera aperta del sindacato aziendale dei lavoratori dell'Acquedotto Pugliese di Brindisi, diretta all'amministratore dell'azienda, che partendo dal tragico incidente di Francavilla Fontana descrive le difficili condizioni operative.

BRINDISI - Pubblichiamo una lettera aperta del sindacato aziendale dei lavoratori dell'Acquedotto Pugliese di Brindisi, diretta all'amministratore dell'azienda, che partendo dal tragico incidente di Francavilla Fontana descrive le difficili condizioni operative dell'unità tecnica, i paradossi, le conseguenze dei tagli e dei trasferimenti, l'impossibilità di tenere i cantieri sotto controllo. La Rsu AqP di Brindisi chiede risposte.

Egregio Ing. Maselli, a distanza di alcuni giorni dall’incidente costato la vita ad Angelo Reschi, riteniamo doveroso fornire il nostro contributo per aprire una più ampia riflessione rispetto alle ragioni che possono essere alla base di quanto accaduto. E più in generale sul futuro dell’UT di Brindisi, costretta da anni a un continuo depotenziamento.

Lo facciamo, scientemente, a distanza di tempo perché convinti che il tragico incidente meriti silenzio e riflessione e non ragionamenti frutto della rabbia e dello sconcerto del momento. Convinti, d’altronde, che di fronte a questi tragici eventi tutti debbano sentirsi moralmente responsabili. Aldilà di quelle che possano essere le eventuali responsabilità penali che non spetta a noi individuare.

Più volte, e in diversi modi, abbiamo espresso il nostro profondo dissenso in merito a scelte che, oggi come ieri, ci appaiono più che dettate da reale esigenza di miglioramento del servizio e della condizione dei lavoratori, frutto di un mero calcolo ragionieristico. Non lo diciamo per ergerci a difensori di un territorio che, negli anni scorsi, ha dimostrato di saper produrre risultati in termini d’investimenti e di produttività ma in quanto riteniamo che, per come è strutturata l’azienda, per la quantità d’investimenti previsti e messi in cantiere e per la qualità del servizio che dobbiamo garantire, sia necessario predisporre un maggiore presidio del territorio.

Questo modo di “vedere” l’azienda ci spinge a porle alcune domande, alle quali ci attendiamo che lei, a differenza di altri, dia delle risposte. Come è possibile che il coordinatore per la sicurezza del cantiere, anziché essere impegnato sul suo lavoro (sul territorio), sia spostato a Bari a svolgere attività, che a quanto ci risulta, non sono riconducibili all’incarico assegnato, senza prevederne un’adeguata sostituzione?

Come è possibile che direttori dei lavori, direttori operativi, ispettori di cantiere, coordinatori della sicurezza, solo per citarne alcuni, siano molto più impegnati a svolgere attività esclusivamente amministrative (addirittura dopo il trasferimento del collega addetto al protocollo, i tecnici stessi dedicano ore alla protocollazione e alla trasmissione di fax), piuttosto che a una più incisiva azione sul territorio?

Come pensa l’Azienda di garantire il controllo e la sicurezza sui cantieri considerando che, mediamente, sono aperti più di 25 cantieri al giorno tra manutenzioni ordinarie e investimenti (si consideri che nella disponibilità di Ame ci sono solo 3 autovetture delle quali una prioritariamente assegnata al direttore risanamento reti)?

Come è possibile gestire l’ Ambito unico di Brindisi, che è il più corposo dell’intero territorio regionale, con oltre 150 interventi di manutenzione ordinaria al giorno, considerato che nell’ ufficio di direzione lavori non è previsto alcun ispettore di cantiere? Come è possibile che alcuni tecnici siano, addirittura, privi di telefoni aziendali e spesso siano costretti a dover chiedere di essere chiamati, o addirittura accompagnati sui cantieri, dalle stesse ditte appaltatrici, mettendosi, di fatto, in una condizione che definire di soggezione sarebbe riduttiva?

Come è possibile che un territorio come quello Brindisi sia privo di un servizio di reperibilità per la vigilanza igienica, sospeso temporaneamente più di un anno fa e mai più riattivato? Tutte queste considerazioni ci portano a pensare che la riorganizzazione, che ha visto la nascita delle Mat, pensata con lo spirito di efficientare il servizio offerto, nascondesse esclusivamente ragioni di natura economica a danno del servizio che è peggiorato, e i fatti lo dimostrano. E tanto è vero che, nella stessa carta del servizio, avete unilateralmente deciso di raddoppiare la tempistica per le chiamate di pronto intervento.

Considerato che l’UT di Brindisi negli ultimi anni ha perso, in termini di risorse e solo per trasferimenti in altra sede, circa 15 unità (4 solo nell’ Area Tecnica), le chiediamo di conoscere quale futuro l’Azienda preveda per il territorio di Brindisi, e se non sia opportuna una serena ammissione del fallimento di un progetto che, a distanza di 3 anni dalla nascita, ha avuto come unico risultato quello di una totale perdita, da parte dell’Azienda, del controllo del territorio. Certi che Lei voglia fornirci le risposte attese, le porgiamo i nostri più cordiali saluti.

 

 

 

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