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Aree industriali, politica all'assalto dell'Asi. Imprenditori fuori dalla porta

BRINDISI - “Il consiglio di amministrazione è eletto dall’assemblea generale, ed è costituito da un numero variabile da tre a cinque consiglieri, anche esterni all’assemblea generale, scelti tra persone di comprovata e documentata esperienza amministrativa o imprenditoriale o professionale o di particolare capacità nella gestione di aziende, enti, società”, così recita l’articolo nove, comma uno, della legge regionale sui Consorzi delle aree di sviluppo industriale, promulgata l’8 marzo 2007 dal presidente Nichi Vendola dopo l’approvazione del consiglio regionale.

BRINDISI - “Il consiglio di amministrazione è eletto dall’assemblea generale, ed è costituito da un numero variabile da tre a cinque consiglieri, anche esterni all’assemblea generale, scelti tra persone di comprovata e documentata esperienza amministrativa o imprenditoriale o professionale o di particolare capacità nella gestione di aziende, enti, società”, così recita l’articolo nove, comma uno, della legge regionale sui Consorzi delle aree di sviluppo industriale, promulgata l’8 marzo 2007 dal presidente Nichi Vendola dopo l’approvazione del consiglio regionale.

Le bagarre in corso per la nomina dei rappresentanti in seno all’assemblea generale del consorzio Asi, Comune di Brindisi in testa, paiono tenere in poco conto il fine primo e ultimo della gestione del consorzio stesso, designati dalla legge come “enti pubblici economici per l’infrastrutturazione e la gestione di aree produttive di particolare rilevanza regionale”. Anche dopo 8 interminabili anni di commissariamento e di semiparalisi.

Insomma, roba da esperti, edotti in materia finanziaria e imprenditoriale, tanto che la legge stessa avverte e suggerisce la necessità di designare professionisti di “comprovata e documentata esperienza nel settore”. L’auspicio è che ne tengano conto i futuri componenti dell’assemblea ai quali spetterà la nomina dei consiglieri, dato che nel frattempo, con tutta evidenza, è l’agenda politica a dettare legge, non proprio il curriculum dei singoli designati. Le nomine in seno all’assemblea rispondono infatti ad una logica assai rigorosa, quella del manuale concepito e passato alla storia con il nome del suo ideatore: il democristiano Massimiliano Cencelli. La Provincia e i Comuni dell’entroterra, quelli dove sorgono le zone industriali più importanti del Brindisino, hanno fatto presto.

Ostuni ha designato il sindaco in persona, Domenico Tanzarella. Francavilla Fontana ha dato mandato all’onorevole Gino Vitali, al quale si deve la paternità di una seconda zona industriale nella stessa Città degli Imperiali, quella sulla via per San Vito, con un certo disappunto  degli imprenditori della prima zona industriale (via per Grottaglie), che da qualche lustro aspettano infrastrutture e Adsl. La nomina del Comune di Fasano è caduta invece sull’ex sindaco Vito Ammirabile.

La Provincia, dal canto suo, ha nominato i consiglieri Giuseppe Miglietta, Rocco Muolo e Italo Guadalupi. L’unico imprenditore designato dagli enti aventi diritto, fino a questo momento, è Cosimo Convertino, attuale vice-presidente della Camera di Commercio. Nessuno degli enti ha ritenuto di avvalersi delle facoltà di nominare persone esterne alle istituzioni, tutti i membri dell’assemblea dovranno sobbarcarsi dunque l’onore e l’onore di doppi e persino tripli incarichi.

Tutto da sciogliere l’ultimo nodo, quello Brindisi. La sfida, in seno alle assise del capoluogo, è di quelle mozzafiato, e rischia di far esplodere delicatissimi equilibri – se non equilibrismi – in seno ai partiti fra Comune e Provincia. Sul tavolo del centrodestra i nomi in lizza sono quelli di Angelo Rizziello, Pietro Santoro e, qualcuno dice, Pasquale Dagnello. L’opposizione invece, discute assai animosamente sul terzo uomo. La partita è fra Pd e Idv. Italia dei Valori, che rischia di rimanere fuori dal tavolo, fa la voce grossa.

Il nome designato è quello di Antonio Giunta,  che i maggiorenti del partito sono intenzionati a far passare a tutti i costi, rivendicando un debito di riconoscenza da parte del Partito democratico, al quale la compagine dipietrista diede l’appoggio in occasione del ballottaggio alle provinciali, senza nulla pretendere in cambio. Almeno al momento.

Il Pd, che rivendica dal canto suo la forza del consenso elettorale tour court, sembra intenzionato invece a far parte per sé. Aperte le scommesse sul nome dell’ex candidato sindaco Salvatore Brigante, pronto ad essere sostenuto ovvero boicottato, dagli amici dell’Api, a seconda delle aspirazioni particolari di chi, in seno alla formazione di Rutelli, sperava invece d’essere designato egli stessi. La battaglia fra Giunta e Brigante, è aperta. Chiunque la spunti, un fatto è certo. Di imprenditori, anche su questo fronte, nemmeno l’ombra.

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