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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Asi, il Comune frena le nomine: lotte interne o forse calcolo politico

BRINDISI - Tempo massimo consentito, fine della prossima settimana. Entro la scadenza fissata, grazie alla ennesima proroga concessa che stavolta non sarà più rinnovata, il Comune di Brindisi dovrà sciogliere la riserva sul nome che dovrà rappresentare l'ente in seno all'assemblea del consorzio Asi, colmando finalmente l'inaccettabile ritardo accumulato. Ogni ulteriore indugio significa un rischio, ancora più inaccettabile per chi da tre lustri attende il risorgimento della zona industriale brindisina: commissariamento. Ancora. Nel malaugurato caso in cui l'ipotesi dovesse tradursi in realtà, il Comune dovrà assumersene tutte le responsabilità, anche sul piano politico.

BRINDISI - Tempo massimo consentito, fine della prossima settimana. Entro la scadenza fissata, grazie alla ennesima proroga concessa che stavolta non sarà più rinnovata, il Comune di Brindisi dovrà sciogliere la riserva sul nome che dovrà  rappresentare l'ente in seno all'assemblea del consorzio Asi, colmando finalmente l'inaccettabile ritardo accumulato. Ogni ulteriore indugio significa un rischio, ancora più inaccettabile per chi da tre lustri attende il risorgimento della zona industriale brindisina: commissariamento.  Ancora. Nel malaugurato caso in cui l'ipotesi dovesse tradursi in realtà, il Comune dovrà assumersene tutte le responsabilità, anche sul piano politico.

Lo sforzo richiesto non è oneroso, eppure a Palazzo di città tutto tace. La Provincia, molto più tempestivamente, ha già deciso il 27 aprile scorso. E' questa la data in cui il consiglio provinciale insediato ad hoc a palazzo De Leo ha revocato la delibera che nominava tre rappresentanti per l’assemblea consortile, giocando d'anticipo sulla scadenza fissata alla prima settimana di maggio. Le precedenti nomine (di entrambi gli enti) violavano infatti, come ha rilevato la Regione Puglia, la nuova normativa in materia varata a suo tempo dal consiglio di via Capruzzi, in riforma della vecchia legge sulla gestione delle zone industriali. La Provincia avrebbe dovuto provvedere a nominare un solo membro, come prevede la legge citata, altrettanto il Comune. La votazione andò a buon fine alla seconda riunione del consiglio provinciale  (alla prima mancarono nove membri della maggioranza  e la seduta fu aggiornata esattamente al 27), subito dopo la quale partì la comunicazione con la quale si designava il presidente Ferrarese per l’assemblea deputata ad eleggere consiglio direttivo e presidente del consorzio Asi.

Il Comune non ha provveduto a nessuno degli adempimenti richiesti. Malgrado i tempi serrati (e quindici lunghi anni di commissariamento), la questione a Palazzo di Città sembra che non sia stata ancora ufficialmente affrontata, per quanto voci di corridoio sostengano che il futuribile rappresentante del consorzio sarà pescato dalla quaterna dei consiglieri più suffragati nella prima tornata, ossia Pietro Santoro, Angelo Rizziello, Antonio D’Autilia e Pasquale D’Agnello. Qual è allora l’empasse che impedisce la designazione? La lotta fratricida fra i quattro potenziali candidati? L'ipotesi non è peregrina, dato che per un posto al sole nel consorzio Asi il centrodestra al Comune si è già esibito in indimenticabili pièce per le quali il sindaco Domenico Mennitti arrivò a minacciare dimissioni.

Ma stavolta – dicono i bene informati – c'è dell'altro. Le ragioni del ritardo sembrano affondare in questioni tutte politiche. Per persuadersene basta una scorsa ai numeri, proporzionali alle quote di rappresentanza in seno all'assemblea. I rappresentanti designati fino a questo momento sono Ferrarese per la Provincia, il sindaco Domenico Tanzarella per Ostuni, il vice presidente Cosimo Convertini per la Camera di Commercio, nomi che significano terno secco per il centrosinistra, pari al 50,8 per cento delle quote. Al centrodestra restano i rappresentanti del Comune di Francavilla, che ha designato l'onorevole Luigi Vitali, il sindaco di Fasano Lello Di Bari, entrambi esponenti del Pdl al quale dovrebbe sommarsi l'agognata designazione da parte del Comune di Brindisi, ovviamente in quota centrodestra. L'ultima designazione non riequilibra però  la rappresentanza delle parti, e il centrosinistra godrebbe comunque dell'autonomia sufficiente per eleggere un futuribile consiglio d'amministrazione monocolore, accaparrandosi presidente, vice-presidente e componente. Da qui l'insuperabile stallo. Sul piatto c'è il rischio commissariamento, che il centrodestra sembrerebbe disposto a correre. Se le riserve non vengono sciolte la prospettiva è qualche cosa di più che un'ipotesi. A meno che il centrosinistra non sia disposto a cedere una quota di rappresentanza nella terna che verrà. Insomma, in questo braccio di ferro sembra impantanato il futuro della zona industriale del capoluogo, ma anche quello del resto della provincia.

Le cui condizioni, a settembre scorso, furono efficacemente tratteggiate dalle colonne di BrindisiReport.it dal direttore di Confindustria Brindisi Angelo Guarini. “Guardi, malgrado antifurto, sistemi d’allarme, e ogni sorta di misura contro i raid criminali, i furti e le scorrerie nella zona industriale continuano ad essere ben superiori alla soglia d’allarme. Esiste un problema sicurezza che va affrontato il più rapidamente possibile, e in maniera organica, di concerto con le istituzioni. Esiste poi un problema infrastrutturale serio, a partire dall’Adsl. E’ impensabile che nelle nostre zone industriali la capacità di navigazione sia a intermittenza, o non ci sia affatto. Idem per manutenzione stradale e illuminazione. Insomma, problemi elementari che rendono la quotidianità in seno alle imprese assai complicata. Glielo dico anche guardando alle abissali differenze fra la nostra zona industriale e quelle nelle quali mi capita di imbattermi più di qualche volta, all’estero. C’è un abisso incolmato ma non incolmabile. Dovremmo avere più riguardo anche all’aspetto dell’accoglienza. Non so immaginare cosa pensa un imprenditore ospite venendo in visita dalle nostre parti…”, una sintesi efficace dello scenario industriale nostrano che, quello era, e quello resta. E rischia di restare.

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