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Biomateriali, dagli Usa dicono "per ora restiamo". Ma i lavoratori non ci credono

BRINDISI – I 29 dipendenti di Biomateriali continuano il presidio della sede e dei laboratori in Cittadella della Ricerca, a Brindisi, contro la possibilità di una chiusura dell’azienda con il trasferimento delle produzioni in Massachusetts. Biomateriali, come già sottolineato nel servizio di ieri, è l’unica società italiana che produce protesi vascolari, ed è nata con il sostegno dei fondi della legge 64 nel 1989. Intanto ieri è stata diramata una nota firmata dal senior vice president, operations, di LeMaitre Vascular Inc., Trent Kamke.

BRINDISI – I 29 dipendenti di Biomateriali continuano il presidio della sede e dei laboratori in Cittadella della Ricerca, a Brindisi, contro la possibilità di una chiusura dell’azienda con il trasferimento delle produzioni in Massachusetts. Biomateriali, come già sottolineato nel servizio di ieri, è l’unica società italiana che produce protesi vascolari, ed è nata con il sostegno dei fondi della legge 64 nel 1989. Intanto ieri è stata diramata una nota firmata dal senior vice president, operations, di LeMaitre Vascular Inc., Trent Kamke.

Un lettera di precisazioni in cui si dichiara la piena disponibilità ad incontrare i sindacati in sede istituzionale, ma solo per ribadire quanto già detto il 2 settembre, e cioè una situazione che i lavoratori considerano ad alto rischio, ma la  multinazionale no, mentre sulle “decisioni strategiche di medio periodo” si farà il possibile per assumerle e renderle note il più rapidamente possibile.

“Biomateriali e LeMaitre Vascular esprimono il loro rammarico e disappunto per le strumentalizzazioni contenute nel comunicato sindacale dell'1 ottobre 2010 e per le azioni intraprese dai lavoratori, a meno di un mese dall'incontro tenutosi il 2 settembre presso Confindustria, nel quale è stata data ampia informazione su tutti gli aspetti rilevanti dell'attività di Biomateriali e sul  relativo piano industriale”, afferma il manager americano..

“Biomateriali e LeMaitre Vascular, da un lato, non possono che confermare tutto quanto già illustrato in occasione di quell'incontro, tanto a proposito della volontà, allo stato, di proseguire l’attività produttiva nel sito di Brindisi, quanto a proposito delle modalità di assunzione delle decisioni strategiche del gruppo sulla base del complesso delle informazioni finanziarie e industriali provenienti dalle varie società collegate; dall'altro, sottolineano che le azioni intraprese dai lavoratori appaiono particolarmente intempestive, rispetto al processo decisionale di cui sopra”, sottolinea criticamente il rappresentate della corporate.

“Infine, Biomateriali e LeMaitre Vascular ribadiscono l'impegno a fornire tempestive informazioni in ordine alle decisioni strategiche di medio periodo; sottolineano a questo riguardo, che si adopereranno affinché il processo decisionale sia velocizzato, per quanto possibile; manifestano la disponibilità a incontrare le organizzazioni presso le sedi Istituzionali, fermo che, allo stato, in tali sedi non potrà che essere confermato quanto emerso in occasione dell'incontro del 2 settembre 2010”.

Per i sindacati e i lavoratori, invece, “non vi sono prospettive di produzione oltre il 31 dicembre 2010 e loro lo sanno benissimo, ma non vogliono dichiararlo”, si dice. “Oramai hanno preso le decisioni, ma si trincerano dietro dichiarazioni di circostanza tra l'altro ininfluenti visto che la loro quotazione in borsa presuppone un grosso rischio e chi si espone non dovrebbe preoccuparsi”.

“Poi rispetto a quanto dichiarato – dicono i portavoce dei 29 dipendenti di Biomateriali - loro ci hanno prospettato soltanto piani di vendita fino al primo trimestre del 2011 che di fatto corrispondono ai volumi di produzione anomali richiesti per questo ultimo periodo dell'anno. Infine se fosse vero che hanno interesse a restare a Brindisi sarebbero scattati come molle, avrebbero realmente concretizzato le false proposte di ampliamento della gamma, così come le collaborazioni commerciali con altri competitor per nuovi dispositivi. Invece – accusano i lavoratori - si è richiesto di tenere i toni più bassi possibili e produrre per rimpinguare i magazzini”.

Il pesante sospetto è che “nel frattempo realizzano a Burlington presso la sede centrale laboratori identici dopo aver clonato quelli locali e dopo aver acquisito le procedure di produzione uniche a livello europeo, e fonte primaria dell'acquisizione societaria”. Allora cosa chiedono alle istituzioni locali i dipendenti di Biomateriali? “La domanda da fare è come è possibile che nel 1989 si è realizzata un'azienda così avanzata tecnologicamente,  all'avanguardia nella realizzazione delle protesi vascolari, unica al mondo, certificata dalle organizzazioni della salute italiana, europea ed americana con tutte le certificazioni necessarie, con l'intera catena di produzione dal filo sintetico al confezionamento della protesi, e adesso tutto ciò rischia di essere annientato soltanto per logiche finanziarie, abbandonando 29 professionalità di alto livello ad un destino atroce”.

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