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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Borsci, prime indiscrezioni: l’assemblea dei creditori avrebbe respinto il concordato

TARANTO – Elisir San Marzano: non c’è l’ufficialità. Dai dirigenti Telcom nessuna conferma: “Aspettiamo notizie”. Un silenzio che lascia presagire, quanto già si vociferava alla vigilia della scadenza dei termini (venerdì scorso) per il pronunciamento dei creditori sulla proposta di acquisto del Gruppo Casale. Ovvero: l’assemblea avrebbe respinto il concordato. Queste le prime voci, di fatto indiscrezioni in attesa che le fonti ufficiali rendano pubblico il verdetto. Se così fosse, sarebbe tutto da ridisegnare il futuro della Borsci. E tra non poche incognite.

TARANTO –  Elisir San Marzano: non c’è l’ufficialità. Dai dirigenti Telcom nessuna conferma: “Aspettiamo notizie”. Un silenzio che lascia presagire, quanto già si vociferava alla vigilia della scadenza dei termini (venerdì scorso) per il pronunciamento dei creditori sulla proposta di acquisto del Gruppo Casale. Ovvero: l’assemblea avrebbe respinto il concordato. Queste le prime voci, di fatto indiscrezioni in attesa che le fonti ufficiali rendano pubblico il verdetto.  Se così fosse, sarebbe tutto da ridisegnare il futuro della Borsci. E tra non poche incognite.

Il Commissario giudiziale, il dottor Antonio Pastore, attende di ricevere comunicazioni ufficiali dalla Cancelleria del Tribunale. Ma presso la sede Telcom, in via della Stazione, a Ostuni, si starebbero già studiando le prossime mosse. In gioco e in bilico, dunque, una proposta da 5 milioni e 200 mila euro: quella che ha consentito al gruppo societario guidato dall’imprenditore ostunese di assumere la guida dello stabilimento e di riavviare, salvaguardando i 26 posti di lavoro, la produzione e la commercializzazione dello storico “elisir”.

L’intesa raggiunta nel maggio scorso tra Raffale Casale e Egidio Borsci (liquidatore della Ilbi) puntava a garantire la copertura totale dei crediti privilegiati (come quello di Equitalia che vanta somme per circa 700mila euro) ed un rimborso del 10% per gli altri. Lo stesso Casale si era impegnato peraltro con le parti sociali a non delocalizzare l’attività di produzione.

Se l’affare dovesse saltare, le conseguenze, anche sul piano finanziario ed organizzativo, sarebbero per nulla trascurabili: ad oggi l’imprenditore ostunese avrebbe investito, nel rilancio della fabbrica, 400.000 euro, rimettendo in moto gli impianti e la rete commerciale. Anche qualora il concordato dovesse saltare, lo stabilimento resterebbe sotto la sua gestione per un altro anno e mezzo, sulla scorta del contratto d’affitto siglato nella scorsa primavera.

Potrebbero aver inciso, dunque, in maniera pesanti sulla volontà dei creditori,  le indiscrezioni in merito a una presunta offerta da sei milioni di euro (sostanzialmente il doppio di quella già avanzata nel novembre del 2009) da parte del Gruppo Togni, il cui interessamento all’acquisto non è mai stato sino ad oggi formalizzato. Ma della partita potrebbe essere anche la distilleria calabrese “Caffo”, produttrice del “Vecchio amaro del Capo”, che viceversa nelle scorse settimane, per mezzo di un comunicata stampa, si era dichiarata interessata a rilevare la Borsci e pronta a una eventuale trattativa.

Gia’ nel marzo 2009, Caffo aveva dato ad Egidio Borsci la disponibilità ad un’eventuale collaborazione, commerciale o mirata a rilevare i marchi e l’intero complesso aziendale, evitando così il fermo della produzione che purtroppo poi si è verificato. Il gruppo Caffo opera da circa un secolo nel mondo degli alcolici. Il marchio più affermato è quello del liquore d’erbe di Calabria ”Vecchio Amaro del Capo”.

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