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Brindisi, la crisi: la sfida della Camusso

BRINDISI - Un tuffo nell'economia locale, ma non solo. Le prospettive di sviluppo, i 'no' che bisogna opporre alle piccole grandi egemonie che aggravano la crisi, lo sbarramento netto alle infiltrazioni mafiose. Ne ha parlato oggi a Brindisi il segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso.

BRINDISI - Un tuffo nell'economia locale, ma non solo. Le prospettive di sviluppo, i 'no' che bisogna opporre alle piccole grandi egemonie che aggravano la crisi, lo sbarramento netto alle infiltrazioni mafiose. Se n'è parlato stamani, presso il Multicinema Andromeda, nel corso di un convegno della Cgil cui ha partecipato il segretario nazionale del sindacato, Susanna Camusso. Ha aperto i lavori dell'incontro sul lavoro, intitolato "Un patto solidale per Brindisi" il segretario generale della Camera del Lavoro di Brindisi, Michela Almiento che in intervento durato più di un'ora ha affrontato tutte le tematiche fondamentali che riguardano il territorio e l'occupazione, presentando la cosiddetta piattaforma, ossia la proposta del sindacato.

Ha poi proseguito il sindaco di Brindisi Mimmo Consales che ha illustrato la posizione dell'amministrazione di centrosinistra da lui guidata: i dubbi sul piano industriale di Edipower, la stigmatizzazione dell'atteggiamento del presidente dell'Autorità portuale, Iraklis Haralambidis, che preme per la nomina di un segretario generale che il comitato portuale non condivide. Poi gli incidenti sul lavoro, come quello avvenuto all'interno della Monteco. E la necessità di non disperdere più i finanziamenti pubblici oltre che di semplificare la macchina burocratica i cui meccanismi fanno rischiare a Brindisi la realizzazione di progetti inutili, come il 'binario morto' di Tuturano.

Quindi il parlamentare del Pd, Elisa Mariano che ha affrontato tematiche più ad ampio respiro. Tutti concordi sull'esigenza di guardare oltre la crisi, di combattere la disoccupazione. E sul principio, in materia industriale, che Brindisi non è un deposito di ferraglie. L'ambiente e la salute al primo posto: chi realizza impianti e inquina, poi deve riparare al danno arrecato.

Infine Susanna Camusso. Anche il segretario ha toccato diversi temi, i più importanti per il Paese in tempi duri come forse di rado ce ne sono stati. "La diseguaglianza sul piano del lavoro è fondata sulla precarietà. La precarietà non e' una conseguenza della crisi ma la causa della crisi. E' bene ricordarselo, ora che troppi ricominceranno a dire che bisognerà aumentare flessibilità. sarebbe sbagliato per coloro che lo cercano o che lo hanno perso. Sarebbe riproporre ragioni che hanno determinato la crisi. Bisogna ripensare a un orientamento delle scelte del Paese funzionale al poter fare e alla rappresentanza del lavoro".

Sulla pressione fiscale: "Un Paese normale non dovrebbe discutere dell'Imu. Noi discutiamo dell'Imu non per dire che coloro che hanno una sola casa e un reddito non alto dovrebbero, essere esentanti. Discutiamo del fatto che bisognerebbe restituire l'Imu a chi ha tante proprietà immobiliari. C'è qualcosa che non torna. Siamo nell'errare diabolico: nel 2008 il Paese ha già' fatto questa scelta, alla vigilia della crisi, il Paese restituì l'Imu ai possessori di più case e abbiamo passato il primo anno della crisi a cercare quei soldi che non si trovavano più".

Quindi il lavoro, come principio democratico: "Rimettere al centro il lavoro non e' solo questione di redditi, ma di democrazia. Perché se la gran parte della gente non si sente 'cittadino', si crea un livello di diseguaglianza che riguarda proprio il diritto di cittadinanza. Una crisi può essere sempre foriera di percorsi pericolosi per la democrazia. Tutte le nostre istituzioni dovrebbero avere in mente che non si può continuare a dire che e colpa di quell'altro. Sono rappresentate dalla politica e devono essere case condivise".

La pubblica amministrazione: "Non è vero che ridurre il peso della pubblica amministrazione è fattore di sviluppo. Il tema non è la quantità di lavoratori pubblici, ma la qualità di lavoratori pubblici. Noi dobbiamo rivendicare ogni sei mesi una proroga dei contratti, concessa perché sanno tutti che si bloccherebbero i servizi ai cittadini. Se non parliamo di come funziona la pubblica amministrazione, non parliamo del Paese. Dobbiamo abolire i 60 miliardi di corruzione, puntare sulla trasparenza. Abbiamo inoltre bisogno di parlare di istruzione, i dati sulla disoccupazione giovanile somigliano al periodo bellico. In tanti stanno lasciando il nostro paese per cercare lavoro, non sono solo i cervelli in fuga, ma giovani che come i loro nonni emigrano. L'unica differenza sono le valigie di cartone che non si usano più".

Sulle politiche industriali: "Il settore agricolo è uno dei pochi in cui sta aumentando l'occupazione, ma vogliamo sapere com'è fatta quell'occupazione, perché se è quella dei caporali non va bene. E' quello un settore dove stanno tornando i giovani. Le istituzioni locali e le Regione, invece di dedicarsi alle aperture dei negozi nei giorni di festa, dovrebbero pensare alla distribuzione dei prodotti agricoli nella loro terra. Come viviamo queste nostre città? Il nostro patrimonio culturale e il più ricco al mondo, c'è una grande offerta turistica, se i centri storici non sono degradati, se i musei sono aperti. Il turismo non è fai da te, col sistema 'do le licenze a chi me le chiede'. E' l'organizzazione di un sistema di offerta, basato anche sui trasporti. Le ferrovie hanno fatto uno straordinario investimento con la alta velocità, ma non può fermarsi tra Torino e Salerno. Non possiamo moltiplicare gli aeroporti se poi arrivati in aeroporto non sappiamo dove andare. Non dobbiamo immaginarci il Paese che non c'è ma quello che c'è e che è uno straordinario Paese, anche se non ha il petrolio, i diamanti. Ha il mare, il Mediterraneo, il patrimonio artistico. Prendersi cura del Paese, con il lavoro qualificato, e' una proposta di politica industriale".

Riguardo invece le pensioni: "Visto che abbiamo avuto un Paese che ha scelto di aumentare l'età pensionabile nel momento di massima disoccupazione, la soluzione non è ridurre le pensioni di tutti un'altra volta. Stare in una catena di montaggio, stare in un asilo nido, o dietro una cattedra non sono la stessa cosa. Va considerata la fatica, l'usura. Non si possono fare dei ragionamenti costruiti come hanno costruito la tragedia degli esodati. Bisogna discutere della flessibilità nell'uscita dal lavoro, in relazione con il lavoro che si e' svolto. Una delle cose importanti e' agire sulla leva fiscale, anche per le imprese. Purché agiscano sull'occupazione. Quando ascoltiamo le aziende in crisi abbiamo una cupa disperazione, perché non sappiamo più che risposte dare. Un grande sindacato confederale non può rassegnarsi alla disperazione. Il nostro Paese non e' condannato alla marginalità. Se c'è una notizia importante, in questo momento, è sapere che Cgil, Cisl e Uil stanno lavorando per superare una stagione di lunghe divisioni".

 

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