rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Come faccio sparire gli yacht dal porto

BRINDISI – L’ordinanza è del 4 luglio 2011, e racchiude il seme della perdita secca del porto di Brindisi nel nuovo traffico che invece negli anni scorsi aveva registrato buone presenze e buoni fatturati, quello dell’assistenza ai grandi yacht privati e charter, che in termini tecnici è definita yachting. Una disposizione che formalmente è giusta, ma che è anche fuori tempo, e questo l’ha resa un boomerang.

BRINDISI – L’ordinanza è del 4 luglio 2011, e racchiude il seme della perdita secca del porto di Brindisi nel nuovo traffico che invece negli anni scorsi aveva registrato buone presenze e buoni fatturati, quello dell’assistenza ai grandi yacht privati e charter, che in termini tecnici è definita yachting. Una disposizione che formalmente è giusta, ma che è anche fuori tempo, e questo l’ha resa un boomerang.

Fuori tempo perché l’ordinanza, firmata dal nuovo presidente dell’Autorità Portuale, è collegata ad una richiesta di adeguamento della società concessionaria della banchina yacht alle disposizione della normativa internazionale sulla security portuale (Isps Code) emessa non nel corso dell’inverno, non alla fine della scorsa stagione, ma esattamente il 16 giugno 2011.

Considerando che per predisporre i piani di security richiesti ai terminalisti (Port Facility Security Assessment e Port  Facility Security Plan) è necessario qualche mese tra definizione degli elaborati e iter di valutazione e approvazione, la Salento Yachting Terminal non ha potuto più utilizzare le banchine Dogana e Centrale come gli altri anni, ed ha chiesto come soluzione di emergenza l’uso della banchina Carbonifera -Stazione Marittima.

L’Autorità Portuale, in considerazione del fatto che lo yachting “rappresenta per il porto di Brindisi un traffico recente da incentivare, fortemente idoneo a veicolare favorevolmente l’immagine dello stesso scalo marittimo e della città di Brindisi” (così recita l’ordinanza  9/2011), ha dato il proprio consenso all’uso della ex carbonifera. Ma con varie condizioni.

E sono proprio i limiti imposti, oltre al trasferimento alla ex Stazione Marittima, a creare problemi all’operatore: non meno di 48 ore di preavviso per ogni yacht in arrivo, smobilitazione in caso di coincidenza con l’approdo di navi da crociera programmato o meno o di altre navi a discrezione dell’Authority e della Capitaneria.

I risultati della richiesta di Pfsa e di Pfsp al 16 giugno sono stati negativi sia per gli incentivi al traffico che per l’immagine del porto di Brindisi. Perché lo yachting non è fatto di navi di linea con tabelle prefissate di arrivi e partenze, ma spesso di arrivi ritardati dalle condizioni meteo o dalle decisioni dei proprietari o delle società armatrici, o di partenze rinviate dal desiderio di restare qualche giorno in più della pura e semplice sosta tecnica, per conoscere il territorio o fare qualche partita a golf nei resort della provincia di Brindisi.

Brindisi quindi ha perso traffico di yacht, a vantaggio di Bari. Perché a quanto pare l’agente marittimo che ha costruito anno dopo anno questo business per il porto di Brindisi, che è l’attuale assessore comunale al Turismo, Teo Titi, avendo degli obblighi commerciali con i clienti (broker e charter di primo livello) ha dovuto trovare ob torto collo una tappa alternativa in un porto dove gli è stata garantita assistenza e la certezza dell’uso della banchina, quello del capoluogo di regione.

Va rilevato, che oltre al danno di immagine e commerciale in generale, c’è quello ai fornitori delle cambuse delle grandi barche da crociera, ai servizi di bunkeraggio e di assistenza tecnica, le occasioni perdute per continuare a prolungare i tempi di sosta a Brindisi a fini turistici. Una cifra? Tra i 20 e 30mila euro persi per ogni grande barca dirottata altrove.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Come faccio sparire gli yacht dal porto

BrindisiReport è in caricamento