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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Compostaggio in area Eni: tutti i dubbi sulla convenienza dell'operazione

Le uniche aree ufficialmente bonificate all'interno del perimetro dello stabilimento petrolchimico di Brindisi sono quelle ex Evc, come certifica una determina del dirigente del servizio interessato, datata 30 settembre 2010, e quella dove si trova la centrale a turbogas di Enipower

BRINDISI – Le uniche aree ufficialmente bonificate all’interno del perimetro dello stabilimento petrolchimico di Brindisi sono quelle ex Evc, come certifica una determina del dirigente del servizio interessato della Provincia, datata 30 settembre 2010, e quella dove si trova la centrale a turbogas di Enipower.  Al primo intervento provvide Italgest Energia Spa, che doveva realizzarvi un grande impianto fotovoltaico (operazione poi sospesa), rimuovendo 868 metri cubi di terreno inquinato. Il secondo fu attuato da Eni. Non risulta che l’area di poco meno di tre ettari - confinante con quella Ex Evc - che Sindyal, società del gruppo Eni, è disposta a cedere al Comune di Brindisi per la realizzazione di un impianto di compostaggio sia stata invece bonificata e riconsegnata agli usi legittimi, a meno che non si tratti di una frazione dei terreni già liberi.

Ma il passaggio della lettera di intenti di Sindyal in cui viene sottolineato come, in caso di accordo tra la società Eni ed il Comune di Brindisi, quest’ultimo debba subentrare alla stessa Sindyal nelle attività di bonifica in corso, e la stesso documento conclusivo della seduta consiliare di martedì, attestano che l’area è da bonificare. Quindi, come fa il Comune di Brindisi a presentare alla Regione per la Via un progetto di impianto di compostaggio se quei tre ettari non sono stati ancora considerati dal Ministero dell’Ambiente bonificati ed utilizzabili? Quanto costerebbe al Comune di Brindisi partecipare alla bonifica di quei terreni? E vi sarebbe anche un coinvolgimento della falda inquinata sottostante?

Nel cerchio, evidenziata l'area indicata per l'impianto di compostaggio-2Ma il consiglio comunale di Brindisi, opposizione astenuta, ha ritenuto conveniente l’operazione il cui prezzo non verrebbe determinato tanto dal costo a metro quadro che Sindyal proporrà al Comune, ma dal costo delle bonifiche stesse e dai tempi tecnici per la realizzazione dell’impianto di compostaggio che risulteranno appesantiti dagli iter previsti dal Ministero dell’Ambiente. Trattandosi di un investimento pubblico, bisogna dimostrare e certificare che l’operazione in quel sito è quella più conveniente sia per i tempi di realizzazione ed entrata in funzione dell’impianto di compostaggio, che per l’entità dell’investimento.

Ma toccherà soprattutto alla Regione Puglia l’ultima parola, visto che il via libera dovrà giungere proprio da Bari: tocca all’assessorato regionale all’Ambiente la gestione della procedura di Valutazione dell’impatto ambientale del progetto, quando il terreno prescelto sarà bonificato e reso disponibile dal Ministero dell’Ambiente (Nella foto, l'area interessata dall'operazione).

E proprio giovedì 11 settembre presso la Direzione generale tutela del territorio dello stesso Ministero dell’Ambiente, fa sapere il senatore del Pd, Salvatore Tomaselli, si terrà una riunione cui parteciperanno la Regione Puglia, il Comune di Brindisi, la Provincia e il Consorzio Asi per decidere come “rendere concretamente disponibile la somma di 25 milioni di euro assegnata dalla Legge di stabilità 2014 per l'attuazione dell'Accordo di programma per la messa in sicurezza e la bonifica dell'area Sin di Brindisi : in particolare, a Comune e Consorzio Asi è richiesto di definire l'elenco degli interventi previsti, il cronoprogramma di attuazione e di spesa, il livello di progettazione disponibile”.  

La norma relativa prevede che sia il Cipe, su proposta del Ministero dell'ambiente, “a provvedere – dice Tomaselli - a tale assegnazione di risorse a valere, per l'anno 2014, sul Fondo sviluppo e coesione, previa istruttoria congiunta con il Dipartimento sviluppo e coesione e il Ministero dell'economia e delle finanze. Si tratta ora di imprimere una accelerazione definitiva ai rapporti già intercorsi nei mesi scorsi tra le istituzioni locali interessate e lo stesso Ministero dell'ambiente, per poter al più presto cantierizzare le non più rinviabili attività di bonifica nell'area Sin di Brindisi”.

Tomaselli si dice convinto che “che tali fondi vadano concentrati per davvero verso le opere urgenti e necessarie per rendere nuovamente disponibile agli usi produttivi la più ampia porzione possibile dell'area industriale della città di Brindisi e, nel contempo, procedere al suo risanamento ambientale: si potrà così finalmente aprire una stagione capace di attrarre investimenti e occasioni di crescita e occupazione, rimuovendo finalmente un così grave ostacolo allo sviluppo, come da tempo giustamente reclamano con forza e all'unisono le forze sociali e le istituzioni locali”.

Se qualcuno ha in mente di destinare parte di questi fondi alla bonifica dell’area al centro della progettata transazione con Sindyal, lo dovrà dire giovedì in sede ministeriale. In ogni caso, bisogna anche comprendere cosa pensa la Regione Puglia dell’operazione, considerando le incertezze che gravano sull’individuazione dei siti per il compostaggio nel Brindisino, come dimostrano anche le polemiche che investono l’amministrazione comunale di Carovigno.

Infine, una nota storico-politica: il 23 dicembre del 1999, in piena polemica sulla vicenda della partenza da Brindisi di Evc, che vi produceva il cloruro di vinile monomero, l’allora presidente della Regione Puglia, Salvatore Distaso, scriveva ai ministeri dell’Ambiente e dell’Industria chiedendo l'attuazione degli ''impegni assunti a Roma per la riconversione dell'impianto brindisino'' dell'Evc ''nella produzione di energia elettrica da rifiuti''. Distaso, nella veste di commissario delegato all' emergenza rifiuti nel territorio pugliese, sottolineava ''l'ampio consenso sulla proposta, confermato dai rappresentanti degli enti locali, delle organizzazioni sindacali e delle imprese interessate''. Ci ha provato poi, come già detto, e senza successo, Italgest a produrre energia fotovoltaica dopo aver bonificato l’area. Ora tocca al Comune di Brindisi, in un terreno confinante.

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