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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Crisi e pressioni all'ombra della centrale

BRINDISI - Nel caso assai nebuloso del futuro della centrale Edipower di Brindisi Nord, il punto di partenza non possono essere i sette operai in cima ad una torre da oltre 24 ore, con uno di loro stamani colto da malore e soccorso dal 118. No, quello è uno dei tanti punti di arrivo anche se oggi attira l’attenzione dei media.

BRINDISI – C’è un punto di partenza nel circuito perverso in cui si avviluppa sempre più la situazione della centrale Edipower-A2A di Costa Morena, sito produttivo energetico noto anche come “Brindisi Nord” utilizzato quando anche questa centrale era di Enel, nata venti anni prima di quella di Cerano, “Brindisi Sud”.  E il punto di partenza non possono essere i sette operai in cima ad una torre da oltre 24 ore, con uno di loro stamani colto da malore e soccorso dal 118. No, quello è uno dei tanti punti di arrivo anche se oggi attira l’attenzione dei media, con un opportuno filtraggio sindacale.

Il punto di partenza vero lo indica il comunicato di ieri dell’azienda, che riproduciamo integralmente: “Come altre centrali termoelettriche in Italia, anche quella Edipower di Brindisi, in questo periodo, ha fatto registrare un numero di ore di funzionamento molto ridotto, a causa della bassa competitività dell’impianto produttivo. La centrale, infatti, ha funzionato a fasi alterne da agosto a dicembre 2012 e, conseguentemente, anche l’indotto ha risentito di queste condizioni limitate di esercizio. In questo periodo A2A, in coerenza con quanto anticipato alle istituzioni locali, sta elaborando il progetto che verrà sottoposto alle autorizzazioni secondo l’iter normativo in vigore”.

Quindi, c’è un’azienda (una grande utility con vari settori di interesse, incluso quello del trattamento dei rifiuti) che considera l’impianto di Brindisi Nord tutt’altro che competitivo, che dovrebbe investire centinaia di milioni di euro per poter andare sul mercato quotidiano dell’energia almeno ad armi pari rispetto alle società concorrenti, e che dovrebbe farlo in un Sito di interesse nazionale per l’alto livello di inquinamento, circostanza che appesantisce di molto l’onere degli interventi. Chi crede, dopo sei anni di rinvii del piano di revamping prima da parte di Edison, molto più recentemente di A2A, che questa centrale possa avere un futuro? Cosa si può dire ai 24 dipendenti di Sogesa, e ai sette (ora sei) di loro arrampicati sulla torre che non sia una vacua promessa?

Sogesa, amministrata da un imprenditore del ramo delle pulizie industriali, Rosario Mazzarella, con una Ferrari 458 Scuderia Italia in garage almeno sino a qualche mese fa, ha fatto già altre volte ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Andiamo a memoria per ricordare le altre crisi: novembre 2009, e l’altra recentissima del settembre 2012, quando su uno dei camini della centrale di Costa Morena ci salirono in due, per fare pressing e salvare il salario. Quante volte dovranno tornarci su, in cima alla centrale, gli operai di Sogesa? E quali erano, e che punto sono ora, gli accordi, il contratto, tra A2A e Mazzarella?

“Bassa competitività” è una valutazione allarmante, che non può passare in secondo piano rispetto alla notizia della protesta dei lavoratori a 40 metri da terra, perché ne è la ragione principale. Tutto è precario a Brindisi Nord, e gli operai non possono essere più usati come grimaldelli per tirare a campare ancora per un po’. Bisogna fare il passo chiesto da una buona parte delle forze politiche, almeno a parole (i comportamenti coerenti non sono un punto di forza della politica brindisina): la centrale Edipower va chiusa, il sito bonificato e messo a disposizione di altri usi produttivi?

Preliminarmente, la città, le sue istituzioni, i sindacati, dovrebbero allora trattare e ottenere un piano progressivo di riassorbimento dei lavoratori presso Enel o altri insediamenti: in fon do è ciò che ha sempre detto negli ultimi anni anche il Cobas Lavoro Privato, controcorrente rispetto ai tre sindacati confederali che chiedono il rilancio di Brindisi Nord, irrealistico da ogni punto di vista secondo molti osservatori. Altrimenti meglio piazzare un rifugio in cima alle torri e ai camini della vecchia termoelettrica, perché continueranno a salirci spesso.

A meno che il piano di Edipower-A2A non punti a cambiare radicalmente la destinazione industriale dell’impianto. Solitamente questi progetti a Brindisi vengono messi sul tavolo quando la situazione sindacale è rovente, e la pressione per la difesa del posto di lavoro è al massimo. Si vedrà se anche questa volta sarà così. Certo non si può accettare che a Costa Morena Ovest si continui ad utilizzare il sistema delle navi come carbonili galleggianti (A2A non parla più del progetto del carbonile coperto), né questo sistema sarà mai utile a migliorare la competitività della produzione della vicina centrale, semmai fa da zavorra. Il problema è che dall’alto della torre della protesta non si vede all’orizzonte ancora nulla, e che qualcuno deve fare in modo di accorciare l’attesa anche se sui tempi della stessa influiscono la situazione di A2A e la crisi dell’economia italiana.

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