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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Dal Cetma appello ad Emiliano: “Senza fondi la ricerca muore”

Il centro di Brindisi, nato nel '94, ha un organico di 90 unità. La Cgil: "Il finanziamento pubblico è fondamentale precondizione per l'attivazione di flussi di innovazione nel settore privato, data l'elevata rischiosità di questa tipologia di investimenti"

BRINDISI – “Senza fondi la ricerca è in affanno, rischia di rimanere senza ossigeno e per questo è destinata a morire”: l’appello parte dal Cetma di Brindisi per arrivare anche alla Regione Puglia e al suo governatore, Michele Emiliano, con il quale i rappresentanti sindacali della Cgil avrebbero voluto avere un confronto vis à vis in occasione dell’appuntamento che su è svolto a Taranto nei giorni scorsi.

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Emiliano però ha lasciato i lavori proprio mentre i portavoce del Cetma, il centro ricerca nato nel 94 da un progetto dell’Enea, stavano prendendo la parola. Impegni istituzionali già assunti, per cui è stato impossibile restare. A maggior ragione la Cgil torna a invitare il numero uno della Puglia ad ascoltare la voce dei ricercatori e del personale che costituisce l’organico del centro oggi arrivato a novanta unità. In rappresentanza di tutti, a Taranto in occasione dell’assemblea regionale della Cgil, ha preso la parola Sarah De Cristofaro,  ricercatrice del Centro di Ricerca Europeo di Tecnologie, Design e Materiali con sede a Brindisi, organismo di diritto privato no profit che in quanto tale, reinveste tutti gli utili nello svolgimento di attività di ricerca, trasferimento tecnologico e diffusione della conoscenza con particolare attenzione alle piccole e medie imprese del Mezzogiorno.  “Il Cetma è uno fra i più grandi centri di ricerca privati in Italia non collegati a una grande impresa e come  Organismo di Ricerca privato, non gode di un finanziamento pubblico”, ha ricordato De Cristofaro. “Le attività del Cetma dipendono da progetti di ricerca indipendente per i quali il centro intercetta finanziamenti partecipando a bandi regionali, nazionali e comunitari, coinvolgendo imprese del territorio; prestazioni erogate a terzi in forma di contratti di ricerca o altri servizi di innovazione di prodotto o processo e progetti di formazione a favore di terzi finanziati attraverso bandi regionali e nazionali”.

“Condizione fondamentale per favorire la capacità alle imprese pugliesi di fare rete con il mondo della Ricerca ed incentivarle ad investire su un settore a così alto rischio, è la presenza di risorse finanziarie derivanti da fonti regionali, nazionali e comunitarie. È necessario che tali finanziamenti siano efficaci, veloci e ben gestiti affinché si possano configurare realmente da supporto a questa progettualità di sviluppo”, ha detto la ricercatrice.

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La politica economica del Governo è ancora condizionata da forti vincoli di bilancio, per cui sono praticamente assenti gli investimenti nazionali in settori come la Ricerca e l’Innovazione. Gli unici fondi disponibili in questo senso sono di derivazione comunitaria come ad esempio i fondi strutturali, i quali peraltro sono soggetti comunque a distrazioni verso finalità diverse dalla Ricerca e Innovazione. “Un esempio è la significativa riduzione del Pon Ricerca e Innovazione gestito dal Miur, rispetto al passato Pon Rec 2007-2013. A fronte di un raddoppio delle Regioni ammissibili, le risorse disponibili sono 1/5 rispetto a quelle a disposizione per l’ultima programmazione”, ha ricordato nel corso del suo intervento a Taranto. Non solo. “Allo stesso tempo si registra su tutti i programmi di agevolazione per le imprese nel settore della Ricerca e Sviluppo una lentezza cronica nell’attivazione e nell’espletamento delle procedure previste per il completamento delle pratiche burocratiche, causando paurosi ritardi nelle erogazioni dei rimborsi economici e conseguenti ripercussioni finanziarie non sempre sostenibili dalle Pmi e dagli Organismi di Ricerca a diritto privato”.

A corredo di quanto evidenziato, la Cgil ha snocciolato i dati pubblicati dal Portale Open Coesione: “Al 31 agosto 2016 il totale dei pagamenti, pari a 1.176.485.552,57 euro, risulta essere meno della metà del totale dell’importo impegnato che ha raggiunto i 2.832.786.959,74 euro”. Ci sono, quindi, conseguenze negative sotto forma di danni per la finanza pubblica nazionale, e soprattutto per il Mezzogiorno, con il probabile rischio di un disimpegno automatico da parte dell’Unione Europea delle risorse non certificate entro il 31 marzo 2017. “Si stanno causando perdite insostenibili per i soggetti beneficiari, i quali hanno ovviamente già sostenuto le spese relative entro dicembre 2015”, ha detto Sarah De Cristofaro.

“Affinché una realtà consolidata come il Cetma possa continuare a svolgere un ruolo da protagonista nel mondo della Ricerca, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico a livello regionale, nazionale ed internazionale, si ritiene necessaria l’adozione di strumenti per il riconoscimento giuridico degli Organismi di Ricerca di diritto privato, operanti nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, arrivando, per esempio, all’approvazione di una legge per lo sviluppo e il potenziamento degli stessi”.

“Allo stesso tempo è necessaria una radicale revisione dei meccanismi di finanziamento della ricerca scientifica, al fine di attivare un percorso virtuoso di aumento dei flussi di innovazione, aumento della produttività del lavoro, aumento del tasso di crescita”. La Cgil attende una risposta per il futuro della ricerca.

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