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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Gli americani smontano Biomateriali, nata con soldi pubblici, e se la portano a Boston

BRINDISI – Ben impacchettata con efficienza tedesca dall’impresa incaricata dall’americana LeMaitre Vascular, se ne va a pezzi verso Boston il cuore di una delle società più importanti in Europa nel settore delle protesi aortiche, la Biomateriali di Brindisi. E se ne va nel silenzio assordante delle istituzioni locali in tutt’altre occupazioni prese, a partire dalla Bit di Milano con inutili micro - offerte territoriali, o smarrite nel polverone senza senso sollevato attorno al settore dell’energia fotovoltaica (e perché non di quella eolica?) con l’introduzione di una parola magica (mafia), infiniti danni adducendo alle imprese senza aver saputo per tempo parare quelli al territorio pur disponendo di polizie locali e contabilità dei progetti in arrivo a pioggia. Ma gli americani sono americani, e un dito fuori dal polverone hanno lavorato con efficienza per portare a termine l’annunciato - con sapiente ritardo – obiettivo di smobilitazione.

BRINDISI – Ben impacchettata con efficienza tedesca dall’impresa incaricata dall’americana LeMaitre Vascular, se ne va a pezzi verso Boston il cuore di una delle società più importanti in Europa nel settore delle protesi aortiche, la Biomateriali di Brindisi. E se ne va nel silenzio assordante delle istituzioni locali in tutt’altre occupazioni prese, a partire dalla Bit di Milano con inutili micro - offerte territoriali, o smarrite nel polverone senza senso sollevato attorno al settore dell’energia fotovoltaica (e perché non di quella eolica?) con l’introduzione di una parola magica (mafia), infiniti danni adducendo alle imprese senza aver saputo per tempo parare quelli al territorio pur disponendo di polizie locali e contabilità dei progetti in arrivo a pioggia. Ma gli americani sono americani, e un dito fuori dal polverone hanno lavorato con efficienza per portare a termine l’annunciato - con sapiente ritardo – obiettivo di smobilitazione.

Perché, alla fine e dopo mesi di agitazione dei 29 dipendenti della società, la partita cominciata nel 2007 con l’acquisito da Invesco di questa piccola ma strategica impresa si era giunti al seguente punto: Le Maitre Vascular avrebbe abbandonato Biomateriali dopo averla ben spremuta, acquisendone tecnologie e mercato, e portandosi in Massachusetts anche la macchina per fabbricare le arterie sintetiche e i telai per preparare il materiale brevettato col marchio Albograft. Ma lasciando in Cittadella della Ricerca, che era la sede di Biomateriali, gli asset non strategici (camere sterili e sistema informatico) e le certificazioni di qualità guadagnate sul campo, inclusa quella della Food and Drugs Administration Usa. Per i 29, preziosi tecnici tutti laureati, un anno di cassa integrazione a partire dall’1 gennaio 2011. Poi si vedrà.

Ma nel frattempo, fu stabilito tra sindacati, Provincia di Brindisi, Regione Puglia e Confindustria, sarebbe stato attivato un tavolo tecnico-istituzionale per favorire un subentro in Biomateriali, tale da non disperdere l’altra professionalità e i know how dei dipendenti, e da avviare processi di innovazione e riconversione sempre in campo biomedico. Infatti LeMaitre Vascular aveva solo intenzione di sfruttare e poi eliminare una concorrente, ed aveva rinunciato ad un Pacchetto integrato di agevolazione (Pia) col Miur per la ricerca su un dispositivo di incremento della resistenza delle protesi, accontentandosi di assorbire il mercato (importante) assicurato dal brevetto e dal marchio Albograft vecchi di più di dieci anni anche se ancora competitivi. Tentare di fermare gli americani sarebbe stato inutile.

Ma questa governance a tre del salvataggio di Biomateriali (cui la LeMaitre ha acconsentito purché non ne nasca una concorrente diretta), non è mai decollata. La Provincia avrebbe garantito al nuovo soggetto imprenditoriale l’uso agevolato della sede in Cittadella della Ricerca, di cui è socia di maggioranza; la Regione avrebbe offerto l’accesso ad un cofinanziamento adeguato; il compito di cercare una società interessata era stato assegnato a Confindustria Brindisi.

Emiliano Giannoccaro della Femca Cisl riepiloga gli scenari, ma non può dire molto di ciò che è stato fatto perché, al di là delle parole, di fatti non se ne sono visti. Una opzione della prima ora (di Polymekon, sembra) è fallita perché la stessa potenziale proponente ha chiuso. Quella del passaggio delle 29 professionalità a Sanofi Aventis, tanto per fare nomi, da qualcuno ventilata era ed è rimasta una ipotesi che però non riattiverebbe Biomateriali. Le bandiere lasciate dai sindacati a presidio della sede dove è in atto il trasloco sono lacere o abbattute dagli indaffarati operai tedeschi. Un brutto segno.

Dove siano finiti lo sdegno e l’aggressività messi in campo per il caso Alenia non si sa. E allora via libera allo smontaggio di Biomateriali, nata nel 1989 con i fondi della legge 64 per il Sud nell’ambito di una operazione condotta da Snia e Sorin dell’ex gruppo Fiat. Il trasferimento a Brindisi, l’assunzione dei dipendenti, tutti meridionali, la conquista del mercato sino a fare paura a giapponesi, tedeschi, inglesi, e – a quanto pare – anche agli americani. Poi la cessione al gruppo Invesco, e da questi, nel 2007, la consegna della società nata con i fondi dello Stato italiano alla LeMaitre Vascular.

Emiliano Giannoccaro non è rassegnato, ma con questi chiari di luna non si può essere ottimisti. Brindisi è all’ultimo posto nell’agenda della Regione, se si deve giudicare dalla lunghissima e perdurante attesa per la nomina e l’insediamento di un organismo dirigente al Consorzio Asi, e per una soluzione adeguata all’Autorità portuale. Ma è anche vero che la Regione Puglia non può sostituirsi alla politica locale che, come direbbe l’Alfonso Capone di Robert De Niro, tante volte è tutta “chiacchiere e distintivo”.

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