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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Grimaldi e il porto, Ingegneria aerospaziale a rischio: si decide altrove, Brindisi subisce

Ci sono questioni che hanno uno stretto legame con lo sviluppo e il futuro di Brindisi e per le quali si rischia ancora una volta di assistere a scelte maturate altrove con la connivenza e/o nel disinteresse di attori politici e amministrativi locali

Ci sono questioni che hanno uno stretto legame con lo sviluppo e il futuro di Brindisi e per le quali si rischia ancora una volta di assistere a scelte maturate altrove con la connivenza e/o nel disinteresse di attori politici e amministrativi locali, atteggiamento che li fa diventare irresponsabili. Da tempo manca un coordinamento istituzionale, sociale e culturale, capace di sollecitare dibattito pubblico costruttivo e trasparente. Si preferisce litigare e contrapporsi sempre e comunque invece di confrontarsi, e a ciò la società civile brindisina assiste con quella "sconcertante rassegnazione collettiva" descritta dall'ultimo rapporto Censis.

Due questioni su cui ci sarebbe bisogno, invece, di discussione e di iniziative coraggiose sono il porto e la richiesta avanzata dall'armatore Grimaldi per una concessione ventennale del terminal traghetti, e la ipotesi del Politecnico di Bari di realizzare a Taranto una facoltà di Ingegneria aerospaziale.

Il porto di Brindisi.    Su questa materia non sono mai mancati convegni e occasioni di dibattito ma non hanno prodotto unità, convergenze. Pregiudizi, furbizie, interessi lontani e contrastanti con le reali potenzialità del porto, hanno avuto la meglio su una progettualità condivisa, sulla esigenza di agire come città-porto e come comunità del porto.

L'Autorità Portuale di Brindisi si è caratterizzata in questi vent'anni per la sua incompetenza, come mera stazione appaltante di opere da affidare a progettisti non brindisini e non per realizzarle, ma per dispensare incarichi, per sistemare personale e per viaggiare in giro per il mondo. Mentre avveniva questo, i sistemi portuali italiano, europeo, mediterraneo, si riorganizzavano, realizzavano opere utili a intercettare i nuovi traffici per arrivare preparati all'appuntamento delle nuove sfide della logistica e della portualità.

Brindisi ha perso occasioni decisive per il futuro del suo porto. Non una programmazione, ma solo un vivere alla giornata e in maniera subalterna ad interessi che volta per volta si sono presentati a Brindisi e poi svaniti nel nulla; una gestione che all'appuntamento della riforma delle autorità portuali ha fatto arrivare il porto di Brindisi privo di traffici e con il solito elenco di opere a farsi.

Il porto e l'Autorità Portuale di Brindisi vivono innanzitutto dei traffici e delle entrate alimentati dalla movimentazione dei combustibili liquidi e solidi. Il 90% delle entrate nel bilancio sono garantite dall'Enel! Ci si è mai chiesti che cosa sarebbe il porto di Brindisi senza i traffici dei combustibili e senza le entrate dell'Enel? Quanto può durare questa situazione? Non si programma certamente accettando sempre ciò che viene da fuori e senza avere una adeguata progettualità con la quale valutare le eventuali proposte di utilizzo del porto.

L'area richiesta in concessione da Grimaldi-2È il caso della Grimaldi. La richiesta di concessione ventennale dell'area più importante, più infrastrutturata, va discussa e ponderata rifuggendo dalla solita contrapposizione acritica e pregiudiziale. Sarebbe opportuno un dibattito pubblico e trasparente per valutare le conseguenze di una scelta del genere. Un dibattito in grado di rispondere ad alcune domande.

La scelta di dare la gestione del porto traghetti ad un privato, chiunque sia, piuttosto che lasciarla pubblica, è condivisa dal Comune, da quello che è rimasto della Provincia, dalla Regione? Una concessione data ad un armatore porta benefici al porto? Quali? Non dando la concessione si rischia di perdere traffico o di non acquisirlo? Ci può' essere il rischio di limitare nel futuro l'arrivo di altri armatori? (A destra, l'area richiesta in concessione a Grimaldi)

E perché molti operatori pensano che una concessione con le caratteristiche richieste non sia un bene? Esistono altre banchine o altre stazioni marittime da lasciare all'uso pubblico per il traffico traghetti? La procedura in corso e la eventuale decisione di concedere a Grimaldi l'unica area pubblica infrastrutturata e con servizi, è proprio coerente con la normativa e la finalità della legge istitutiva delle autorità portuali? Sono domande semplici a cui qualcuno ha il dovere di rispondere.

Non si tratta di respingere la richiesta di Grimaldi o di non voler apprezzare le eventuali opportunità che tale richiesta potrebbe determinare.  Si vuole discutere prima di decidere? È possibile che di fronte ad una concessione ventennale non sia previsto, da parte del beneficiario, alcun investimento infrastrutturale? In altri porti questo avviene. Se per Grimaldi il porto di Brindisi è strategico, perché non valutare di mettere a disposizione un'area del porto non ancora infrastrutturata e su cui il privato, facendo propri investimenti, acquisirebbe il diritto alla concessione?

Il porto se ne avvantaggerebbe e non si asservirebbe ad un unico armatore. Ci sarebbero nuove infrastrutture portuali, si determinerebbe maggiore attrattività del porto ad altri mercati e ad altri armatori. Tra l'altro Grimaldi a Barcellona ha già avuto la concessione a queste condizioni.

A parte, inoltre, andrebbe presa in considerazione l'altra operazione in corso tra autorità portuale e consorzio Asi relativamente alla cosiddetta piattaforma logistica, priva di finanziamenti, ma già destinataria, per il suo progetto, di risorse del bilancio dell'Autorità portuale deliberate in maniera confusa e forse inopportuna. Ma di questo si parlerà in un altro intervento. Il Comune di Brindisi è a conoscenza di tutto questo? E se si, quali compatibilità c'è tra la predisposizione del piano urbanistico generale e l'elenco delle opere che l'autorità portuale ha presentato al Ministero delle Infrastrutture?

Facoltà di ingegneria aerospaziale.    È di questi giorni la notizia della decisione del Politecnico di Bari di insediare a Taranto la facoltà di ingegneria aerospaziale. Ma non c'è già a Brindisi la stessa facoltà dell'Università del Salento? Sono compatibili, sono conciliabili due identiche facoltà così impegnative e strategiche nel raggio di pochi chilometri?  Dove si discute? Quale vuol essere il ruolo di Brindisi? Abbiamo rinunciato ad avere facoltà universitarie sul territorio? Il settore aeronautico non ha un ruolo fondamentale a Brindisi?

Si può proporre un coordinamento tra le due università per evitare duplicati e per consolidare, attraverso anche il Politecnico di Bari, la facoltà di ingegneria aerospaziale di Brindisi come unica facoltà della Puglia? Non è campanilismo, è ottimizzazione delle poche risorse esistenti. C'è un disegno da parte delle amministrazioni locali, degli organismi sociali e degli enti, delle imprese per valorizzare almeno questa parte della formazione universitaria che è rimasta ancora a Brindisi? Si può discutere?

Studenti di Ingegneria aerospaziale in visita ad una aziendaE servono a ben poco gli annunci roboanti e poco credibili per il rilancio della Cittadella della Ricerca che è stata prima affossata con la complicità di chi oggi la vorrebbe rilanciare, portata dagli amministratori nominati dall'allora giunta Ferrarese al fallimento e forse anche alla bancarotta. Sarebbe opportuno riconsiderare il ruolo della innovazione, della ricerca, della formazione che la Cittadella e' riuscita ad avere fino a qualche anno fa, prima della sua liquidazione.

Grazie al lavoro e alla lungimiranza degli amministratori e dirigenti di allora si riuscì a gemmare il distretto aeronautico regionale e la localizzazione della facoltà di ingegneria. La valenza e la capacità di quegli amministratori e dirigenti, da tanti riconosciute e valorizzate per i meriti accademici e manageriali, purtroppo ha dovuto fare i conti con la mediocrità e la cecità anche di chi vorrebbe oggi affidare il rilancio della Cittadella ad una società di cui sfuggono le competenze dal momento che ha il compito di vendere il patrimonio della Provincia (sic!).

Mi riprometto di fare la storia della Cittadella della Ricerca avendo, con altri amministratori provinciali, contribuito, 30 anni fa, alla sua realizzazione trasformando un ex ospedale psichiatrico abbandonato in un luogo di ricerca, di innovazione e di formazione. Se, poi, la Provincia è in fase di scioglimento e come tale non potrà né intercettare, né utilizzare i fondi europei di cui ha parlato nella sua proposta di rilancio il presidente Bruno, e dovendo pensare a ben altro, non sarebbe opportuno invece cedere, d'intesa con la Regione, l'intera struttura ai Comuni di Brindisi e di Mesagne, alle università di Bari e di Lecce? Se ne potrebbe fare un vero luogo di ricerca, di innovazione e di alta formazione, a partire dal consolidamento della facoltà di Ingegneria aereospaziale sul territorio brindisino e salentino.

Invece di subire, inermi, scelte che si decidono altrove, di continuare ad essere subalterni ad interessi extraterritoriali, di essere ancora una volta umiliati, non è arrivato il momento per unire tutte le energie umane e intellettuali, il sistema delle istituzioni locali, delle imprese e della formazione, per un sussulto di dignità e di progettualità, di autonomia?

Senza una presa di coscienza collettiva e un'assunzione di responsabilità della società civile, nelle forme del dibattito pubblico e della democrazia, non si riuscirà a sconfiggere la prepotenza e la mediocrità, né a superare la rassegnazione. È l'unico modo per valorizzare sia quello che si è fatto di buono nel passato, sia le potenzialità del territorio, sperando di trattenere così quei pochi giovani che vogliono rimanere e per far ritornare quanti se ne sono già andati ed hanno messo a disposizione di altri luoghi le loro intelligenze e la loro voglia di fare.

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