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Accuse dei sindacati: "A2A lascia Brindisi per investire solo in Sicilia"

Secondo i sindacati del settore elettrico, A2A starebbe abbandonando il campo a Brindisi per concentrare sulla centrale di S. Filippo del Mela, in provincia di Messina, le risorse finanziarie destinate inizialmente alle uniche due termoelettriche Edipower che intende tenere in vita riconvertendole

BRINDISI – Secondo i sindacati del settore elettrico, A2A starebbe abbandonando il campo a Brindisi per concentrare  sulla centrale di S. Filippo del Mela, in provincia di Messina, le risorse finanziarie destinate inizialmente alle uniche due termoelettriche Edipower che intende tenere in vita riconvertendole (secondo quanto comunicato nei giorni scorsi in occasione dell’approvazione dei progetti del bilancio separato e della relazione finanziaria annuale consolidata al 31 dicembre 2014). Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil non hanno dubbi: la responsabilità di ciò è delle amministrazioni, degli enti e delle agenzie locali che a Brindisi hanno detto no al piano industriale per il revamping della centrale di Costa Morena, senza tuttavia aprire con la multiutility, in fase di netta virata verso il settore ambiente, servizi e reti e di taglio della produzione elettrica di almeno 3 gigawatt, una proposta alternativa anche escludendo l’impiego del carbone. Risultato, secondo i sindacati, l’esclusione di qualsiasi futuro per circa 250 lavoratori, tra diretti ed indotto, il cui contratto di solidarietà difensiva – per i soli dipendenti Edipower – scadrà a novembre 2015.

La centrale Edipower-A2A di Brindisi Nord Costa MorenaProvincia, Comune e Consorzio Asi di Brindisi assieme ad Arpa Puglia, secondo i sindacati, avrebbero sostanzialmente fornito ad A2A l’alibi per sganciarsi dagli impegni con questo territorio. Questione tutta da verificare, anche perché in caso di definitiva chiusura della centrale, A2A ha l’obbligo di smantellarla e di bonificare il sito, con un investimento notevole ed un lungo periodo di lavori. Il punto è che nel progetto di modificazione e di assetto della stessa A2A, non è comunque affatto garantito il futuro dell’impianto, alla luce della contrazione del mercato energetico, soprattutto per impianti non convenienti come quello di Brindisi. Qual era la quota di investimento per Brindisi e S. Filippo del Mela? Circa 120 milioni, avevano fatto sapere i sindacati di categoria, mentre altre fonti in Lombardia parlano di 35 milioni di euro per aumentare la flessibilità degli impianti ancora in produzione. Sarebbero bastati, oltre che per gli interventi a S. Filippo del Mela, per costruire il nuovo gruppo a combustione mista carbone – Ecoergite a Brindisi, e lo stesso impianto di produzione del nuovo combustibile da rifiuti?

Ora non resta che attendere l’incontro tra azienda, sindacati e istituzioni che dovrebbe convocare il prefetto Nicola Prete. “La politica del no, a Brindisi ha trascinato le istituzioni in una incomprensibile battaglia contro chi, di fatto, riduce l’impatto ambientale, salvaguarda l’occupazione e contribuisce in modo fattivo, con il proprio piano industriale, alla chiusura del ciclo dei rifiuti”, dicono intanto i sindacati. “Non hanno neppure provato a concordare lo smontaggio dei gruppi di produzione, magari condizionando la scelta industriale ad un uso esclusivo di Css/Ecoergite, ottenuto con i rifiuti indifferenziati dopo una differenziata spinta e abbattere in maniera significativa i costi per i cittadini derivanti dallo smaltimento in discarica dei rifiuti. Chiedere di sostituire il carbone con una implementazione dell’impianto solare già esistente sul tetto delle caldaie Edipower, con ulteriori impianti di solare di nuova generazione. Un accordo di programma, anche, per occupare nel nuovo impianto, i lavoratori dell’indotto e magari, anche, quelli della ex Termomeccanica, con professionalità spinta nelle attività del settore”.

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