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Porti, il ministero lascia libera scelta: ora spera la lobby pro-Taranto

Il Ministero dei Trasporti non cambia linea sulla Puglia: le Autorità di sistema portuale saranno due, Bari e Taranto. A Brindisi però si lascia la scelta di decidere in quale sistema entrare, quello adriatico con Bari, Monopoli, Barletta e Manfredonia, oppure con Taranto

BRINDISI – Il Ministero dei Trasporti non cambia linea sulla Puglia: le Autorità di sistema portuale saranno due, Bari e Taranto. A Brindisi però si lascia la scelta di decidere in quale sistema entrare, quello adriatico con Bari, Monopoli, Barletta e Manfredonia, oppure con Taranto. Inoltre, alla luce del pronunciamento della Corte Costituzionale, il governo porterà il nuovo piano della logistica portuale al vaglio della Conferenza Stato-Regioni. Quindi i territori potranno dire la loro. Resta perciò sospesa quella parte del decreto Madia in cui Brindisi è associata a Bari e agli altri tre porti minori della Puglia adriatica.

Questo l’esito dell’incontro odierno a Roma tra una delegazione brindisina con il sindaco Mimmo Consales e Ivano Russo, consigliere del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio. Una missione, come abbiamo già scritto, che aveva come richiesta principale il ritorno all’authority unica per la Puglia, e come richiesta subordinata, quella dell’autonomia anche del porto di Brindisi. In realtà, il vero piano di questa operazione che non ha basi e ragioni commerciali e logistiche, ma solo politiche, è legare Brindisi a Taranto.

Hanno rivelato il vero scopo di questa rappresentazione prima il senatore verdiniano, Pietro Iurlaro, poi il presidente della Provincia e sindaco di Francavilla Fontana, Maurizio Bruno, anticipando che l’obiettivo è entrare in rete con Taranto. Bruno e Iurlaro, in questa liason trasversale dal Pd al centrodestra, passando per il centro del Ncd, pensano infatti a come mettere in gioco il Centro intermodale di Francavilla Fontana, opera che ha trent’anni ma che non è mai entrata in attività, non certo al futuro del porto di Brindisi (non se ne sono mai occupati).

E a Taranto pensano anche altri attori che sin qui non hanno mai indicato una sola ragione strategicamente valida per allontanare Brindisi dalla sua vocazione di porto adriatico aperto a Balcani e Medio Oriente. Non c’è infatti un briciolo di giustificazione economica nel togliere Brindisi dall’Autorità di sistema dell’Adriatico Meridionale, dove si combatte la battaglia in sede di Unione Europea per portare sino al nostro porto il Corridoio Baltico-Adriatico, per ora fermo a Ravenna. Lo spauracchio dei baresi arraffa tutto è una finzione da politica di periferia. Al contrario, la sinergia tra Bari e Brindisi può garantire alla Puglia importanti primati, e a Brindisi traffici sicuri e finanziamenti. Ad essere declassato non sarebbe il nostro porto, ma forse qualcuno che perderebbe la propria influenza.

Taranto è attualmente un porto in crisi, Bari no. A Taranto sono stati destinati 400 milioni di euro per completare la piastra logistica, riattrezzando il porto per attirare operatori che al momento non ci sono. E’ prevedibile e legittimo che Taranto pensi perciò prima a dare un senso all’investimento stesso, e solo un visionario oggi potrebbe perciò pensare che parte di quelle merci possano arrivare a Brindisi. Ammesso – come abbiamo già scritto in questi giorni – che Taranto riesca a vincere la sfida a recuperare un ruolo nel traffico dei container in Mediterraneo, dove i  cinesi puntano invece su un nuovo porto in Algeria, sul Pireo e su Cipro. E poi vi è la profonda incertezza legata alla crisi di performance della stessa economia cinese.

Il partito trasversale dell’associazione dei porti di Brindisi e Taranto dovrebbe dire a questo punto quale sarebbe la principale missione della nuova authority: rilanciare Taranto, oppure dedicare uguale attenzione a Brindisi? Sono profondamente irritati agenti marittimi e imprese portuali brindisine, che nessuno ha consultato, e si preparano a contestare l’ipotesi Taranto. La storia economica recente, e passata, del porto di Brindisi non ha alcuna relazione con le attività del porto di Taranto, se non il fatto che entrambi ospitano una delle tre basi della Marina Militare. Tra le due città c’è un binario unico che peraltro non consente velocità elevate. I treni merci si dovrebbero alternare con quelli pendolari (già ridotti all’osso da Trenitalia). Non è l’unico problema, forse è addirittura l’ultima delle perplessità, ma è la rappresentazione di una unione forzata, raffazzonata e senza senso commerciale.

Brindisi può permettersi altri passi falsi dopo venti anni di decrescita, e con altre possibili crisi alle porte (chimica, energia)? Bisogna continuare a lasciar fare a politici che sono gli stessi delle altre occasioni perdute? Il ministero aspetta ma una risposta la deve dare prima il governatore Michele Emiliano. Chi deve governare la crescita della regione nei prossimi anni non può lasciare campo libero a quelli che non sono banali campanilismi, ma coaguli di interessi che nulla hanno a che vedere con quelli reali del territorio. In sede di Conferenza Stato-Regioni ci si attende che indichi perciò una scelta. Altrimenti sarà il caos, anche per sua responsabilità.

UN ARTICOLO DE L'ESPRESSO SULLA CONCORRENZA COMMERCIALE TRA PIREO E TARANTO

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