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Il Tar riaffida il termodistruttore di rifiuti pericolosi a Cisa: l'Asi aveva nascosto la verità

BRINDISI – La Cisa di Massafra ottiene in via cautelare dal Tar di Lecce il riaffidamento dell’impianto di termodistruzione di rifiuti speciali pericolosi dell’Asi di Brindisi. Ne ha dato notizia oggi uno degli avvocati che hanno presentato il ricorso per conto dell’azienda, che nel maggio 2010 si era aggiudicata la gara per l’affidamento dell’impianto stesso, al posto del colosso francese Veolia, che nei fatti non era mai subentrata a Termomeccanica. Il ricorso riguardava la decisione dell’Asi di dichiarare decaduto l’affidamento alla Cisa, poiché la stessa non aveva mai firmato il contratto con il Consorzio dell’Area di Sviluppo industriale.

BRINDISI – La Cisa di Massafra ottiene in via cautelare dal Tar di Lecce il riaffidamento dell’impianto di termodistruzione di rifiuti speciali pericolosi dell’Asi di Brindisi. Ne ha dato notizia oggi uno degli avvocati che hanno presentato il ricorso per conto dell’azienda, che nel maggio 2010 si era aggiudicata la gara per l’affidamento dell’impianto stesso, al posto del colosso francese Veolia, che nei fatti non era mai subentrata a Termomeccanica. Il ricorso riguardava la decisione dell’Asi di dichiarare decaduto l’affidamento alla Cisa, poiché la stessa non aveva mai firmato il contratto con il Consorzio dell’Area di Sviluppo industriale.

Ma una ragione per non firmare il contratto c’era, ha osservato l’avvocato Luigi Quinto. Secondo Cisa, l’Asi non aveva mai messo formalmente al corrente l’aggiudicataria della effettiva situazione dell’impianto, ancora sotto sequestro da parte della procura di Brindisi, al centro di una perizia affidata dal magistrato inquirente per stabilire da un lato il contenuto di alcune centinaia di fusti stoccati nell’area del termodistruttore, e dall’altro lo stato dell’impianto e dei sistemi di controllo dello stesso, a partire da quelli relativi all’analisi delle emissioni.

Tutto ciò aveva insinuato una giustificata incertezza nella società aggiudicataria della gara, e la giusta esigenza di conoscere i fatti. Ma solo il 6 maggio, spiega l’avvocato Luigi Quinto, Veolia in seguito al dissequestro dell’impianto e all’ordine del magistrato, ha completato la bonifica del sito, quindi logicamente solo dopo tale epilogo Cisa avrebbe potuto firmare il contratto nella piena certezza della disponibilità dell’impianto stesso. La decadenza dall’affidamento perciò era illegittima. Per ora il Tar di Lecce ha accolto la sospensiva richiesta dagli avvocati Pietro e Luigi Quinto. Quest’ultimo si augura che resti aperto ora “uno spiraglio per i lavoratori in cassa integrazione di prossima scadenza, i quali potranno essere assorbiti a stretto giro dalla ditta aggiudicataria, sempre che il Consorzio non perseveri nell’atteggiamento ostruzionistico finora tenuto e censurato dai giudici leccesi”.

I dipendenti diretti dell’impianto di termodistruzione dei rifiuti pericolosi, uno dei pochi in Italia, erano inizialmente 30. Cinque o sei nei mesi scorsi hanno trovato impiego presso altre aziende (una di queste è Sfir). Cisa è disposta a rilevarli tutti come da condizione prevista dal bando.

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