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Ilva presidiata, indagato pure Stefàno

TARANTO – “Questi giorni di mancato lavoro vi saranno retribuiti. Vi assicuro che la proprietà non vuole chiudere definitivamente lo stabilimento di Taranto ma vogliamo andare avanti”. Sono le parole del direttore dello stabilimento Ilva Adolfo Buffo che stamani ha parlato ai lavoratori che stanno presidiando all'esterno e all'interno la direzione del siderurgico. E’ partito alle 7 di questa mattina lo sciopero indetto dai sindacati Fim, Fiom e Uilm, dopo l’annuncio di chiusura dell’acciaieria più grande d’Europa, in seguito ai provvedimenti di ieri della magistratura: il sequestro dei prodotti finiti e semilavorati con divieto di commercializzarli. Lo sciopero durerà, per adesso, 24 ore. Oltre agli arresti di ieri, spuntano altri due indagati, si tratta del sindaco di Taranto Ippazio Stefano e don Marco Gerardo, il segretario dell'ex arcivescovo di Taranto mons. Benigno Luigi Papa.

TARANTO“Questi giorni di mancato lavoro vi saranno retribuiti. Vi assicuro che la proprietà non vuole chiudere definitivamente lo stabilimento di Taranto ma vogliamo andare avanti”. Sono le parole del direttore dello stabilimento Ilva Adolfo Buffo che stamani ha parlato ai lavoratori che stanno presidiando all'esterno e all'interno la direzione del siderurgico. E’ partito alle 7 di questa mattina lo sciopero indetto dai sindacati Fim, Fiom e Uilm, dopo l’annuncio di chiusura dell’acciaieria più grande d’Europa, in seguito ai provvedimenti di ieri della magistratura: il sequestro dei prodotti finiti e semilavorati con divieto di commercializzarli. Lo sciopero durerà, per adesso, 24 ore. Oltre agli arresti di ieri, spuntano altri due indagati, si tratta del sindaco di Taranto Ippazio Stefàno e don Marco Gerardo, il segretario dell'ex arcivescovo di Taranto mons. Benigno Luigi Papa.

Ieri sera la direzione Ilva, ha contattato telefonicamente centinaia di operai, comunicando di non recarsi a lavoro stamane, dopo aver dichiarato la chiusura dell’area a freddo. Altri metalmeccanici, invece, all’alba di oggi, si sono recati presso le portinerie ma i loro badge erano stati, già da ieri sera, disattivati. Accesso bloccato in azienda senza preavviso per oltre cinquemila unità. Sono scattati così i sit-in di lavoratori dinanzi alle portinerie. E dopo la proclamazione dello sciopero gli uffici della direzione dell'Ilva di Taranto sono stati occupati da alcune centinaia di operai.

Gli operai, dopo aver organizzato un corteo interno al quale hanno partecipato sia quelli impiegati nell'area a caldo sia quelli dell'area a freddo, hanno occupato di fatto tutta la palazzina che ospita la direzione dello stabilimento. Gli operai hanno convinto anche gli impiegati dell’Ufficio personale a lasciare le proprie scrivanie. Una delegazione è riuscita a raggiungere il primo piano della palazzina per parlare con il direttore dello stabilimento. “Non hanno voluto trovare una soluzione, governo e azienda continuano ad usarci - dicono alcuni di loro - e a rimetterci siamo soltanto noi e questa città. Così non può continuare.” Al momento gli operai non sembrerebbero intenzionati a mettere in atto blocchi stradali, anche se attendono l'esito dell'incontro con i vertici dell'azienda. “Cosa accadrà? Non lo sa nessuno - dicono - qui si naviga a vista”.

La nuova bufera sull'Ilva è scattata ieri mattina quando gli uomini della Guardia di Finanza hanno eseguito 3arresti in carcere e 4 ai domiciliari, nell'ambito dell'inchiesta sull'Ilva emessi dal Tribunale di Taranto. Solo avvisi di garanzia per il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante e per il direttore dello stabilimento, Adolfo Buffo. Gli arrestati sono Emilio Riva, 86 anni, il vicepresidente di Riva Group, Fabio Riva, e gli ex dirigenti Ilva Luigi Capogrosso e Girolamo Archinà. Arrestati anche l'ex rettore del Politecnico, Luigi Liberti, l'ex assessore provinciale all'ambiente Michele Conserva e Carmelo Delli Santi, ingegnere. I provvedimenti sono legati anche ad un' inchiesta, parallela a quella per disastro ambientale del luglio scorso che ha portato al sequestro degli impianti dell'area a caldo,denominata “Environment Sold Out”. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere,disastro ambientale e concussione.

Ma oggi arrivano altri nomi, sono almeno altre cinque persone, oltre a quelle indicate nei provvedimenti d’arresto eseguiti ieri, sono indagate nell'inchiesta sull'Ilva. Lo si è appreso da fonti giudiziarie. Tra queste ci sono don Marco Gerardo, il segretario dell'ex arcivescovo di Taranto mons. Benigno Luigi Papa, e il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno. Il primo è indagato per false dichiarazioni al pm, il primo cittadino per omissioni di atti d'ufficio. Indagini sono anche in corso a Bari e a Roma sulle modalità del rilascio (il 4 agosto 2011) all'Ilva della vecchia Aia.

Domani si terrà il consiglio di amministrazione dell'Ilva ed é confermato, sempre per domani, l'incontro tra azienda e sindacati, già programmato per discutere della cassa integrazione annunciata per 1.942 dipendenti, prima della nuova bufera giudiziaria. Per giovedì è fissato un incontro tra governo, sindacati ed enti locali a Palazzo Chigi.

Operai contestano anche i sindacati: “Ci avete svenduto per un panino e una bottiglia d'acqua”. I rappresentanti sindacali di Fim Cisl, Uilm e Fiom dell'Ilva sono stati contestati da un gruppo di operai al termine dell'incontro avuto con i rappresentanti dell'azienda. “Ti ha dato il panino il padrone - hanno urlato un gruppetto di lavoratori appena i rappresentanti sindacali sono scesi nel cortile della direzione per riferire ai circa mille operai presenti i risultati dell'incontro - ci avete svenduto per un panino e una bottiglia d'acqua”. “Una decisione giusta per noi - hanno proseguito i contestatori urlando ‘venduti’ e chiedendo le dimissioni - non l'avete presa. Avete lavorato solo per l'azienda e noi qui a farci il culo”. I rappresentanti dei sindacati sono poi riusciti a spiegare l'esito dell'incontro in un'assemblea all'aperto caratterizzata da una tensione costante.

Intanto, anche 1500 metalmeccanici dello stabilimento Ilva di Genova questa mattina, sono usciti dallo stabilimento siderurgico ligure, dopo una breve assemblea,  e si sono diretti verso l’aeroporto del capoluogo. Il corteo dei lavoratori dell'Ilva ha bloccato anche l’uscita dell’autostrada - casello di Genova Ovest. Bloccate anche le rampe di accesso dai lavoratori e dai mezzi pesanti in corteo.

“Noi stiamo lavorando per risolvere questa situazione, -  ha spiegato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini in merito ad un eventuale decreto - E la soluzione sarà pronta per quando ci incontriamo giovedì. Stiamo lavorando per fare in modo che giovedì la conclusione della riunione sia un provvedimento che consente di superare questa situazione”.

“Certo, il clima è molto delicato. C'è ampia preoccupazione – ha detto il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, in risposta a chi le chiedeva se il governo fosse preoccupato per la vicenda dell'Ilva di Taranto – “Speriamo che la situazione si evolva in senso positivo”. In merito all’ordine pubblico, il ministro ha continuato: “Il rischio c'é ed è anche notevole. La situazione è molto preoccupante perché i posti di lavoro messi in discussione sono tantissimi, non sono solo quelli di Taranto ma riguarda anche l'indotto”.

La Cancellieri ha, inoltre, sottolineato, a proposito dell'incontro di giovedì annunciato dal governo, che la “competenza è dei colleghi. Ho fiducia - ha detto - e spero che vada tutto bene. Teniamo i nervi saldi”. “Chiedo che il governo garantisca gli stipendi ai lavoratori con un anticipo della cassa integrazione per i lavoratori e che anche i vertici dell'inps partecipino alla riunione di giovedì” ha detto stamane il sindaco di Taranto Ippazio Stefano.

Napolitano, situazione complicata – “La situazione è troppo complicata per mandare messaggi”. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, risponde ai cronisti che, a margine dell'inaugurazione di Villa Altieri, gli chiedono un commento sul caso Ilva. Il Capo dello Stato accompagna le parole con un eloquente gesto della mano per sottolineare la delicatezza del momento.

“Abbiamo posto l’Ilva – ha spiegato Vendola - di fronte le proprie responsabilità, anche invadendo competenze che sono esclusive dello Stato: ci siamo occupati di diossine, di benzopirene, di polveri sottili, ci siamo occupati, cioè, della realtà di un inquinamento industriale che si trasforma in cancro, in tumori, in morte. Lo abbiamo fatto, ovviamente, con la cautela di chi intende difendere un sito produttivo a cui è legata tanta parte dell’economia pugliese e nazionale”.

Secondo il presidente della Regione Puglia “oggi, in questo passaggio così drammatico, mentre ci sentiamo vicini agli operai che vivono con angoscia la prospettiva della perdita del proprio posto di lavoro, ci permettiamo di lanciare un appello al Governo: piuttosto che immaginare di attivare conflitti ulteriori tra diversi organi dello Stato, piuttosto che agire una contesa brutale con la magistratura, io penso che sia molto importante, provare a operare in positivo su quel tema che noi abbiamo recepito in una legge che è la valutazione del danno sanitario”.

Anche la Rete della Conoscenza scende in campo sul caso Ilva: “Oggi è un giorno particolare. Le scuole continuano la mobilitazione contro il Ddl Aprea, nel silenzio assordante di un Governo che fa finta di nulla.  Allo stesso tempo – dicono gli studenti - si riapre il dramma dell'Ilva con un nuovo ricatto: la chiusura degli stabilimenti di Taranto ed a cascata tutti gli altri legati ad esso. Un ricatto per il solito gioco, sempre e solo sulla pelle di lavoratori e cittadini, che ormai va in scena da mesi; dopo che l’interesse e la pressione della magistratura sono diventati pericolosi per i dirigenti della più grande industria metallurgica d’Europa. Un gioco che vuol costringere a scegliere tra ambiente e lavoro e dove l’unico vero vincitore è il profitto. Non possiamo sacrificare i nostri diritti, il nostro territorio, la nostra salute, il nostro futuro sull’altare di interessi che ci spolpano fino all’osso per poi abbandonarci”.

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