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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Intervento/ "Consulta tecnica per l'edizilia"

I valori del Pil italiano, secondo le stime pubblicate il 13 marzo dall’Ocse, sono peggiori che nel resto d’Europa e tolgono ogni dubbio sulla situazione di recessione strutturale dell’economia italiana (-0,9%). Nel solo anno 2012, in Italia, le imprese cessate presso le Camere di Commercio sono state 403.923.

I valori del Pil italiano, secondo le stime pubblicate il 13 marzo dall’Ocse, sono peggiori che nel resto d’Europa e tolgono ogni dubbio sulla situazione di recessione strutturale dell’economia italiana (-0,9%). Nel solo anno 2012, in Italia, le imprese cessate presso le Camere di Commercio sono state 403.923, il 17% di questa voragine è rappresentata da imprese del settore dell’Edilizia, ben 66.885 imprese per circa 183 cessazioni giornaliere, inclusa la domenica.

La rilevazione Movimprese del 2012 ci informa che la Puglia è sesta nella graduatoria delle regioni che hanno visto crollare il numero di imprese che operano nel settore edile, ben 3.852 cessazioni tra Bari (1.545), Brindisi(374), Foggia(586), Lecce(995) e Taranto (352). Non v’è dubbio che alcune soluzioni devono essere adottate per supportare le imprese edili in questa fase di recessione e di profondo cambiamento legislativo e fiscale.

Si pensi, ad esempio, alla valutazione di congruità del Durc sancita dall’Avviso Comune del 28 ottobre 2010 e siglato dalle Associazioni di categoria e che impone dal 2013 un rapporto tra il valore dell’appalto ed il costo minimo della manodopera da impiegare, anche nei lavori privati di importo superiore ai 70.000 euro. In tale contesto gli strumenti che anche lo Stato deve adottare non possono che rappresentare una sintesi del sistema di gestione d’impresa: lo Stato deve avvicinarsi all’impresa e dialogare con tutti gli interlocutori per affiancare il management nelle situazioni specifiche, per superare le logiche di antagonismo e per ricompattare gli attori a livello territoriale.

Le note tipologie di “Sportello Unico”o “Sportello Amico” hanno l’utilità, peraltro mai misurate, di raccogliere in un unico momento le attività amministrative e di interfaccia tra l’impresa e la Pubblica Amministrazione ma sono strumenti ancora molto poco efficienti. E ciò si intende anche per i tecnici che spesso sono coinvolti con responsabilità personali non ben definite e mai proporzionate alla vera essenza della prestazione professionale che viene intesa in sostituzione delle inefficienze del sistema.

In tale contesto, nei limiti della propria sfera di competenze, l’organizzazione territoriale Unimpresa Brindisi ritiene opportuno suggerire la costituzione di una Consulta Tecnica per l’Edilizia (Cte) in cui confluiscano, in prima battuta, gli Uffici Tecnici del Comune e della Provincia, l’Inps, l’Inail e la Cassa Edile, Equitalia, Agenzia Entrate, inclusi rappresentanti delle Istituzioni finanziarie che vogliano aderire ed i professionisti incaricati dalle singole imprese.

Nessun organo politico o sindacale, solo tecnici che abbiano la possibilità di definire, in accordo con l’impresa, un percorso di gestione delle specifiche situazioni. In particolare, l’utilità della Consulta si sostanzierebbe nello svolgimento della funzione di raccordo tra tutti gli Enti che hanno interesse per il settore edile, in maniera più ampia di quanto previsto dal Testo Unico per l’Edilizia in merito all’attivazione dello Sportello Unico dell’Edilizia (Sue) che, correttamente, viene sollecitato da alcuni operatori.

La logica di base della Consulta Tecnica per l’Edilizia è mirata a coinvolgere in maniera esaustiva tutti i soggetti che possano prendere decisioni operative per affiancare la corretta gestione dell’impresa edile, in alcuni casi particolari e laddove l’impresa ne richieda l’intervento.

Non si tratterebbe di un’intromissione nella libera attività d’impresa ma di uno strumento tecnico per fluidificare le criticità gestionali, con miglioramenti per tutti i portatori d’interesse. Se un’impresa ha diritto ad un contributo regionale che viene erogato, dopo anni e dopo innumerevoli integrazioni documentali, solo se l’impresa è in regola con i contributi previdenziali, perché non corrispondere il contributo all’Ente previdenziale per soddisfarne il credito?

 

*presidente Unimpresa - Brindisi

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