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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

L'idea: "Cittadella polo della tecnologia applicata, per una nuova politica industriale"

"Possiamo dar vita al secondo polo della tecnologia applicata rispetto a quello di Bari, che impedisca a Brindisi di diventare la seconda Taranto". Il vicesindaco, Giuseppe Marchionna, ha in mente una nuova politica industriale incentrata sulla ridefinizione del ruolo svolto dalla Cittadella, che può diventare un polo in cui far convergere ricerca, formazione e innovazione

BRINDISI – “Possiamo dar vita al secondo polo della tecnologia applicata rispetto a quello di Bari, che impedisca a Brindisi di diventare la seconda Taranto”. Il vicesindaco, Giuseppe Marchionna, ha in mente una nuova politica industriale incentrata sulla ridefinizione del ruolo svolto dalla Cittadella, che può diventare un polo in cui far convergere ricerca, formazione e innovazione: “Un campus postuniversitario che valorizzi il capitale sociale e umano di cui dispone la città, estendendo il modello del Distretto tecnologico aerospaziale anche ai  settori della chimica, della farmaceutica e dell’energia”.

Si tratta di un’idea ambiziosa, con una governance ancora tutta da definire, che per ammissione dello stesso Marchionna potrà vedere la luce a medio termine, ammesso che si superino due grosse incertezze: quella legata alla gestione della Cittadella dopo la dismissione dell’ente Provincia (attualmente proprietaria della struttura); la disponibilità della Regione a finanziare tale progetto. C’è poi un terzo soggetto chiamato in causa da Marchionna: le aziende del territorio. “Una delle premesse fondamentali – dichiara Marchionna a BrindisiReport.it – è che non si devono ripetere gli Pino Marchionnaerrori commessi in questi primi 10 anni di esperienza universitaria, la cui offerta formativa è ormai entrata in una fase di stagnazione”.

Non ci sono ulteriori margini di crescita, insomma, rispetto ai corsi insediati a Brindisi dall’Università del Salento (presente con i corsi di laurea in Ingegneria industriale e in Ingegneria aerospaziale) e da Uniba (presente con i corsi di laurea in Informatica ed in Economia aziendale). “Bisogna tener conto – dichiara Marchionna – che alla luce dell’imminente rivisitazione dell’assetto delle Province e dell’uscita di scena della Camera di commercio dalle convenzioni stipulate con gli atenei, è rimasto solo il Comune di Brindisi a finanziare l’università, con un esborso pari a circa 2 milioni di euro annui”.

Per questo, la strategia vincente, a detta del vicesindaco, è di puntare su una serie di corsi di formazione e master post laurea, intorno ai quali far convergere gli sforzi dei centri di ricerca che già operano nella cittadella e delle aziende che già investono nel territorio. “Il nucleo fondamentale di questa nuova prospettiva di sviluppo industriale – dichiara Marchionna – lo abbiamo già posto con l’Hub della conoscenza (progetto con sede fisica in palazzo Guerrieri e finanziato con un bando della Regione, che prevede il coinvolgimento di scuola, ricerca e università  nell’ambito delle idee progettuali riguardanti la Smart city, ndr). E a partire dall’Hub della conoscenza, che a settembre diverrà operativo, potrà prendere piede l’idea di rendere la Cittadella un polo attrattivo sui fronti della ricerca, della formazione e dell’innovazione”.

Un’idea che potrà concretizzarsi in un arco temporale compreso fra il 2014 e 2020, al netto però di numerose incognite di carattere istituzionale. Chi si occuperà, ad esempio, della gestione della Cittadella dopo l’abolizione della Provincia? Chi finanzierà il campus universitario pensato da Marchionna? Al momento, tali domande non trovano ancora risposte convincenti. “Il ruolo della Regione – ammette Marchionna – potrà essere chiarito solo dopo l’insediamento della nuove giunta regionale, dopo le elezioni. Ma è possibile lavorare fin da subito a un’intesa fra la stessa Regione, Provincia, Comune e università per rendere disponibili alcuni locali della Cittadella. Mi rendo conto che sono numerosi gli enti coinvolti. Ma serve uno scatto culturale rispetto ai risultati fin qui raggiunti”.

Determinante, quindi, sarà il coinvolgimento dei privati: i centri di ricerca e le imprese. “Sono certo – spiega Marchionna - che quest’ultime aderiranno quasi automaticamente al progetto, nel momento in cui le metteremo nelle condizioni di poter attingere da un capitale sociale e umano qualificato. Entro un anno e mezzo, se supereremo determinate problematiche di carattere istituzionale, potremmo porre la basi di un’idea che ci darà la possibilità di definire una nuova politica industriale”.   

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