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La Cgil: "Nuovamente declassata la base della Marina di Brindisi"

Dopo due anni, la Marina Militare cambia strategia sullo status della sua base di Brindisi e soprattutto sulle strutture dell’arsenale nel Seno di Ponente, suscitando forti preoccupazioni tra i lavoratori e le organizzazioni sindacali

BRINDISI – Dopo due anni, la Marina Militare cambia strategia sullo status della sua base di Brindisi e soprattutto sulle strutture dell’arsenale nel Seno di Ponente, suscitando forti preoccupazioni tra i lavoratori e le organizzazioni sindacali. Dall’1 gennaio, infatti, Maristanav Brindisi è stata declassata a reparto di Taranto per decisione dello stato maggiore.

La prima denuncia arriva dal nuovo segretario generale della Cgil della provincia di Brindisi, Antonio Macchia: “Lo stupore nasce dal fatto che, non più tardi di due anni fa,  lo Stato Maggiore Marina aveva fattivamente manifestato la volontà di voler investire su Brindisi tanto da promuoverla a terza base navale dopo La Spezia e Taranto, riconoscendole  autonomia amministrativa rispetto alla base di Taranto”, ricorda Macchia.

“Gli anni di battaglie condotte sul territorio da Cgil, Cisl e Uil  non erano dunque state vane,  tanto che lo Stato Maggiore Marina aveva finalmente preso atto delle enormi potenzialità  del sito  di Brindisi, sia in considerazione della posizione logistica che ne fanno una finestra sui paesi Balcanici – dice Macchia - sia per le enormi potenzialità derivanti dalle eccellenti maestranze presenti,  considerate un patrimonio da non disperdere poiché specializzate  nella  manutenzione delle unità navali ormeggiate  a Brindisi”.

Nave Ponza nel bacino di carenaggio a Brindisi-2

Anche la Marina sino a poco tempo fa, con l’arrivo del nuovo bacino di carenaggio, aveva sottolineato da Roma l’intenzione concreta di rilanciare le attività dell’ex arsenale di Brindisi, puntando sulle tecnologie duali, per incrementare gli usi civili delle strutture della Stazione Navale. “Dunque, non sfugge che si fossero già create le condizioni affinché  l’ente della Marina Militare che, peraltro, a Brindisi conta  circa  1200 addetti tra personale civile e militare, potesse fungere da volano per l’economia di un territorio  lungamente represso dal punto di vista economico”, afferma il segretario generale della Cgil.

“In occasione della recente visita istituzionale dell’onorevole Donatella Duranti (di Sel, ligure ed ex dipendente degli Arsenali della Marina, componente della Commissione Difesa della Camera, ndr), le organizzazioni sindacali di categoria – prosegue Macchia ricostruendo gli ultimi passaggi della vicenda Maristanav Brindisi -  avevano manifestato soddisfazione per la confermata volontà di rilanciare  l’ex Arsenale di Brindisi e avevano chiesto impegni ben precisi in questa direzione, tra cui lo sblocco del turnover, proprio al fine di trasmettere il patrimonio di competenze acquisite e creare così le condizioni per farne un volano per l’economia dell’intero territorio”.

Il bacino di carenaggio della Marina militare-3

Invece, conclude Antonio macchia, “il declassamento a reparto di Taranto dell’ente Marina Militare di Brindisi, stabilito dallo Stato Maggiore Marina, a decorrere dal primo gennaio 2017, va nella direzione opposta e rappresenta un ulteriore  riprova della scarsa attenzione   della classe politica dirigente verso il territorio Brindisino - da  anni - già martoriato da crisi economica lancinante. È giunto il momento in cui tutte le rappresentanze politico-istituzionali interessate assumano un ruolo centrale nella programmazione dello sviluppo del territorio per interromperne la sua lenta agonia”.

Di tutti i parlamentari del territorio, nessuno aveva percepito quanto stava accadendo con la nuova ristrutturazione della Marina Militare, che sta abituando Brindisi a repentini mutamenti di rotta quasi ad ogni cambio di capo di stato maggiore.

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