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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Mesagne

L'accordo-quadro per il credito antiusura? Un'utopia. Storia esemplare di un artigiano

MESAGNE - Se vuoi avere accesso al credito, ipotecare la casa non basta. Nemmeno se è tutto quello che hai e c’è in gioco il tuo futuro. Quello che le banche chiedono è una entrata fissa, mensile, altrimenti nisba. A dispetto di ogni protocollo d’intesa fra associazioni antiracket, prefetture e associazioni bancarie. A dispetto di ogni misura di prevenzione anti-usura. Sembra essere questa la morale della storia di Angelo Pignatelli, 46 anni, di Mesagne, gelatiere dall’età di 13. Angelo, titolare di una celeberrima caffetteria-gelateria fino a tre anni fa (attualmente gestita da altro imprenditore, ndr), ha chiuso l’attività stremato dalle fatiche di una vita, nella speranza di potere finalmente trovare un posto da dipendente, otto ore al giorno, concedendosi un poco di tempo per vivere.

MESAGNE - Se vuoi avere accesso al credito, ipotecare la casa non basta. Nemmeno se è tutto quello che hai e c’è in gioco il tuo futuro. Quello che le banche chiedono è una entrata fissa, mensile, altrimenti nisba. A dispetto di ogni protocollo d’intesa fra associazioni antiracket, prefetture e associazioni bancarie. A dispetto di ogni misura di prevenzione anti-usura. Sembra essere questa la morale della storia di Angelo Pignatelli, 46 anni, di Mesagne, gelatiere dall’età di 13. Angelo, titolare di una celeberrima caffetteria-gelateria fino a tre anni fa (attualmente gestita da altro imprenditore, ndr), ha chiuso l’attività stremato dalle fatiche di una vita, nella speranza di potere finalmente trovare un posto da dipendente, otto ore al giorno, concedendosi un poco di tempo per vivere.

Quando ha capito che un lavoro non lo avrebbe trovato e che i risparmi stavano finendo, ha deciso di ritornare sui propri passi, riaprendo una attività. Ha già preso in fitto i locali destinati alla nuova gelateria, ma mentre i mesi trascorrono, nessun istituto di credito sembra disponibile a concedere il finanziamento richiesto. “Ho chiuso in attivo e non prima di aver portato l’attività a livelli di eccellenza dei quali chiunque può testimoniare”, precisa Pignatelli, che ammette di aver imboccato una scelta infelice. La ricerca di un lavoro infatti, si rivela del tutto infruttuosa. Forse per effetto della crisi, forse a causa dello status di over quaranta.

Di fatto i risparmi scemano pericolosamente, e il gelatiere decide di rimettersi nuovamente in proprio. Le credenziali che esibisce alle banche, nessuna esclusa, sono la fama di artigiano di successo, un bilancio professionale e finanziario in attivo, la casa di proprietà dei genitori per garanzia ipotecaria di valore pressoché pari al finanziamento richiesto e, per corollario, una fedina penale immacolata. Le banche, una dietro l’altra, rispondono picche. La casa in garanzia, non basta, ci vuole uno stipendio, o almeno la metà della somma che si pensa di investire: “Se avessi avuto uno stipendio, o una qualsiasi entrata fissa, non avrei chiesto aiuto”, replica Pignatelli.

Chiuso invano il cerchio degli istituti di credito inizia a bussare alle porte dei politici e delle istituzioni. Interpella, nell’ordine, Comune, Provincia e Regione. Chiede e ottiene incontri ai più alti livelli politico-istituzionali. Fino alla presidenza della Repubblica. Dalla segreteria del presidente Giorgio Napolitano, pur prendendo atto della desolante situazione, hanno fatto sapere prima di aver comunicato la vicenda alla prefettura di Brindisi – peraltro già informata dallo stesso gelatiere -, poi di “non avere la facoltà di intervenire direttamente nel merito della questione” esposta, rimettendo tuttavia la vicenda “al ministero dello Sviluppo economico e al ministero dell’Economia e delle finanze”.

Valzer istituzionale senza alcun esito. L’ostinato artigiano non si arrende, tutto quello che chiede è “un finanziamento da poter restituire con interessi correnti, è forse un delitto?”. Angelo ha dalla sua la forza di un leone, e continua a picchiare i pugni contro ogni porta possibile.  E intanto studia, sulla scorta delle indicazioni ricevute nel corso della ricerca al credito impossibile, scopre forme di finanziamento alle imprese tramite istituti come Invitalia. Salvo scoprire che, è un altro della lunga teoria di paradossi nei quali gli tocca imbattersi, le tipologie di finanziamenti concessi sono tre e soltanto tre: fino a 25.800 euro per le imprese autonome, fino a 129mila euro per le microimprese e una terza fascia di finanziamenti, nell’ordine di diversi milioni di euro per imprese corrispondenti a caratteristiche che escludono il suo progetto.

Niente fascia intermedia, che contempli la possibilità di inserimento per un imprenditore che chiede un finanziamento – non certo a fondo perduto – nell’ordine di qualche centinaio di migliaia di euro. Eppure, secondo gli accordi quadro sottoscritti in prefettura il 15 ottobre 2007, e ancora l’anno successivo, le banche dovrebbero restare tutt’altro che sorde, ad appelli di questa natura. Proprio in base al principio che per sottrarre gli imprenditori al giogo degli usurai, in via preventiva, più elastico deve essere l’accesso al credito.

“Le banche, aderenti al presente “Accordo-Quadro”, si impegnano, tenendo nella massima considerazione le relazioni dei Confidi, per quanto riguarda, in particolare, il rapporto “garanzia-credito erogato”, ad assumere le decisioni sulle proposte di finanziamento in tempi rapidi, non superiori ai trenta giorni, e ad erogare con sollecitudine le somme relative”, è uno dei passaggi essenziali dell’accordo quadro sottoscritto nel 2007, ribadito e perfezionato successivamente, dalle associazioni anti-usura, associazioni imprenditoriali e di categoria, nonché Confidi, Fondazioni e Associazione bancaria italiana, alla presenza e con la ratifica del prefetto di Brindisi.

Correva il 25 ottobre 2007 e, a giudicare dalla storia di Angelo Pignatelli, l’accordo quadro è rimasto lettera morta. “Stiamo lottando contro il paradosso per cui ci è concesso di aiutare, in ragione dei fondi ministeriali messi a disposizione, non le persone che chiedono accesso al credito per scongiurare la trappola usuraria, ma solo quelle che in questa trappola sono già finite”, la dichiarazione è del presidente provinciale Ermanno Manca, che però garantisce: “Non lasceremo solo l’imprenditore, ci contatti, faremo tutto quello che sarà possibile fare”.

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