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Il mistero del via all'appalto bocciato

BRINDISI – Giallo? Refuso? O bugia istituzionale? A quale delle tre opzioni ascrivere la velina strisciata dall'Autorità portuale all'indomani della notizia pubblicata da BrindisiReport della soccombenza dell'ente di fronte ad un ricorso adito da un pool di aziende – di fronte al Tar di Lecce - per l'assegnazione dei lavori di consolidamento e manutenzione straordinaria di alcune banchine del porto? Premesso che l'intento del giornalista è quello di comprendere e spiegare agli altri, senza avere prese di posizione o preconcetti contro nessuno, come può un ente di suprema importanza per l'economia di un territorio, quale l'Authority, essere così leggero ed avventato (dopo mesi di silenzio stampa) ed esordire con una nota che è in palese contraddizione con quanto affermato poche ore prima da un organo giurisdizionale?

BRINDISI – Giallo? Refuso? O bugia istituzionale? A quale delle tre opzioni ascrivere la velina strisciata dall'Autorità portuale all'indomani della notizia pubblicata da BrindisiReport della soccombenza dell'ente di fronte ad un ricorso adito da un pool di aziende – di fronte al Tar di Lecce - per l'assegnazione dei lavori di consolidamento e manutenzione straordinaria di alcune banchine del porto? Premesso che l'intento del giornalista è quello di comprendere e spiegare agli altri, senza avere prese di posizione o preconcetti contro nessuno, come può un ente di suprema importanza per l'economia di un territorio, quale l'Authority, essere così leggero ed avventato (dopo mesi di silenzio stampa) ed esordire con una nota che è in palese contraddizione con quanto affermato poche ore prima da un organo giurisdizionale?

E come si può, dopo una sentenza - che rimette in discussione un appalto del valore di 6.615.930,41 euro – che di fatto azzera l'assegnazione dei lavori affermare quanto segue? “La riqualificazione ed il consolidamento della banchina dedicata all’ammiraglio Millo e delle banchine del canale Pigonati sono pronti per iniziare. Un altro importante passo compiuto dall’Autorità Portuale di Brindisi nell’ambito di un vasto progetto di riqualificazione delle aree portuali urbane. Una volta decorso il termine di standstill, previsto dalla normativa sugli appalti, sarà possibile procedere con la firma del contratto e il successivo avvio dei lavori. Si tratta di interventi di grande rilievo che cambieranno totalmente l’aspetto e la funzionalità delle due banchine; interventi attesi da anni dalla cittadinanza che ha sempre auspicato poter fruire in maniera sicura delle aree portuali. Il progetto si pone in continuità con l’intervento di ammodernamento del Villaggio Pescatori, già attuato dall’Autorità Portuale, al fine di rendere il porto di Brindisi attrattivo non solo per le merci, ma anche gradevole e fruibile dalla cittadinanza”.

Questo è quanto recita integralmente la nota inviata dall'Autorità portuale a meno di 24 ore dalla pubblicazione dell'articolo di BrindisiReport, naturalmente senza una firma in calce che possa permettere di risalire a chi con tanta leggerezza afferma il contrario di quanto dice il Tar. Il Tribunale amministrativo regionale – prima sezione di Lecce – ha accolto le istanze contenute nel ricorso proposto dal raggruppamento di imprese composto da Trevi Spa, Igeco Costruzioni Spa e Coget Soc Coop (rappresentati e difesi dall'avvocato Nicola Marcone) adito contro l’Authority e nei confronti di Grandi Lavori Fincosit Spa, (rappresentata e difesa dall'avvocato Giovanni Pellegrino).

Le aziende ricorrenti chiedevano ed hanno ottenuto, se la parola di un tribunale vale ancora in questo Paese, l'annullamento di ogni atto con cui l'ente ha decretato il vincitore della gara.  Come si può affermare che “i lavori sono pronti per iniziare”? L'inglesismo “standstill” (attesa ndr, per chi non comprende il burocratese) per la legge sugli appalti significa 60 giorni. Sono quelli che deve attendere un ente in caso di eventuali ricorsi dopo una gara d'appalto. Sorprende innanzi tutto il fatto che il periodo di “standstill” a Brindisi duri circa cinque mesi (tanto è passato infatti dall'aggiudicazione della gara) e che cessi così repentinamente dopo l'arrivo di una sentenza alla quale, com'è prassi, seguiranno ulteriori ricorsi, con il conseguente slittamento dei tempi.

Dopo un pronunciamento del genere da parte del Tar sono tre le vie che di solito un ente può adottare: 1) la riammissione del ricorrente nella gara originaria, con la conseguente ristesura di una nuova graduatoria (opzione poco percorribile dal momento che essendo state aperte tutte le buste contenenti le offerte sono noti tutti i dati delle aziende partecipanti decade la segretezza della proposta formulata dai partecipanti); 2) il rifacimento di una nuova gara (il che comporta mesi di tempo); 3) decidere di andare avanti comunque, a proprio rischio e pericolo per i ricorsi conseguenti, ed assegnare comunque al vincitore i lavori.

Quest'ultima opzione potrebbe essere giustificabile nel caso in cui vi sia carattere d'urgenza – ad esempio che le banchine stiano per crollare e possano costituire pericolo per le persone -, ma non risulta vi siano problemi del genere per i due lotti di lavori in questione. Nel caso, al termine dei vari gradi di giudizio, se il ricorrente avesse in definitiva ragione, l'ente sarebbe costretto a sborsare agli oltre 6 milioni e 600mila euro per l'appalto anche il mancato utile nei confronti del ricorrente. Sempre una valanga di soldi pubblici che potrebbero essere impiegati per altro, invece che essere bruciati in questo modo.

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