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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Stabilimenti Dema e Dar a rischio chiusura: il corteo di protesta dei lavoratori

Stamattina, per le vie di Brindisi, la manifestazione sindacale. Sono 151 i posti di lavoro a rischio. Il prefetto La Iacona ha accolto una delegazione delle organizzazioni sindacali

BRINDISI – I sindacati chiedono un deciso intervento delle istituzioni e della politica per scongiurare il rischio di chiusura dei due stabilimenti del gruppo Dema presenti a Brindisi. I lavoratori in bilico sono 151, fra le fabbriche Dema e Dar (controllata di Dema). Gran parte di essi si è ritrovata stamani (lunedì 30 gennaio) in piazzale Spalato, punto di partenza di un corteo che ha sfilato per le vie di Brindisi fino a raggiungere piazza Santa Teresa, dove si trova la prefettura. Qui il prefetto Michela La Iacona ha accolta una delegazione di rappresentanti dei sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Fism e Ugl.  

Videoservizio: "Le dichiarazioni dei sindacalisti"

I problemi del gruppo Dema, società campana che opera nel settore aerospaziale, si trascinano da anni. La crisi ha però toccato l’apice la scorsa settimana, quando i rappresentanti del gruppo industriale, nel corso di una riunione con i sindacati svoltasi presso il ministero per le Imprese, hanno presentato un piano industriale che a detta degli stessi sindacati porterebbe alla chiusura dei siti brindisini, oltre al ridimensionamento di quelli campani di Somma Vesuviana e Parolisi. I posti di lavoro a rischio sarebbero circa 300, su un totale di 600 unità coinvolte nella vertenza. 

Dema chiede incontro per il 6 febbraio

La mobilitazione sindacale, intanto, comincia a sortire i primi effetti. I legali dell’azienda, infatti, “hanno inviato una missiva – si apprende da una nota congiunta dei sindacati - in cui chiedono un incontro per il 6 febbraio prossimo”. Contestualmente le segreterie nazionali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil hanno chiesto a Mediobanca “un incontro per consentire alle parti di effettuare una verifica sullo stato di avanzamento del piano concordatario che il gruppo Dema – si legge nella nota sindacale - azienda aeronautica da voi controllata attraverso Cairn Capital, dovrà presentare presso il Tribunale di Napoli entro il 7 febbraio”. “Tale incontro sarà propedeutico al successivo confronto in sede ministeriale”.

Ma i sindacati territoriali  Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Fism e Ugl.   assicurano che “lo stato di agitazione come preannunciato qualche giorno addietro continua fino a che non si avranno tangibili segnali di conservazione di tutti i posti di lavoro”.  Nel corso dell’incontro ministeriale sarebbe emersa la volontà della società di procedere con “il congelamento dei debiti accumulati sui quali procedere ad un concordato - fanno sapere ancora i sindacati - e dimezzare l’attuale livello occupazionale, facendo richiesta, per altro, di finanziamenti pubblici, necessari, a loro dire, per rimettere in sesto la macchina produttiva sui due siti campani”.

“A questo - ribadiscono i sindacati - abbiamo sin da subito manifestato la nostra più totale contrarietà e disappunto. Gli stabilimenti Dema e Dar - di Brindisi vantano ordini in essere che consentirebbero la piena occupazione se solo fossero messi nelle condizioni di poter operare. Se solo l’azienda provvedesse all’acquisto dei materiali di base necessari ad effettuare le attività produttive. A questo, non di minore importanza, si aggiunge la condizione di proprietà dei due opifici in parola che permettono di lavorare senza ricorrere a spese onerose di affitti vari”.

D'Attis: "Incontrerà il ministro Urso"

Dopo l’incontro in ministero, i dipendenti brindisini hanno proclamato lo stato di agitazione. Stamani, dunque, in una giornata fredda e piovosa, sono scesi in piazza. Il prefetto La Iacona ha ascoltato le lloro istanze. A livello istituzionale si era già mosso nei giorni scorso il deputato Mauro D’Attis (Forza Italia) che ha formalmente chiesto un incontro al ministro per le Imprese, Adolfo Urso. Il parlamentare ha rimarcato con disappunto come il gruppo intenda “chiudere i due stabilimenti di Brindisi (con la perdita di 151 posti di lavoro) ed allo stesso tempo chiede ad Invitalia 22 milioni di euro per un nuovo investimento a Somma Vesuviana”. “Lo Stato – afferma D’Attis -  non può sostenere una lotta fra territori, con penalizzazioni economiche ed occupazionali per chi soccombe su decisione aziendale. È questo il motivo per cui ho chiesto un incontro urgente al Ministro per le imprese Urso, a cui confermerò la mia volontà di ostacolare con ogni strumento l'erogazione di denaro pubblico nei confronti di un’azienda che si dimostra inaffidabile e poco rispettosa delle competenze territoriali e dei diritti dei lavoratori”.

Cobas: "Vertenza Dcm legata a Dema e Dar"

La vertenza Dema riguarda anche i lavoratori della Dcm, impresa nata, insieme a Dar, a seguito del fallimento della ex Gse. Va ricordato che i dipendenti della Dcm furono “parcheggiati” in cassa integrazione fin dalla costituzione della società, con l’impegno di un riassorbimento entro un paio di anni in Dar. Quel piano industriale, però, come noto, rimase lettera morta. E il sindacato Cobas, attraverso una nota a firma del segretario provinciale del Cobas, Roberto Aprile, riaccende un faro su questa vicenda. “Dal giorno dell’acquisizione ad oggi - afferma il sindacalista - i lavoratori hanno esaurito tutti i periodi di Cassa Integrazione disponibili per stare al passo di un eventuale rilancio delle attività degli stabilimenti brindisini, in particolare di Dar, il ramo operativo e produttivo che è invece rimasto dalle commesse in essere della ex Gse”.

“Perciò – prosegue Aprile - assieme a Dema e Dar c’è anche la vertenza Dcm che è legata a strettissimo giro ai destini delle due. Come sindacato Cobas abbiamo sempre considerato e sostenuto che Dcm è inclusa nel perimetro del gruppo Dema per cui siamo preoccupati che la vicenda dei lavoratori Dcm scompaia nel dimenticatoio e che venga esclusa da ogni possibilità di coinvolgimento nella discussione per la ricerca delle soluzioni per il rilancio occupazionale del settore aeronautico che da anni versa in grave sofferenza nel territorio brindisino”. Aprile ricorda che “i lavoratori della Dcm attualmente sono in cassa Integrazione straordinaria per ‘transizione occupazionale’. Una tipologia di Cigs che viene concessa solo ed esclusivamente con il vincolo del ritorno al lavoro dei lavoratori al termine del periodo di durata”.

Articolo aggiornato alle ore 16.27 (Richiesta di incontro per il 6 febbraio)

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