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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia Ostuni

Natale in tempo di crisi: vigilia amara per tanti lavoratori

OSTUNI – Dai 36 operai Telcom ai 60 dipendenti di Enerambiente, dalle 14 lavoratrici de La Nostra famiglia ai 10 operai dell’impresa appaltatrice dei lavori di ampliamento dell’ospedale civile, sino al clima non certo sereno che si respirerebbe attorno al futuro di almeno un paio di Istituti di vigilanza locali, attanagliati dai debiti. Natale in tempo di crisi: l’altra faccia della vigilia. Alcuni hanno perso il posto di lavoro, altri non ricevono lo stipendio da mesi, altri ancora temono, per il momento, di non percepire la busta paga di dicembre. Per tutti è comunque una Festa dal sapore amaro. La tensione sociale è palpabile, ascoltando il grido di dolore che si solleva dalle assemblee sindacali. Tante le vertenze in piedi. E troppi i bubboni che potrebbero scoppiare da qui a breve.

OSTUNI – Dai 36 operai Telcom ai 60 dipendenti di Enerambiente, dalle 14 lavoratrici de La Nostra famiglia ai 10 operai dell’impresa appaltatrice dei lavori di ampliamento dell’ospedale civile, sino al clima non certo sereno che si respirerebbe attorno al futuro di almeno un paio di Istituti di vigilanza locali, attanagliati dai debiti. Natale in tempo di crisi: l’altra faccia della vigilia. Alcuni hanno perso il posto di lavoro, altri non ricevono lo stipendio da  mesi, altri ancora temono, per il momento, di non percepire la busta paga di dicembre. Per tutti è comunque una Festa dal sapore amaro. La tensione sociale è palpabile, ascoltando il grido di dolore che si solleva dalle assemblee sindacali. Tante le vertenze in piedi. E troppi i bubboni che potrebbero scoppiare da qui a breve.

Stamane sarà il personale dell’impresa appaltatrice del Servizio di Igiene urbana a far sentire la sua voce: a tutt’oggi i dipendenti non hanno ancora ricevuto lo stipendio di novembre e temono che tale ritardo sia determinato dalla mancanza di chiarezza nei rapporti tra la società ed il Comune, ripristinati a metà ottobre (dopo la rottura del 30 settembre scorso, a margine dell’ennesima proroga firmata nell’ambito del Servizio d’appalto) in virtù della revisione del canone (che era fermo al 2006). Di certo lo slittamento nel pagamento degli stipendi non è un buon segnale. Sostenuti dai sindacati (a partire da Cgil, Cisl, Uil) i lavoratori hanno proclamato per oggi due ore di assemblea (dalle sei alle otto) e un’ora di sciopero (dalle 8 alle 9), in attesa di ricevere notizie dall’azienda.

Come attendono risposte anche i 36 operai protagonisti della vertenza Telcom e destinatari della lettera di licenziamento. Nei giorni scorsi si sono riuniti presso la Camera del Lavoro di Ostuni: intendono dare vita nel prossimo incontro tra Telcom, Sindacati ed Istituzioni (Sindaco di Ostuni, Assessore provinciale al Mercato del Lavoro) a un diverso tavolo di trattative, da istituire con l’intento di riconvertire tutto il personale “uscente” come diversamente collocato o ricollocato in Telcom.

“Ci aspettiamo - spiegano – che da parte delle Organizzazioni sindacali di categoria (Filctem, Femca, Uilcem, Ugl-Chimici) vengano presentate queste condizioni: ricollocamento in Telcom, e/o nuovo collocamento in aziende del Gruppo Telcom, e/o cassa integrazione a rotazione per tutte le unità dipendenti della Telcom, e/o  contratti di solidarietà nell’azienda Telcom, e/o erogazione di fondi da parte della Telcom presso gli organismi territoriali utili per la creazione di nuove occupazioni riservate alle unità suddette nel tessuto produttivo dell’intero territorio, e/o mobilità volontaria con cospicua liquidazione individuale concordata”.

Licenziamento pilotato, invece, quello che riguarda 14 lavoratrici dell’Istituto “La Nostra Famiglia”, destinate ad essere integrate in seno ad un’impresa esterna. Operazione attorno alla quale il sindacato ha espresso dubbi e riserve: “Come Organizzazioni Sindacali ci eravamo opposti a questo progetto, che prevedeva la cessione di alcuni dipendenti dell’Associazione in parola alla ditta individuata a gestire l’appalto, non ritenendolo legittimo e comunque lesivo della dignità umana e lavorativa degli stessi dipendenti. L’Associazione fa male a utilizzare siffatti gravi metodi, che colpiscono i lavoratori e le loro famiglie facendoli sprofondare in un profondo baratro”.

In questo caso l’associazione ha rassicurato: “I lavoratori non perdono un solo giorno di lavoro e di retribuzione, non perdono i benefici già maturati, non modificano le mansioni sino ad ora svolte, non modificano il posto di lavoro, non subiscono modifiche del trattamento previdenziale, passano alle dipendenze di società di indiscutibile serietà e professionalità”.

Di fronte in fronte. Da oltre un mese, il cantiere dove sono in corso i lavori per la realizzazione della nuova ala dell’ospedale civile di Ostuni è fermo. Indiscrezioni vorrebbero addirittura sull’orlo dello scioglimento del contratto, il rapporto tra l’impresa appaltatrice e l’Azienda sanitaria locale brindisina committente dell’intervento, alla luce dei ritardi accumulati in corso d’opera e accentuati dall’ultimo stop.

Luigi Ferrari, amministratore della società presso la quale prestano servizio i dieci operai, avrebbe ribaltato le responsabilità, motivando in maniera piuttosto dettagliata le ragioni per le quali sino ad oggi non è stato in grado di pagare gli stipendi e di portare a termine regolarmente l’attività del cantiere, tirando in ballo a sua volta problemi burocratici che starebbero impedendo all’Azienda sanitaria brindisina di liquidare i lavori in appalto.

Dall’edilizia sanitaria alla Sicurezza. Altra situazione delicata è quella che riguarda i lavoratori di due tra i maggiori Istituti di vigilanza locali. Lo stato di agitazione in questi giorni interessa il personale della “Securitas” (dove i sindacati richiamano l’azienda alle sue responsabilità, ovvero al rispetto degli obblighi contrattuali). Ma in prospettiva futura è da allarme rosso soprattutto l’Istituto “La Pantera”. Situazioni che sarebbero al vaglio e sotto osservazione da parte del Prefetto, Nicola Prete.

A preoccupare i dipendenti è la situazione finanziaria dell’azienda, che non garantirebbe “sonni tranquilli”. Già nell’ottobre del 2006 i sindacati Uil e Fesica/Confsal avevano scritto al Prefetto e al Questore, evidenziando le angosce che attanagliavano i cinquanta lavoratori interessati, che oggi, tornano a tremare per lo stato di salute della società. Equitalia starebbe battendo cassa. In ballo debiti per alcuni milioni di euro. E sarebbero già partiti i primi pignoramenti.

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