Nof negato, chiusa un'altra porta
BRINDISI – Disco rosso del Ctr (Comitato tecnico regionale) al progetto del rigassificatore nell’area di Capobianco. E l’operazione Brindisi Lng/British Gas si allontana dalla città. Rischia di svanire come nel più classico dei “porti delle nebbie”, dopo il pronunciamento del Comitato tecnico regionale, il progetto da oltre 500 milioni di euro per la rigassificazione del gas naturale liquefatto da 8 miliardi di metri cubi l’anno. Al momento sull’istruttoria e sulla decisione definitiva non esistono posizioni ufficiali.
BRINDISI ? Disco rosso del Ctr (Comitato tecnico regionale) al progetto del rigassificatore nell?area di Capobianco. E l?operazione Brindisi Lng/British Gas si allontana dalla città. Rischia di svanire come nel più classico dei ?porti delle nebbie?, dopo il pronunciamento del Comitato tecnico regionale, il progetto da oltre 500 milioni di euro per la rigassificazione del gas naturale liquefatto da 8 miliardi di metri cubi l?anno. Al momento sull?istruttoria e sulla decisione definitiva non esistono posizioni ufficiali.
Intanto, tornando al Nof negato, Brindisi Lng ha in pratica una strada: quella dell?impugnazione davanti a un Tar. Le intenzioni della società probabilmente saranno rese note a breve. Ma si deve desumere che il Comitato tecnico regionale Puglia abbia ritenuto inadeguata la documentazione presentata dall'azienda rispetto alla nuova situazione che caratterizza il sito. L?unico dato che emerge, al di là della ?cortina? calata al momento da parte delle istituzioni, è che la decisione sia passata, democraticamente, a maggioranza. Nè si conosce la valutazione espressa dal Ctr sull?istruttoria condotta dall?apposita commissione, insediata a Brindisi, presieduta dal comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, l?ingegnere Carlo Federico, di cui fanno parte, oltre agli stessi Vigili del Fuoco, anche Arpa, Inail, Comune e Provincia di Brindisi e Regione Puglia.
In attesa di comprendere il merito dei rilievi che hanno determinato il responso, visto il silenzio delle fonti ufficiali, il parere del Ctr assume comunque un peso determinante nella controversa vicenda della costruzione dell?impianto che portò anche all?arresto di un sindaco dell?epoca (Giovanni Antonino), e l?azzeramento di una classe dirigente. E non è ancora concluso il procedimento giudiziario, in base al quale una sentenza del tribunale potrebbe portare alla confisca o alla liberazione dell?area sequestrata il 12 febbraio 2007, dove si trova il cantiere del rigassificatore.
Volge al tramonto un progetto che da dieci anni tiene in scacco la città di Brindisi che ha lottato contro una idea nata senza i crismi previsti dalle leggi europee, che pure vanno adottati anche in Italia. Consultazioni popolari incluse e mai fatte, visto che in un area ad alto rischio di incidente rilevante, che ricade in un area Sin (sito di interesse nazionale, dal punto di vista dell?inquinamento), occorrerebbero pure.
La ?bandiera bianca? della Brindisi Lng era già stata issata qualche settimana addietro dalla stessa società italo-inglese con i licenziamenti di 21 persone e la chiusura della sede di Brindisi. Un chiaro sintomo di difficoltà, seguito ad un ultimo ?colpo di coda? - una campagna di stampa che ha scatenato nuovamente il ?teatrino? della politica (c?è cascato anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini) dietro la comoda scusa che la burocrazia, in Italia, affossa ogni progetto.
Adesso invece un comitato di tecnici, sia pure a maggioranza stabilisce ? in base ad atti obiettivi ? che il progetto è incompatibile con l?attuale assetto della città, nello specifico porto e zona industriale. Con soddisfazione da parte delle associazioni ambientaliste che per anni hanno lottato per uno sviluppo diverso del capoluogo messapico. Una nuova idea di sviluppo, in attesa di comprendere compiutamente quale, segna già uno spartiacque.
Una linea sostenuta a vari livelli della società civile, che è costata tanto impegno alla città, in termini di spese legali sostenute dagli enti (non è nota la quantificazione delle parcelle), in termini di mancato governo e conseguente sviluppo della città, in termini di pressioni politiche che hanno ostacolato il decollo di una nuova economia del territorio.
Come ad esempio il mancato sblocco delle risorse per le bonifiche della zona industriale. In altri posti d?Italia hanno ridato fiato ad una economia asfittica, rispondendo contemporaneamente alle esigenze di salute del territorio. Perché a Porto Marghera, ad esempio ?sì? e a Brindisi ?no??. E la politica che ne pensa? Da dove vuole ripartire?