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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

"Nuova urbanistica con istituzioni forti"

BRINDISI - Sviluppo e Lavoro, l'associazione che fa capo al consigliere regionale Giovanni Brigante (La Puglia per Vendola), dichiara la propria attenzione critica alla riapertura del dibattito sugli assetti urbanisti della città e su un nuovo modello di sviluppo per Brindisi. Sviluppo e Lavoro però vuole vedere anche in che modo l'amministrazione comunale, nelle sue uiltime settimane dui vita, saprà dare impulso a questi progetti dichiarati. Pubblichiamo il lungo documento dell'associazione dedicato a questa sfida.

BRINDISI - Sviluppo e Lavoro, l'associazione che fa capo al consigliere regionale Giovanni Brigante (La Puglia per Vendola), dichiara la propria attenzione critica alla riapertura del dibattito sugli assetti urbanisti della città e su un nuovo modello di sviluppo per Brindisi. Sviluppo e Lavoro però vuole vedere anche in che modo l'amministrazione comunale, nelle sue uiltime settimane dui vita, saprà dare impulso a questi progetti dichiarati. Pubblichiamo il lungo documento dell'associazione dedicato a questa sfida.

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La  presentazione del Documento Programmatico Preliminare  da parte dell’Amministrazione Comunale e dall’equipe incaricata di redigere il PUG, che pone al centro dei processi di trasformazione urbana, così come dichiarato a chiare lettere nel Documento stesso,  un nuovo modello di sviluppo, anche rispetto alle scelte operate in tempi abbastanza recenti, ha di fatto rilanciato il dibattito attorno al futuro della nostra città, sia sotto il profilo dello sviluppo economico, sia sotto il profilo dell’assetto urbanistico.

Da tempo ormai assistitiamo con malcelata insofferenza, ad un dibattito, sviluppatosi nelle sedi istituzionali e non solo, quasi esclusivamente legato ai  ventilati,  o già programmati, grandi insediamenti industriali, decisi in sedi e con interessi molto distanti dalla nostra città, del tutto estranei alla nostra  storia ed alla nostra cultura,  che di fatto hanno caratterizzato la vita economico-amministrativa degli ultimi venti anni circa.

La storia della nostra città infatti, e dei conseguenti processi di trasformazione urbana, è stata da sempre determinata da scelte di “politica economica” e di “investimenti” decisi altrove.      Illuminante, a tale proposito, appare la vicenda vissuta dalla nostra città agli inizi degli anni Sessanta, quando in un delirio di “politica di industrializzazione” del Sud, fu operata la scelta dell’installazione del petrolchimico, proiettando così la nostra città e la sua provincia all’interno di un processo di industrializzazione del Paese, che ha sconvolto di fatto una realtà che, fino a quel momento, aveva puntato principalmente sullo sviluppo di una agricoltura moderna e industrializzata.

Tale evento è stato efficacemente analizzato dal prof. Carmelo Pasimeni in un saggio apparso su “Brindisi, da capoluogo a  capitale”, dove appunto, per sottolineare l’estraneità della scelta operata, rispetto alla storia ed alla cultura del territorio, parla di “identità imposta”: imposta perché decisa in altri contesti e più funzionale sicuramente ad esigenze ed a progetti nazionali, se non addirittura sovranazionali, vista la considerevole presenza delle così dette società multinazionali.

Oggi, a distanza di tanti anni, dopo aver registrato numerosi fallimenti, scaturiti da scelte e da progetti del tutto estranei alla storia ed alla cultura del territorio, oggi, che siamo costretti a fare i conti con i danni, spesso irreparabili, che tali scelte hanno comportato, ci rendiamo conto della necessità di operare scelte, di fissare obiettivi e di conseguenza, adottare strumenti che, oltre ad essere frutto di approfondite analisi, contribuiscano non solo alla trasformazione ma, soprattutto, allo sviluppo del territorio, assecondandone la “vocazione” ed esaltandone la “missione”.

Questa nuova e più convinta visione delle problematiche legate ai processi di trasformazione urbana, sembrano essere alla base dei principi cui il Documento Programmatico Preliminare sembra ispirarsi, raccogliendo l’indicazione del “Documento di Indirizzo” approvato dall’ amministrazione comunale che pone quale primo obiettivo da perseguire. “La città protagonista di una nuova economia urbana”, sebbene appaia superfluo precisare che tali risultati non sono certo determinati dalle scelte di pianificazione urbana, ma sono il frutto di scelte e di fattori che scaturiscono dall’azione politica svolta dalle pubbliche amministrazioni, dalle forze imprenditoriali e dalle stesse condizioni di mercato: allo strumento urbanistico la responsabilità di creare le condizioni, attraverso gli strumenti propri della pianificazione e con le opportune indicazioni, di un rinnovato sviluppo, traducendo tali indicazioni per l’ appunto, in decisioni di piano.

Con il Documento Programmatico Preliminare l’obiettivo si sposta su una visione complessiva e generale dei processi di trasformazione urbana  in tutte le sue implicazioni, prima fra tutte, la ricerca di un nuovo “modello di sviluppo”, che di fatto costituisce il tema di fondo del PUG. A tale considerazione, il Documento giunge dopo una puntigliosa analisi critica della realtà attuale, caratterizzata da una evidente crisi del modello di sviluppo che ha condizionato l’economia del nostro territorio, e che tanto pesantemente ha finito per  pesare non solo sugli aspetti urbanistici, ma sull’assetto complessivo della città.

Da questo punto di vista, il DPP costituisce un solido contributo al dibattito attorno ai temi ed ai principi che caratterizzano le varie fasi dei complessi processi di trasformazione urbana e delle modificazioni di un territorio in generale, sia per quanto attiene alle scelte e gli indirizzi relativi allo sviluppo, sia per quanto attiene agli strumenti in grado di assicurarne poi una concreta e coerente attuazione.

Condivisibile appare la scelta di voler riconfermare anche nel PUG, la riscoperta di un nuovo rapporto con il mare,”Brindisi da città sul mare a città di mare” quale risultato di un dibattito sviluppatosi all’interno di un filone più generale cresciuto attorno alle tematiche urbanistico-culturali del “fronte mare”. Molte città che vivono in stretto contatto con l’acqua infatti, sono divenute, in varie parti del mondo, uno straordinario laboratorio di interessanti esperimenti e di innovative soluzioni per recuperare una più alta qualità della vita urbana: una specie di riscoperta dell’acqua.

Altre città, Genova, Napoli, già da tempo si stanno misurando con i grandi problemi della trasformazione urbana, derivanti da una svolta verificatasi nella politica industriale di quelle realtà: la dismissione degli stabilimenti per la produzione dell’acciaio. A nostro avviso, anche Brindisi può sicuramente avviare un percorso virtuoso, che partendo da fattori oggettivi quali la fine di un’epoca e di uno sviluppo basato su una certa politica industriale (la chimica ed il suo indotto),traguardi ad una città ed a una sua immagine che ne esalti la storia, la cultura, le tradizioni, le risorse di cui è ricca.

La scelta pertanto, di un nuovo rapporto con il mare, la registriamo tra i segnali di una sostanziale inversione di tendenza rispetto al passato che ci dicono come il territorio sia tornato ad essere considerato un fattore determinante per lo sviluppo dell’economia del nostro sistema paese.

Sicuramente  potremo esprimere ogni più approfondita considerazione e valutazione sui contenuti del PUG, nel momento in cui tutte le enunciazioni di principio e gli indirizzi evocati nel Documento Programmatico Preliminare, saranno tradotti in scelte di piano, riteniamo tuttavia quanto mai opportuno soffermarci su alcuni nodi strategici che la “ pianificazione e “l’attività pianificatoria”, intese come “analisi” e “confronto”,  così come tratteggiato anche nel Documento, in sostanza pongono, principalmente per quanto attiene al “ carattere “ del piano, ed al principio della “ partecipazione “.

A nostro avviso, la pianificazione di un territorio ed il suo sviluppo devono necessariamente passare attraverso la predisposizione di strumenti e di piani, capaci di saper cogliere gli elementi fondanti di un territorio, con la necessaria e definitiva elaborazione di “ Piani della Città” . Tali indirizzi sono peraltro i principi cardine dei documenti e della politica del territorio anche della nostra Regione, chiaramente enunciati nel DPUR,  lì dove si afferma a chiare lettere che partecipazione e condivisione “sono attualmente condizioni indispensabili per poter elaborare ed attuare qualsivoglia strategia pianificatoria”.

Alla luce di quanto sin qui affermato, appare del tutto evidente come, in assoluto, la pianificazione così concepita non può non essere che un continuo processo di esplorazione, di ricerca e di adattamento continui e pertanto, a nostro giudizio, la pianificazione oggi, non può più essere concepita come un fattore statico, come un assunto dato una volta per sempre sino alla sua definitiva ed anacronistica applicazione. Una pianificazione attuale non può che essere un continuo processo di esplorazione e di adattamento delle scelte adottate.

Una riflessione, a nostro avviso, andrebbe avviata anche sulla natura degli strumenti: nei processi di trasformazione urbana, riteniamo quanto mai opportuno avviare una approfondita analisi sulla  natura    “vincolistica“ degli strumenti di pianificazione sin qui adottati, anche alla luce degli scarsi risultati conseguiti, per cercare di imporre sempre di più una visione di “indirizzo” e di “norme”, capaci di governare un processo dialettico tra gli strumenti ed il territorio.

All’interno della pianificazione, così come la si è tratteggiata, emergono dunque, alcuni nodi problematici che tale scelta, come metodo di “governance” urbana pone sul tappeto: uno dei più importanti è sicuramente quello della “partecipazione”.  Quando si parla di partecipazione, si parla della capacità di ascoltare le varie voci presenti in una realtà, si parla di elaborare i diversi punti di vista e di elaborare in sostanza una sintesi delle differenze emergenti sul territorio.

Naturalmente la partecipazione sarà tanto più efficace quanto più sarà allargata, coinvolgendo il maggior numero di attori: si tratta per certi versi di superare il concetto di partecipazione così come sin’ora l’abbiamo conosciuto, ossia quella che risponde al modello della concertazione, modello che chiama in causa i soggetti forti ed organizzati. La sfida oggi è di far entrare nei processi partecipativi anche gli attori meno accreditati, quelli più deboli, con tutti i rischi che una tale scelta comporta: una contrattazione continua.

Per affrontare una scelta così rischiosa, occorrono istituzioni forti ed autorevoli, capaci soprattutto di guidare un confronto sulle cose da fare con grande autorevolezza, ma soprattutto, di portare a sintesi le varie ed articolate indicazioni che una partecipazione così ampia comporta. In definitiva, il nostro atteggiamento è di grande attenzione per quello che attiene alle scelte di pianificazione del territorio, in attesa anche di verificare la capacità che questa amministrazione, che sino a questo momento in sostanza si è limitata a  sottoporre alla nostra riflessione, attraverso il DPP, gli indirizzi e gli obiettivi del PUG,  avrà o meno, di tradurre i progetti innovativi ipotizzati ed il nuovo modello di sviluppo in realizzazioni concrete per lo sviluppo del territorio e di servizio alla collettività.

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