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Oggi a Bari per il caso Alenia, ma si riapre anche il problema Enel

BRINDISI – Giornata importante di incontri istituzionali per il sistema Brindisi, quella odierna a Bari. Il governatore Nichi Vendola ha concentrato in poche ore due appuntamenti su questioni al momento prioritarie: la ricerca di una soluzione alternativa per il sito ex Aeronavali che Alenia Aeronautica intende dismettere; la ripresa del confronto con Enel per un nuovo accordo di compatibilità ambientale sulla centrale termoelettrica di Cerano.

BRINDISI – Giornata importante di incontri istituzionali per il sistema Brindisi, quella odierna a Bari. Il governatore Nichi Vendola ha concentrato in poche ore due appuntamenti su questioni al momento prioritarie: la ricerca di una soluzione alternativa per il sito ex Aeronavali che Alenia Aeronautica intende dismettere; la ripresa del confronto con Enel per un nuovo accordo di compatibilità ambientale sulla centrale termoelettrica di Cerano.

Vendola, per quanto riguarda il caso Alenia, nei mesi scorsi ha affidato al dirigente del Settore sviluppo e innovazione, Davide Pellegrino, assieme al presidente del Distretto Aerospaziale Pugliese, Giuseppe Acierno, e alle segreterie regionali dei sindacati di categoria, il compito di verificare la possibilità dell’insediamento a Brindisi di nuovi soggetti industriali del settore delle manutenzioni e trasformazioni aeronautiche.

Alenia, infatti, ha già fatto capire molto chiaramente – i sindacati nazionali lo sanno, perché ad aprile il gruppo ha comunicato i nuovi assetti per quanto riguarda i tre siti ex Aeronavali di Tessera Venezia, Napoli e Brindisi – che intende progressivamente uscire dal settore manutenzioni, eccezion fatta per alcuni contratti chiavi in mano (che riguardano soprattutto l’Aeronautica Militare). Per i 74 addetti rimasti a Brindisi, il piano comunicato prevede 25 prepensionamenti e 49 trasferimenti a Grottaglie, preceduti i primi da un periodo di cassa integrazione.

Al momento, l’ipotesi in verifica e in valutazione è quella di un investimento di Atitech Spa a Brindisi, nell’ambito del progetto di espansione dell’azienda napoletana che si occupa soprattutto della flotta Alitalia-Cai. Ma ovviamente dovrà essere la stessa Atitech a decidere dove indirizzare i suoi nuovi progetti. La Regione Puglia farà il possibile per rendere conveniente l’opzione Brindisi, e di questo saranno mesi al corrente stamani Mennitti e Ferrarese.

Il caso Enel è a sua volta complesso. Rispetto alle offerte del 2007, quando fu Sandro Fontecedro a formulare un ipotesi di accordo basata su ciò che la società elettrica era disposta a realizzare, l’impressione è che si parta da posizioni forse più rigide. Ma, da quel momento in poi, qualcosa comunque è avvenuto: l’azienda ha confermato l’intenzione di realizzare un carbonile coperto a Cerano, il ministero dell’Ambiente ha escluso il progetto dalla Via, quindi la procedura autorizzativa potrebbe essere veloce; l’intera rete delle centraline di monitoraggio Enel sta per passare sotto il controllo dell’Arpa, con un finanziamento Enel per il funzionamento della rete; su tutti i gruppi si stanno installando nuovi denitrificatori; è già in funzione un impianto pilota per la cattura della CO2.

Sembra dimenticato da tutti invece il nuovo molo combustibili (un progetto Enel) nel porto esterno davanti alla centrale Edipower, tra la nuova banchina di Costa Morena Est e il molo gasiere di Polimeri Europa, che sposterebbe fuori dal porto commerciale la movimentazione del carbone. Un investimento su cui gli enti locali e la Regione invece dovrebbero insistere. Apertissimo il tema della riduzione del carbone impiegato da Enel (ma anche da Edipower), quasi un feticcio – ormai – delle battaglie ambientaliste e della trattativa. Il sindaco recentemente ha detto che un taglio del 10 per cento sarebbe comunque un discreto risultato. Il settore più “duro” del fronte ambientalista, quello dei No Carbone, chiede la riconversione a gas entro il 2017 e un taglio del 30 per cento entro il 2011.

La questione è di grande complessità, come già detto, perché vi è un dato obiettivo di fondo: l’approvvigionamento di risorse energetiche del Paese è ancora in mezzo al guado, tra nuovi gasdotti autorizzati ma non ancora cantierizzati, con un solo rigassificatore già costruito e operativo tra quelli previsti (quello offshore di Rovigo), e un piano per il nucleare che fa obiettivamente acqua da tutte le parti, carico delle polemiche che riguardano il progetto francese Epr, un prototipo a tutti gli effetti e non certo una tecnologia supersicura e sperimentata (vedi la situazione in Finlandia) malgrado ciò che ne dice il governo Berlusconi, senza contare l’assenza di soluzioni per il problema scorie e la forte opposizione tra gli enti locali e le popolazioni. Tagliare sulla produzione elettrica da carbone in questa fase è difficilissimo.

Ma la Puglia lo chiederà in nome di una politica energetica regionale basata sulle fonti alternative che sta conoscendo uno sviluppo nettamente superiore a quello di altre zone. Sarà sufficiente per convincere Enel, che tutto sommato non rappresenta il governo ma solo logiche aziendali e finanziarie? Purtroppo a Brindisi non c’è una classe politica tanto competente e lungimirante da avviare la ricerca di un equilibrio tra tutti questi fattori, cominciando naturalmente dalla difesa della salute, per andare oltre i semplici “manifesti” delle parti in conflitto (azienda e ambientalisti). Il risultato sin qui è stato quello del rinvio a oltranza e degli arroccamenti, e di un frazionamento del confronto che francamente ha poco senso: quando arriverà il turno di Edipower ed Enipower?

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