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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Onu, porto e allarmi infondati

Leggiamo sul sito web de “La Gazzetta del Mezzogiorno” un servizio del bravo collega Franco Giuliano dal titolo “L’Onu si espande a Brindisi. Lo sviluppo del porto può attendere”, corredato di video intervista all’assessore regionale Guglielmo Minervini , “La Regione minaccia azioni”. Il servizio ha un merito: dimostra ancora una volta come sia possibile montare emergenze inesistenti attorno a Brindisi, e nel contempo trascurare i veri problemi. E tutto ciò perché questa città dimostra ancora una volta di avere una classe politica pigra, distratta, presa in altre faccende, non puntuale e forse anche priva di coraggio, e incapace di difendere il proprio territorio.

Leggiamo sul sito web de “La Gazzetta del Mezzogiorno” un servizio del bravo collega Franco Giuliano dal titolo “L’Onu si espande a Brindisi. Lo sviluppo del porto può attendere”, corredato di video intervista all’assessore regionale Guglielmo Minervini , “La Regione minaccia azioni”. Il servizio ha un merito: dimostra ancora una volta come sia possibile montare emergenze inesistenti attorno a Brindisi, e nel contempo trascurare i veri problemi. E tutto ciò perché questa città dimostra ancora una volta di avere una classe politica pigra, distratta, presa in altre faccende, non puntuale e forse anche priva di coraggio, e incapace di difendere il proprio territorio.

Prima questione. L’Onu a Brindisi non è un problema, è una risorsa. Garantisce posti di lavoro e appalti esterni. La base logistica delle Nazioni Unite è la più importante al mondo. Qualcuno ce la vuole soffiare? Allora si faccia avanti. Certo, ci sono stati problemi contrattuali per una parte del personale. Certo, occupa un settore dell’area aeroportuale (militare, non civile). Ma una cosa è certa (e i brindisini lo sanno): se non ci fosse stata la base dell’Onu quel settore dell’aeroporto sarebbe rimasto vuoto e arrugginito.

Seconda questione. Quale sviluppo del porto sarebbe ostacolato dall’allargamento di United Nations Logistic Base? Dobbiamo metterci a ridere o a piangere, caro assessore Guglielmo Minervini? Ci fosse stato un politico a Bari o a Brindisi a scomodarsi per protestare contro il taglio del porto di Brindisi dal gruppo dei porti di primaria importanza per l’Unione Europea. Prima Brindisi era presente nei 40 scali marittimi di interesse strategico comunitario. L’altro giorno il ministro Altero Matteoli ci ha fatto sapere che non c’è più, mentre Taranto e Bari sì. E ce la prendiamo con l’Onu? Ma per cortesia.

Ci fosse almeno una voce in questa paludosa politica brindisina a segnalare – anche se oramai in ritardo purtroppo – che stanno mettendo nuovamente Brindisi ai margini. Ma si sa in giro cosa vuol dire stare fuori dalla lista dei porti strategici? Che in futuro su quelli si concentreranno le risorse e gli investimenti della Ue, mentre qui staremo a guardare, oppure dovremo darci da fare con i privati, come hanno fatto i greci vendendo Il Pireo ai cinesi. E non siamo neppure il Pireo. E’ questa la messe che raccogliamo dopo anni di governi infelici dell’Autorità Portuale, e va detto che la Regione Puglia, la Provincia e il Comune di Brindisi, che hanno sempre avuto un posto nel Comitato portuale, hanno assistito senza intervenire.

Ognuno si assuma le proprie responsabilità, altro che Base Onu. Meno male che c’è, e offre diverse decine di posti di lavoro. Non sappiamo se, come spiega il collega Franco Giuliano, Unlb, o il Wfp o un'altra agenzia delle Nazioni Unite stia occupando altri tre degli hangar dell’ex idroscalo, in prossimità del Canale Pigonati. Non abbiamo motivo di dubitare delle cose di cui il collega è a conoscenza. Vogliamo solo dire che quel sito non c’entra affatto con il progetto di cui si parla nel servizio e nell’intervista, cioè il collegamento – ci pare di aver capito – tra aeroporto e futuribile, eventuale e non scontato terminal crociere alla diga di Punta Riso.

La strada che collegherebbe direttamente l’Aeroporto del Salento e l’ipotetico terminal (non previsto dall’attuale Piano regolatore portuale, quindi realizzabile solo con una variante allo stesso, con un pacco di milioni di euro che a questo punto non sappiamo chi sgancerebbe, senza dire che se fanno il rigassificatore non ce le vediamo le navi di Costa o di Mcs che aspettano fuori dal porto la fine dell’evoluzione di ormeggio o partenza delle gasiere), non passa affatto dalle parti di quei capannoni che sono sul mare e in zona militare, bensì dalla parte della Sciaia. Non si capisce quindi tutta questa foga impiegata da Minervini nell’annuncio di azioni decise da parte della Regione, che dovrebbe essere consultata su certe scelte.

Quindi c’è un po’ di confusione alla base di tutta questa storia dell’invasione da parte dell’Onu di un porto quasi da crisi nera, se non ci fossero l’Enel e i traghetti per la Grecia e l’Albania (quelli ai quali qualcuno sta creando ancora cento difficoltà), e un tentativo di costruire pazientemente un rapporto stabile con alcune compagnie da crociera di livello medio - alto. Forse ai brindisini è sfuggito, anche per nostra colpa, che nelle scorse settimane si era costituito un autentico cartello di europarlamentari di tutti gli schieramenti, incluso Gianni Pittella (del quale ospitiamo a volte gli interventi), in difesa dell’asse strategico Berlino - Palermo che stava per essere cancellato dalle nuove direttrici della logistica della Ue.

Un impegno di questo genere per Brindisi non si è mai visto, cari parlamentari e consiglieri regionali di tutti gli schieramenti di Brindisi, provincia e Puglia intera. E adesso mettiamo pure qualche bastone tra le ruote alla Base Onu, che certo deve confrontarsi con il territorio in cui opera, questo è chiaro, ma che in questo caso non sta minacciando proprio alcuno sviluppo. Ma a noi piace parlare di cose evanescenti, comodamente seduti tra le macerie: come nel caso dell’ente fiera da piazzare a Sant’Apollinare. A parte il fatto che quella è un’area portuale che può servire davvero alle crociere, e servirà senz’altro ai nuovi accosti per i traghetti e le navi ro-ro.

Ma no, qualche affaruccio si può fare. Qualche manifestazione in cui impegnare due o trecentomila euro si tira sempre su, salvo poi evitare ogni pubblicità sui fatturati delle stesse, nel senso della loro effettiva utilità, dei risultati per le aziende, e di quelli per il territorio. Ma non pensiamo che il servizio giornalistico di cui in principio intendesse ciò per sviluppo del porto. Diciamo che il ragionamento è stato fatto tenendo la cartina al contrario, e non pensiamoci più.

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