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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Pac, silurata la nostra olivicultura

BRUXELLES – La Commissione europea ha presentato mercoledì 12 ottobre scorso l’attesa, e per molti versi temuta, riforma della Politica agricola comune (Pac). Il nuovo impianto prevede che gli aiuti diretti vengano versati sulla base degli ettari e non della produzione, con l’obiettivo di riequilibrare il sostegno finanziario tra vecchi e nuovi Stati membri. Per l’Italia significa una perdita di circa il 6%, tanto da aver suscitato critiche da più parti. Per il comparto dell’olivicoltura i tagli saranno attorno al 70%. Ciò vuol dire che a perdere di più saranno le colture meridionali. L’iter si concluderà nel 2014.

BRUXELLES La Commissione europea ha presentato mercoledì 12 ottobre scorso l’attesa, e per molti versi temuta, riforma della Politica agricola comune (Pac). Il nuovo impianto prevede che gli aiuti diretti vengano versati sulla base degli ettari e non della produzione, con l’obiettivo di riequilibrare il sostegno finanziario tra vecchi e nuovi Stati membri. Per l’Italia significa una perdita di circa il 6%, tanto da aver suscitato critiche da più parti.  Per il comparto dell’olivicoltura i tagli saranno attorno al 70%. Ciò vuol dire che a perdere di più saranno le colture meridionali. L’iter si concluderà nel 2014.

“La proposta di riforma della Politica Agricola Comunitaria – dichiara Dario Stefàno, assessore regionale alle Politiche agricole - presentata dal Commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, appare inadeguata rispetto alle grandi sfide che i nostri agricoltori e i territori rurali hanno di fronte”. Netto il giudizio post Pac, dall’assessore della giunta Vendola. La proposta consegnata da Bruxelles aggrava le preoccupazioni di tutta la filiera agricola del Mediterraneo. Nessuna novità sul fronte degli interventi per la gestione delle crisi di mercato, nessuno strumento concreto per accompagnare e sostenere i comparti e i territori che più di altri soffriranno il passaggio verso un nuovo sistema di pagamenti diretti.

“La Commissione europea – prosegue Stefàno -  – sembra ignorare le differenze territoriali che caratterizzano la realtà europea, penalizzando soprattutto i sistemi agricoli dell'area mediterranea, di cui si trascurano i tratti peculiari: dall'apporto del fattore lavoro al valore ambientale e paesaggistico delle sue colture più tradizionali. Il tutto condito da una riduzione delle risorse che per il nostro Paese é di circa il 7% per i pagamenti diretti e da una riorganizzazione del pagamento unico che appare complessa e destinata ad incrementare il già pesante carico burocratico dei nostri agricoltori. Soprattutto riguardo a quella che é definita come "componente verde", le pratiche da seguire e il sistema dei controlli che dovrebbe accompagnarle appaiono farraginose”.

Secondo Stefàno, gli impegni individuati dalla Commissione europea a carico degli agricoltori ignorano temi cari all’agricoltura mediterranea, come il risparmio idrico e non tengono in nessun conto il contributo ambientale che può essere dato da colture come vino, olivo, alberi da frutta. La proposta della Commissione doveva garantire il duplice obiettivo della maggiore competitività e minore inquinamento: questa proposta sembra invece andare nella direzione di "meno opportunità e più burocrazia”.

“Ora – conclude l’assessore Stefàno - tocca al governo nazionale attivarsi affinché Consiglio e Parlamento Europeo possano correggere il tiro per andare incontro alle aspettative degli agricoltori e dei cittadini italiani. Il Sistema delle Regioni, ancora una volta, ha messo nelle mani del ministro un documento unitario e la disponibilità a supportarne il lavoro nel negoziato europeo, anche attraverso la presenza di una congrua rappresentanza nella delegazione italiana. L'auspicio è che, almeno questa volta, la nostra disponibilità non sia mortificata e non venga letta come lesa maestà ad una rappresentanza del sistema agricolo nazionale in ambito europeo, vissuta sin qui con uno spiccato senso di esclusività e che ha prodotto risultati assai modesti”.

Ci vorranno mesi prima di questo approdo, fondamentale per le economie dei 27 Paesi che a partire dal 2014 dovranno spartirsi, con criteri diversi da quelli del passato, una “torta” più piccola. Anche l’Italia stringerà la cinghia: il fondo destinato agli aiuti diretti agli agricoltori passerà dagli attuali 4 miliardi e 128 milioni a 3 miliardi 841 milioni. E, come ha ufficializzato Roger Wite, portavoce del commissario, l’Italia riceverà 285 milioni in meno.

Paolo De Castro, il parlamentare pugliese che guida la commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, ha sottolineato che destinare il 7% della superficie alla difesa dell’ambiente significa ridurre il volume produttivo e di conseguenza la sicurezza alimentare proprio mentre il mondo chiede più cibo. Questo allarme è condiviso da Romano e anche da Sergio Silvestris, europarlamentare pugliese del Pdl, il quale sottolinea come si danneggino in questo modo gli agricoltori attivi, quelli che producono per il mercato, non per consumo nazionale. Silvestris e con lui Gianni Porcelli, di Confagricoltura Bari, parlano anche di danni specifici all’agricoltura meridionale.

“Degli attuali aiuti l’80% - dichiara De Castro - si indirizza verso Piemonte, Lombardia e Veneto, dove peraltro si concentra la maggior parte del seminativo; al Sud arrivano briciole”. La nuova Pac colpirà in modo diverso tutte le aree agricole: quelle meridionali, dove si coltivano olivo, agrumi, pomodoro, il grano duro e quelle settentrionali, dove si produce riso e dove si concentra la zootecnica da latte e da carne”.

Proprio perché — per fare un esempio — un ettaro di olivo, con le sue 40 giornate di lavoro, è diverso da un ettaro di seminato, che ne richiede 5, l’Italia aveva chiesto alcune modifiche sui criteri di ripartizione del budget a disposizione di ciascun Stato membro: cioè si tenessero in considerazione i livelli occupazionali, il potere di acquisto di ciascun partner e la produzione lorda vendibile. Ma la proposta è stata ignorata. Mentre è stata accolta un’altra: diluire, oltre il 2028, l’adozione dei nuovi criteri per i pagamenti diretti agli agricoltori.

“Complessivamente — ha detto il ministro Romano — le proposte della Commissione appaiono complessivamente insoddisfacenti, comportano nuovi oneri per le imprese e un grande carico burocratico, senza comportare reali benefici per l'ambiente”. Comunque il negoziato sulla nuova Pac è appena iniziato e, secondo le previsioni, si concluderà non prima del secondo trimestre 2012.

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