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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Pasta made in Italy, ma non il grano

BARI - Annata eccezionale per il grano pugliese, sia come qualità che quantità, ma l'industria del settore penalizza la produzione cerealicola locale e punta ancora su importazioni che presentano addirittura costi superiori a quelle del prodotto locale. La Coldiretti non ci sta e denuncia le operazioni in corso. "Non cessa l’allarme sbarchi di navi cariche di grano nei porti pugliesi. Sono 60mila le tonnellate di grano duro – pari ad una produzione di circa 17mila ettari - ferme al porto di Bari, contenute in 2 navi battenti bandiere maltese e panamense, provenienti da Newcastle e Montreal", fa sapere Coldiretti Puglia.

BARI - Annata eccezionale per il grano pugliese, sia come qualità che quantità, ma l'industria del settore penalizza la produzione cerealicola locale e punta ancora su importazioni che presentano addirittura costi superiori a quelle del prodotto locale. La Coldiretti non ci sta e denuncia le operazioni in corso.  "Non cessa l’allarme sbarchi di navi cariche di grano nei porti pugliesi. Sono 60mila le tonnellate di grano duro – pari ad una produzione di circa 17mila ettari - ferme al porto di Bari, contenute in 2 navi battenti bandiere maltese e panamense, provenienti da Newcastle e Montreal", fa sapere Coldiretti Puglia.

“Si tratta di grano che costa più del nostro e certamente qualitativamente inferiore al nostro dato che mai annata è stata più favorevole, con un contenuto proteico che raggiunge anche il 18% e un peso specifico tra 85 e 90 kg/hl. Nonostante ciò, i prezzi del nostro prodotto sono scesi a 26/26,5 euro al quintale. Continuano ad essere massicce le importazioni di grano dall’estero – denuncia il presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni – nonostante la Puglia si ponga ai vertici della produzione europea anche in termini di filiera grazie alla presenza di un considerevole numero di industrie di prima e seconda trasformazione”.

Il paradosso è rappresentato dal fatto che secondo i dati Istat riferiti al periodo maggio 2012, crescono i prezzi dei prodotti di panetteria e pasticceria dello +0,4%, della pasta (+0,2%) e lievitano letteralmente su base annua rispettivamente del 3,0% e del 2,4%. Inoltre, nel passaggio dal grano al pane il prezzo aumenta quasi del 1600 per cento, considerato che con un chilo di grano si produce un chilo di pane, e ancora nel passaggio dal grano alla pasta il prezzo lievita di quasi il 400%, considerato che con un chilo di grano si producono 650 grammi di pasta. E tutto ciò dipende dal collegamento tra le produzioni che utilizzano cereali e l'import da vari paesi esteri.

“I rincari del pane e della pasta – spiega infatti  il direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - evidenziano una grave dipendenza del sistema industriale dall’estero. Risulta indispensabile ripristinare e mantenere la fiducia dei consumatori, incoraggiando il loro coinvolgimento nella politica di sicurezza alimentare, garantendo il monitoraggio e la trasparenza in tutta la filiera alimentare e il maggior grado possibile di conoscibilità delle caratteristiche essenziali dei prodotti, al fine di consentire loro di effettuare delle scelte di acquisto pienamente consapevoli basate su una completa informazione in merito alle caratteristiche dei prodotti”.

Un pò di dati forniti da Coldiretti sulla Puglia del grando: Nella nostra regione si concentra oltre il 36% dell’attività molitoria nazionale, con la lavorazione di circa 80 mila quintali al giorno di solo grano duro e di altri 15 mila quintali di grano tenero "adottando innovazioni tecnologiche e strategie di mercato molto avanzate. Nell’industria della pasta, seppure rilevante, il ruolo della Puglia appare ridimensionato rispetto a quello della prima trasformazione, detenendo il 10% del potenziale nazionale".

La Puglia è la regione cerealicola leader in Italia con una produzione lorda vendibile di 230milioni di euro. "Nonostante ciò, gli industriali della pasta - accusa Coldiretti - utilizzano solo il 20% di prodotto regionale, mentre sono 800.000 le tonnellate di grano duro che arrivano nel nostro Paese da Australia, Canada, Bangladesh, Sud America, Messico, Arizona e Texas, per produrre pasta made in Italy" senza che la provenienza del grano sia indicata in etichetta.

La superficie investita a grano duro è la più estesa tra tutte le altre colture praticate e da sola rappresenta un quarto dell’intera Superficie agricola utilizzata (Sau) regionale. Oltre il 60% della produzione regionale si concentra nel tavoliere di Foggia, nella pianura della Capitanata meridionale e nella fossa premurgiana barese. Ma quello che era considerato il "granaio d'Italia" oggi è sotto l'attacco del produzioni estere, con tutto ciò che comporta dal punto di vista della qualità il lungo viaggio via mare che il grando compie per giungere a Bari.

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