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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Pmi penalizzate, Confartigianato: "Serve un nuovo patto territoriale"

"Piccole e medie imprese in difficoltà a causa dell'esclusione dai rapporti contrattuali con i gruppi industriali"

Riceviamo e pubblichiamo una nota del direttore di Confartigianato Brindisi sulle difficoltà attraversate dalle piccole e medie imprese del territorio, riguardo soprattutto ai rapporti con le grandi committenze. 

Le difficoltà e le penalizzazioni cui sono costrette le piccole e medie imprese della città di Brindisi e della sua Provincia, restano una nota dolente del territorio sulla quale l’attenzione di Confartigianato è stata sempre riservata nei numerosi interventi attraverso i quali l’Associazione di Categoria ha inteso sensibilizzare la politica a tutti i suoi livelli ed in tutte le sue espressioni.

L’attenzione a questo argomento è stata nuovamente risollevata negli ultimi giorni, con il diretto riferimento alla esclusione delle piccole e medie imprese brindisine da rapporti contrattuali con gruppi industriali e la conseguente difficoltà in termini di economia ed occupazione locale, e per le quali si è invitata l'Amministrazione Comunale a sottoscrivere con i grandi gruppi industriali presenti sul territorio, le parti sociali, le rappresentanze della piccola e media impresa e le Istituzioni territoriali tutte, un Parro per il territorio.

Sebbene condivisibili per contenuto ed intenzioni, le preoccupazioni espresse non aggiungono comunque nulla di nuovo a quanto già segnalato negli anni da chi, con queste realtà imprenditoriali che rappresentano la stragrande maggioranza del sistema produttivo pugliese e a loro volta le più penalizzate dagli istituti di credito, hanno un rapporto giornaliero e raccolgono da anni le lamentele che, proprio nell’annoso problema dell’accesso al credito ritrovano uno dei più difficili drammi più vissuti dai piccoli imprenditori.

Il giustamente auspicato Patto per il territorio ripartirebbe dai risultati non esaltanti ottenuti in seguito a tavoli istituzionali locali attivati nel passato. Tra quelli messi in discussione si registra, ad esempio, il protocollo di intesa tra Regione Puglia, Comune di Brindisi, Provincia di Brindisi ed Enel, del 25.10.2009, in cui si stabiliva che le parti confermavano il loro impegno per individuare strumenti di carattere economico e normativo atti a favorire uno sviluppo armonico del territorio con particolari  misure destinate all’incremento della piccola e media impresa nonché della formazione, un protocollo che nel tempo non ha prodotto alcun risultato, anzi un peggioramento della situazione. Su questo insuccesso e su una situazione imprenditoriale che proprio florida non lo è, la speranza di chi oggi ritorna sulla questione è che finalmente l’economia brindisina possa ripartire proprio attraverso il rilancio delle piccole e medie imprese locali.

Prima di intraprendere un Patto per il territorio però, si dovrebbe portare gli importanti gruppi industriali nel settore farmaceutico, chimico, aeronautico ed energetico al riconoscimento di come, proprio le Pmi, assorbano più della metà dell'occupazione e a loro si deve quasi i due terzi del valore aggiunto. Inoltre, intervenire a favore delle Pmi riguarda tanto l’ambito economico quanto quello sociale. In generale, il sostegno alle Pmi è motivato dal preambolo che, in determinati aspetti, il mercato non è in grado di funzionare correttamente ed è di per sé incapace di far fronte in modo autonomo alle imperfezioni in esso presenti. Le difformità informative sono un problema per Pmi, che si ritrovano spesso a non possedere adeguate informazioni per investire, esportare, individuare con precisione nuovi target di consumatori. 

Ed è qui che si inserisce il difficile rapporto tra banche e Pmi vessate, tra l’altro da politiche commerciali aggressive proprio da parte delle imprese dominanti il mercato. Basterebbe quindi questo per auspicare politiche in compensazione del ruolo di svantaggio della Pmi, un intervento pubblico che tenda ad agevolarle ma non a scapito della grande impresa. Tra le soluzioni da ricercare e attuare ci sarebbero: creazione di reti di impresa finalizzate all’internazionalizzazione commerciale per gestire le esportazioni, l’internazionalizzazione produttiva per gestire la produzione estera, la creazione di filiere di subfornitura locali o internazionali.

Tra i principali ambiti in cui la teoria economica fornisce una giustificazione dell’intervento pubblico a favore delle Pmi: l'asimmetria informativa nel mercato del credito e il ruolo di bene pubblico della ricerca. Per quanto riguarda il mercato del credito, la motivazione teorica per il sostegno alle Pmi deriva dal miglioramento dell’efficienza dei mercati finanziari al fine di ridurre il costo di finanziamento delle attività produttive e i costi di transazione. Le imprese minori esprimono la necessità di investire e finanziarsi, proprio per provare a cogliere le opportunità di crescita che mercato globale, nuove economie e innovazione tecnologica offrono sostengono strutturalmente costi finanziari superiori alle grandi imprese a causa degli effetti dell’asimmetria informativa nel mercato del credito e della minore liquidità patrimoniale che rende il finanziamento a una Pmi più rischioso.

Insomma, la riduzione del fabbisogno di credito delle Pmi come auspicato da ormai da anni da Confartigianato, passerebbe anche attraverso la compensazione diretta e universale tra debiti e crediti delle imprese verso la Pubblica amministrazione.

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