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Economia

Porticciolo turistico, il Comune fuori dalla società Bocca di Puglia

Il socio Marinedi disponibile ad opzionare le quote e propone una convenzione per coinvolgere l’Ente nelle scelte

BRINDISI – Fuori dalla gestione del porticciolo turistico. Fuori dalla società Bocca di Puglia. Il Comune di Brindisi ha fatto definitivamente un passo indietro e al suo posto, nella titolarità delle 4.770,073 azioni, potrebbe subentrare il socio privato Marinedi, l’unico ad aver mostrato interesse nell’assemblea odierna. Fermo restando il prezzo di cessione, pari a 198.231,36 euro, come stabilito dall’Ente sulla base della valutazione dell’Università degli studi di Bari, inizialmente contestata dalla stessa società Marinedi.

Il Comune di Brindisi

Il municipio di Brindisi-3L’Amministrazione cittadina, quindi, ha ufficialmente chiuso il capitolo aperto negli anni in cui a Palazzo di città c’era il sindaco Giovanni Antonino. I soci privati hanno preso atto della situazione  questa mattina, in occasione dell’assemblea a cui il Comune è stato ammesso pur non essendo più parte della compagine sociale. Tecnicamente, infatti, l’Ente non è più socio da quando è stato notificato alla Bocca di Puglia l’atto di recesso, efficace non appena raggiunge il destinatario.

Impossibile invertire la rotta, decisa dall’Amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco Mimmo Consales e confermata dal commissario Santi Giuffré (dopo la gestione di Angela Carluccio). Perché, per legge, il Comune non può mantenere partecipazioni in società che non sono strumentali all’esercizio delle proprie funzioni, né può rimanere in quelle realtà in cui il numero dei dipendenti risulti inferiore rispetto a quello dei componenti del consiglio di amministrazione. Condizioni in cui ricade Bocca di Puglia.

La vendita delle quote, quindi, era e resta passo obbligatorio. La procedura, sempre stando alle disposizioni di legge, doveva giungere a conclusione entro lo scorso 30 settembre. Così non è stato per una serie di motivi che ne hanno rallentato il decorso, per lo più riconducibili alle decisioni comunicate e poi riviste da alcuni soci privati.

La cessione

La storia (sfortunata) della Bocca di Puglia passa dall’approvazione dello schema di bando di gara per la cessione delle quote azionarie, “col metodo dell’offerta segreta, con ammissione soltanto in aumento sul prezzo a base d’asta di 198.231,36 euro”, per la cessione di 4.770,073 azioni. Il valore viene determinato dal dipartimento degli studi aziendali dell’Università di Bari, presieduto da Vittorio Dell’Atti.

La Igeco Costruzioni spa, socio privato di maggioranza, con sede legale a Roma, offre duecentomila. Nel frattempo, al Comune arriva la richiesta dell’altro socio privato, la società  Marinedi, anche questa con sede a Roma, per esercitare la clausola di prelazione pro quota rispetto alla partecipazione detenuta, pari a 5.582.523 azioni sul totale di 23.589.193 azioni (23,6655955 per cento). Marinedi, quindi, opziona 1.128.866 azioni per un controvalore economico di 47.331,19 euro, mentre alla Igeco viene aggiudicata la restante quota disponibile, pari a 3.641.207 azioni per un controvalore economico di 152.668,81 euro.

Gli imprevisti

porticciolo Brindisi-3Quando il Comune sta per dichiarare definitiva l’aggiudicazione, viene a galla un impedimento per Marinedi legato alla mancanza di regolarità contributiva in capo alla stessa società. Di conseguenza, l’Ente dichiara l’aggiudicazione della cessione delle quote in favore di Igeco Costruzioni per il prezzo offerto di 200mila euro. Immediata la reazione di Marinedi: la società contesta “l’avvenuta revoca dell’aggiudicazione, sostenendo che nei propri confronti non si sarebbe dovuto procedere alla verifica del possesso dei requisiti, non avendo partecipato alla procedura di gara ma avendo esercitato  da privato” il diritto di prelazione.

Si arriva così alla fine del mese di ottobre 2017, quando Igeco fa presente che il termine di 180 giorni, entro il quale la società si era impegnata a tenere ferma ed irrevocabile la propria offerta di gara, era “abbondantemente scaduto” e che, “non avendo più interesse all’acquisto del pacchetto azionario posto a base di gara, revocava l’offerta”.

Il 2 febbraio 2018, altro capitolo della storia: il Comune di Brindisi ritiene meritevoli di accoglimento le motivazioni addotte da Marinedi e aggiudicata in favore della stessa società, la cessione della partecipazione nella misura pro-quota prevista dal diritto di prelazione a suo tempo esercitato, pari a 1.128.866 azioni.

Poi la sorpresa: due settimane dopo, Marinedi comunica all’Amministrazione comunale di “ritenere decaduto il diritto di opzione esercitato a seguito delle procedure di evidenza pubblica espletate per mancanza dell’atto principale del trasferimento azionario alla Igeco Costruzioni” e ribadisce di “non essere comunque interessata ad acquisire ulteriori partecipazioni nel capitale della Bocca di Puglia ai valori indicati dall’Ente a seguito della gara pubblica, rimanendo interessati ad un eventuale acquisto con nuove condizioni di vendita”.

Il futuro

Cosa succede ora? Resta in piedi la messa in vendita delle azioni dell’ormai ex socio Comune e proprio oggi il rappresentante di Marinedi ha comunicato la disponibilità ad acquistarle al prezzo stabilito dall’Ente. Ha poi evidenziato che in considerazione del fatto che la struttura risiede nel territorio del Comune sarebbe opportuno che l’Amministrazione fosse coinvolta nei processi decisionali della Bocca di Puglia e, per questo, ha proposto una sorta di convenzione. Il testo dovrebbe essere consegnato a Palazzo di città nei prossimi giorni. Da Igeco nessuna opposizione.

Igeco Costruzioni spa

All'indomani dell'assemblea dei soci di Bocca di Puglia, al socio di maggioranza Igeco Costruzioni spa è stata notificata l'interdittiva antimafia, provvedimento firmato dal prefetto di Roma, dove la società ha sede legale, che segue gli sviluppi delle indagini dei carabinieri del Ros che portarono allo scioglimento del Consiglio comunale di Parabita, nel Salento, per presunte infiltrazioni mafiose. Emerse, secondo l'accusa, la presenza tra i dipendenti della Igeco, titolare dell'appalto per la raccolta dei rifiuti, di persone ritenute legate a esponeti del gruppo qualificato come mafioso e riconducibile alla frangia Giannelli. 

 L’ex presidente del consiglio d’amministrazione della Igeco Costruzoni spa, Tommaso Ricchiuto, di Castrignano del Capo, è uno degli imputati del processo scaturito dall’inchiesta denominata “Do ut des”, su presunte tangenti legate agli appalti del Comune di Cellino San Marco. I legali della società hanno già annunciata la volontà di ricorrere al Tar per chiedere l'annullamento dell'interdittiva. 
 

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