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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Porto e terminal Gnl: "Ora Patroni Griffi chiarisca cosa vuol dire"

Parlare di terminale gas nel porto di Brindisi, senza chiarire di quale impianto si stia parlando, rischia di riaprire prematuramente forti conflitti sociali e politici in una città che non ne ha affatto bisogno

BRINDISI - Parlare di terminale gas nel porto di Brindisi, senza chiarire di quale impianto si stia parlando, rischia di riaprire prematuramente forti conflitti sociali e politici in una città che non ne ha affatto bisogno. Lo ricorda al presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale, Ugo Patroni Griffi, Brindisi Bene Comune. Il riferimento è all'intervento del presidente Patroni Griffi nel corso del convegno del Ppe sulle Reti Ten-T.

"Apprendiamo con grande preoccupazione delle dichiarazioni rilasciate oggi a Brindisi dal  presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Patroni Griffi sul ruolo che il porto di Brindisi potrebbe avere come terminal di riferimento per il gas naturale liquido. Sono dichiarazioni importanti che in una terra che per decenni è stata messa a disposizione dei grandi interessi delle multinazionali non possono essere buttate lì con una semplice battuta", si legge in un comunicato del movimento. 

"Chiediamo chiarezza. Il presidente Patroni Griffi dovrebbe far sapere a Brindisi e ai brindisini cosa intende per sviluppo green del Porto di Brindisi e su quale progetto sul gas naturale liquido si sta lavorando. Stiamo parlando di un nuovo rigassificatore? Di un deposito costiero per il gas?  O dello spostamento a Brindisi dell’approdo Tap? O di cos’altro ancora? Aspettiamo una risposta chiara da Patroni Griffi e saremo felici di apprendere che le nostre preoccupazioni sono  infondate", si conclude la breve nota.

Una banchina a Costa Morena Est

Vale la pena ricordare, a tale proposito, alcune cose. Brindisi ospita già il più grande impianto di stoccaggio di gas propano liquido (Gpl) d'Italia, quello di Costiero Adriatico, con stoccaggio nella zona industtriale e punto di sbarco a Costa Morena Ovest. Il no "tecnico" al progetto del rigassificatore British Gas derivava da problemi di sicurezza (effetto domino nel caso di incidente industriale), e dal fatto che la collocazione dell'impianto nel punto in cui fu realizzata la colmata - poi consegnata dalla magistratura all'Autorità portuale - avrebbe comportato un autentico blocco di alcune ore degli ingressi e delle uscite dal porto all'arrivo di ogni gasiera di Gnl.

Una situazione incompatibile con le altre aspirazioni commerciali del porto di Brindisi, che ha solo un canale di ingresso e non due come Barcellona (tanto per stabilire la reale differenza tra le due situazioni, che British Gas invece presentava come affini), ma anche con la situazioni di sicurezza complessiva dell'area: la vicinanza tra tre impianti ad alto rischio industriale (petrolchimico, rigassificatore, deposito Gpl). La Via rilasciata a British Gas conteneva infatti un elevato numero di prescrizioni cui il gruppo britannico non ha mai compiutamente fornito risposte, finendo con l'abbandonare il progetto.

La questione politica: ai tempi dell'amministrazione Fitto della Regione Puglia, fu stilata una ripartizione dei ruoli tra i tre grandi porti: Bari passeggeri, Taranto container, Brindisi combustibili. La situazione dei traffici marittimi da allora è profondamente mutata: Taranto sembra tagliata fuori dalle rotte principali delle portacontainer, Bari ricorre ad una offerta polivalente merci-passeggeri, Brindisi assiste ad un drastico crollo del traffico del carbone e ad una crescita di quello merci su Tir e trailer, ponendosi come candidata naturale a fare da porto di riferimento per quello greco di Igoumenitsa, essendo quello a mimnore distanza di percorrenza, ed essendo immediatamente collegato alle supestrade per Bari e Taranto.

Lavori di realizzazione della piattaforma intermodale e della rete ferroviaria tra le banchine di costa morena est-2

Negli anni scorsi Brindisi ha pagato lo scotto di progetti mei realizzati e scelte errate da parte di varie gestioni dell'ex Autorità Portuale, incluso quello di non aver mai intrapreso con Enel, principale fruitore del porto ma anche principale fonte di canoni (mentre Eni non ha mai pagato un centesimo per i traffici del petrolchimico), un discorso di "porto green", cosa che invece hanno fatto il gruppo elettrico e l'authority di Bari, per la fornitura in banchina di energia elettrica alle navi in sosta, per evitare che le stesse tengano in moto i sistemi dei generatori, producendo inquinamento.

Quello sarebbe un percorso "green" da intraprendere. Ora, come dice Brindisi Bene Comune, non è ancora chiaro cosa voglia dire Ugo Patroni Griffi quando parla di gas naturale liquido nel porto di Brindisi. Un punto di rifornimento per le navi con turbine a metano? Un altro impianto di rigassificazione, oppure semplicemente un deposito costituito da chiatte-gasiere galleggianti? Inoltre sarebbe anche meglio capire quale sarà effettivamente il futuro di Costa Morena Est, citata come risorsa di punta del porto di Brindisi nel comunicato del presidente dell'Adsp circa le sue comunicazioni al convegno del Ppe (ma in quella nota non si parlava di terminal Gnl).

Costa Morena Est purtroppo oggi è preclusa ai traffici che gli operatori marittimi di Brindisi potrebbe concludere con diversi armatori dal fatto che è stata trasformata dall'ex Autorità Portuale in deposito per i tubi del gasdotto Tap, con concessione annuale che quasi certamente sarà seguita da una richiesta di rinnovo. Ciò ancora una volta condiziona le potenzialità di banchine come quella di Costa Morena Est. Insomma, tra la situazione reale e quella virtuale la differenza è notevole. Il fatto che il Comune di Brindisi sia commissariato non ha disattivato però nè il sistema degli operatori portuali, nè quello delle parti politiche più attente a questi temi. Ecco perchè Brindis Bene Comune non ha lasciato cadere nel vuoto le dichiarazioni del presidente Ugo Patroni Griffi, e chiede risposte.

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