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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Biomateriali innovativi con bachi e batteri: premiati ricercatori salentini e brindisini

La ricerca applicata ai biomateriali, di fatto pronti per l'industrializzazione, si può fare anche a casa propria, trasformando colonie batteriche in fabbriche e applicando le nanotecnologie tra le mura di laboratori salentini e brindisini

La ricerca applicata ai biomateriali, di fatto pronti per l’industrializzazione, si può fare anche a casa propria, trasformando colonie batteriche in fabbriche e applicando le nanotecnologie tra le mura di laboratori salentini e brindisini. La condizione è che l’Università valorizzi i propri talenti, garantendo laboratori e start-up. Se poi si considera che in uno dei due casi di cui si occupa questo articolo, gran parte del lavoro è stato fatto in Cittadella della Ricerca, chi ha remato contro la crescita di questo comprensorio, portandone la società di gestione al fallimento (la relazione del curatore alla Procura della Repubblica è illuminante) dovrebbe meditare sui danni arrecati al proprio territorio.

Ma guardiamo al futuro, partendo dalla brillante affermazione di idee progettuali concepite e sviluppate nei laboratori della Università del Salento alla 7° edizione dello Start Cup Puglia. I ricercatori salentini si sono aggiudicati 2 dei 4 premi in palio compreso il primo premio assoluto. Start Cup è una iniziativa organizzata dall’Arti Puglia – Assessorato allo Sviluppo Economico, sotto forma di competizione a livello regionale tra progetti ad alto contenuto di conoscenza finalizzata alla premiazione delle migliori iniziative imprenditoriali innovative, localizzate o in via di localizzazione nel territorio della Regione Puglia. La finale si è svolta il 19 settembre presso la Fiera del Levante, nel Padiglione 152 della Regione alla Fiera del Levante.

I vincitori assoluti e della sezione Life Science sono Federica Paladini, e Mauro Pollini, ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento ideatori del progetto “CareSilk”. Caresilk è un metodo innovativo e fantasioso di produrre filo di seta con proprietà antibatteriche e terapeutiche.  La soluzione consiste nel ricoprire foglie di gelso con un film d’argento e farne cibo “antibatterico” per bachi da seta, che così diventano inconsapevoli e preziosi produttori di un filato dalle proprietà curative e rigenerative.

Da tale filato secreto dal baco si estrae infatti la fibroina che diventa intrinsecamente antibatterica e con la quale sarà possibile produrre dispositivi biomedicali in grado riparare i tessuti umani da ferite difficili e dalle infezioni ad esse associate. Il progetto CareSilk si è aggiudicato oltre a quello di 10 mila euro che le spettava per essere risultata prima in graduatoria nella categoria Life Science un ulteriore premio di 5 mila euro. Federica Paladini ha conseguito il titolo di dottore di ricerca materiali svolgendo uno stage di ricerca presso la School of Pharmacy and Biomolecular Science presso la Università di Brighton. Mauro Pollini anch’egli dottore di ricerca in Ingegneria dei materiali e professore aggregato di Principi di Ingegneria Biomedica ha una pluriennale esperienza nello sviluppo di materiali tessili innovativi e trattamenti superficiali antibatterici ed è socio fondatore dello spin off accademico Silvertech.

Rossella Nisi Antonio Licciulli Mariangela Stoppa-2Ma veniamo al premio andato ad un pool di ricerca che ha lavorato in Cittadella. I vincitori della categoria “Industrial” sono gli autori del progetto “Green Skin”, che ha come obiettivo la produzione e commercializzazione di un materiale autoassemblante, eco-innovativo e bio-ispirato che si pone come alternativa alla pelle animale e sintetica. Green Skin è un biopolimero nanostrutturato ottenuto dalla simbiosi di batteri e funghi, già presenti in prodotti alimentari. Al tatto e alla vista, i prodotti già realizzati sotto forma di prototipi e dimostratori, sono paragonabili alla comune pelle (A destra, Rossella Nisi Antonio Licciulli Mariangela Stoppa).

Il processo produttivo della cellulosa batterica avviene in coltura acquosa arricchita di zuccheri ottenuti da scarti alimentari. Così come i bachi da seta, i batteri diventano fabbriche in miniatura in grado di auto-assemblare il polimero utilizzando una bassa intensità di energia e materia ed un alto potenziale rigenerativo. Il limite della igroscopicità della cellulosa batterica che la rende velocemente deperibile in acqua o in esposizione agli ambienti umidi è stato superato dai ricercatori mediante un trattamento di ingegneria superficiale che modifica le proprietà della cellulosa da superidrofilica ad idrofobica.  La possibilità di funzionalizzare il biopolimero in base alle diverse esigenze del cliente renderà Green Skin un prodotto flessibile ed eco-innovativo a costi competitivi. I settori di potenziale applicazione del biopolimero Green Skin spaziano dall’abbigliamento al fashion design e si allargano all’automotive e al settore sanitario.

Un foglio di cellulosa di sintesi batterica 'Green Skin'-2I cinque ideatori di “Green Skin” costituiscono un team eterogeneo, con competenze complementari e hanno sviluppato i primi prototipi di cellulosa batterica presso i laboratorio di Ingegneria Industriale della Cittadella della Ricerca dell’Università del Salento. Si tratta di: Rossella Nisi, ricercatrice presso l’Università del Salento, dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione, laureata in Biotecnologie Vegetale e dottorato di ricerca in Biologia Vegetale. Ha esperienza decennale nel campo delle colture cellulari, sulle tecnologie tessili, sulla funzionalizzazione delle superfici ad attività antimicrobica (A sinistra, un foglio di cellulosa di sintesi batterica Green Skin).

Quindi Antonio Licciulli, professore aggregato di Scienza e Tecnologia dei Materiali dell’Università del Salento, con 24 anni di esperienza nella ricerca sui materiali e nell’ingegneria delle superfici. Proseguendo, nel team c’è Mariangela Stoppa, laureata in Disegno Industriale e Comunicazione visiva e dottorato di ricerca in Architettura e disegno sperimentale sul tema “Biomimesi ed Eco-design. Mariangela Stoppa ha fondato nel 2013 “BioDesArt catalizzatore di idee innovative, bio-ispirate e sostenibili” progetto vincitore di Principi Attivi 2012. Infine Pasquale Cretì e Maria Concetta Martucci tecnici del Cnr con oltre 20 anni di esperienza nel campo della progettazione e controllo di strumenti analitici, trattamenti superficiali e dispositivi elettronici.

Credendo nella ricerca, e nell’indotto produttivo che può generare (vedi il settore aerospaziale) questo territorio potrebbe trovare la propria strada con i propri giovani, le loro idee e le loro capacità. La Regione Puglia ha investito nella direzione giusta, ma quanti amministratori locali hanno in mente lo stesso obiettivo, sostenendo l’università e i laboratori?

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