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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Rinnovo Autorità portuale, il gioco dura troppo e Brindisi rischia il tracollo

BRINDISI – Chiunque siano le persone che hanno occupato in questi giorni prima il cantiere Monteco, poi la sala di rappresentanza del Comune di Brindisi, nessuno può dire che la città e il territorio non abbiano problemi di occupazione. Questioni che non possono essere risolte gonfiando a dismisura gli organici delle multiservizi o dell’azienda di igiene urbana, già a lungo, e con pessimi risultati operativi, sfruttate come ammortizzatori sociali. Ma i segnali di questi giorni non smuovono le acque stagnanti del porto, una gigantesca risorsa economica sempre più vuota di navi e traffici. Scricchiola persino l’assetto del principali dei fatturati portuali, quello della movimentazione del carbone, con le ripercussioni denunciate dai lavoratori di Ecologica.

BRINDISI – Chiunque siano le persone che hanno occupato in questi giorni prima il cantiere Monteco, poi la sala di rappresentanza del Comune di Brindisi, nessuno può dire che la città e il territorio non abbiano problemi di occupazione. Questioni che non possono essere risolte gonfiando a dismisura gli organici delle multiservizi o dell’azienda di igiene urbana, già a lungo, e con pessimi risultati operativi, sfruttate come ammortizzatori sociali. Ma i segnali di questi giorni non smuovono le acque stagnanti del porto, una gigantesca risorsa economica sempre più vuota di navi e traffici. Scricchiola persino l’assetto del principale dei fatturati portuali (seguito solo da quello del rimorchio), la movimentazione del carbone, con le ripercussioni denunciate dai lavoratori di Ecologica.

Brindisi ha bisogno, alla guida dell’Autorità portuale – dicono molti osservatori fuori dai giochi ma economicamente coinvolti dalla crisi dello scalo –, non di un papa straniero (tema del giorno in parecchie case della politica e delle istituzioni) dotato di strabiliante curriculum, ma di un manager che sappia fare subito due cose molto semplici e concrete: la prima è quella di dotare il porto dei servizi che sono progressivamente scomparsi, utilizzando i fondi a disposizione, ogni partnership e progetto possibile come “Porti verdi” (di cui BrindisiReport.it si è occupato ieri, ndr), ascoltando i rappresentanti degli armatori e gli stessi armatori rimasti ancora sul campo, curando la competitività dei costi e spezzando il circuito delle lobby presenti; la seconda è quella di avviare la progettazione del nuovo Piano regolatore del porto, strumento senza il quale ogni nuova infrastruttura è irrealizzabile, e la cui redazione comporta lo stesso iter temporale di una variante.

Andare avanti come in questi anni è irragionevole, dicono alcuni operatori economici, si perdono occasioni, armatori, linee e posti di lavoro. Ma non sembrano questi i criteri ispiratori della lunghissima fase di scelta del nuovo inquilino della ex stazione marittima di piazza Vittorio Emanuele II. Dopo l’accantonamento dei nomi di Affinita e Barbero, ora si parla di un avvocato greco con studio e attività a Rotterdam, che forse ha già declinato la proposta per ovvie ragioni. Del tutto ignorata dal Comune e dalla Provincia (e ancora non si sa quale sarà la scelta della Camera di commercio), la lista dei candidati locali. Tra essi non mancherebbero i buoni tecnici in grado di fare l’onesto lavoro di cui sopra. Ma non sono questi gli interessi della politica. Il quadro dei rinnovi delle Autorità portuali in scadenza è desolante, con il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, che sembra impegnato soprattutto a sottrarre sedi al centrosinistra.

A Livorno il ministro ha bocciato subito la ricandidatura di Roberto Piccini, suo nemico personale. Ora Comune labronico, Provincia e Regione Toscana cercano di sbloccare la situazione proponendo in maniera unitaria il nome dell’attuale commissario, l’avvocato Giuliano Gallanti già presidente a Genova, anche se il processo per falso e truffa aggravata a carico di Piccini per una indennità non spettante, ragione ufficiale della sua esclusione dalla candidatura, è stato archiviato un paio di settimane fa dal tribunale. Nelle Marche, ad Ancona, alla fine Matteoli ha nominato un uomo del centrodestra, Luciano Canepa, livornese. A Trieste, la prima pratica chiusa, c’è Marina Monassi, gradita a Unicredit ma anche alla maggioranza di governo attuale a Roma e alla Regione Friuli Venezia Giulia. Nel Lazio, per l’Authority che governa Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, il nuovo presidente sarà a sua volta espresso dal centrodestra (si parla di Pasqualino Monti).

Restano le tre Autorità portuali pugliesi: a Bari il presidente uscente Francesco Mariani è stato nominato commissario, e dovrebbe rientrare al suo posto perché è lui che vogliono il sindaco Michele Emiliano e il governatore Nichi Vendola. A Taranto il centrosinistra, col presidente della Provincia, Gianni Florido, in testa vuole l’ammiraglio Salvatore Giuffrè che da qualche tempo fa il commissario all’Authority del porto ionico. Ma il ministro Matteoli e il Pdl pugliese vogliono per il centrodestra anche questa casella. Infine – in tutti i sensi – c’è Brindisi, dove sembra che l’unica parola che conta possa pronunciarla il sindaco Domenico Mennitti. Ma se la scelta del presidente uscente Giuseppe Giurgola ricade originariamente su settori del centrosinistra e sul pressing, all’epoca, di ambienti portuali brindisini (con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti), sul prossimo passo non vi saranno dubbi circa la responsabilità politica, che Mennitti comunque è abituato ad assumersi senza infingimenti.

E se la soluzione migliore fosse quella di una scelta condivisa, basata su un progetto chiaro e semplice, sostenuto da tutti e tre i soggetti istituzionali coinvolti? A Brindisi c’è gente che ha le idee chiare, che conosce la portualità internazionale e le regole del gioco, ma che non è stata neppure presa in considerazione mentre si consuma una ricerca estenuante di qualche professionalità esterna, ma anche gradita a Matteoli, cosa che restringe di molto il campo delle possibilità e allarga invece il rischio di un arrangiamento –questo sì- alla brindisina. Intanto al porto calano fatturati, si perdono navi e occasioni di lavoro, e la mancanza di un nuovo piano regolatore si sente sempre più.

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