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Economia

Vertenza lavoratori Restinco: "Accordo raggiunto, revocato stato d'agitazione"

Positivo l'esito di un incontro con i sindacato. La Fp Cgil: "Si è evitata la cassa integrazione"

Riceviamo e pubblichiamo una nota Pancrazio Tedesco, segretario generale della Fp Cgil Brindisi, e di Chiara Cleopazzo, responsabile contrattazione della Fp Cgil Brindisi, sul buon esito della vertenza riguardante i lavoratori del centro di accoglienza per migranti di Restinco

L’incontro avvenuto mercoledì’ 26 Gennaio  tra le Parti Sociali, le Cooperative che gestiscono il Centro di accoglienza per immigrati di Restinco e la Prefettura, ha avuto il merito di affrontare l’emergenza vertenziale riguardante la grave situazione di disagio dei Lavoratori i quali sono ciclicamente costretti a sottostare con salari che non arrivano a cinquecento euro al mese e per ultimo rischiavano perfino di essere collocati in cassa integrazione. Ma non solo. Parallelamente si è focalizzata anche l’attenzione sul futuro della Struttura mediante la qualificazione dei progetti di accoglienza in relazione anche al diritto dei Lavoratori di ripristinare adeguati contratti di lavoro che il Decreto Sicurezza di salviniana memoria ha destrutturato per ragioni meramente elettoralistiche. Perché di questo si tratta. La Funzione Pubblica Cgil è impegnata da anni ad avversare questa impostazione gestionale che produce un evidente depotenziamento dei Centri di Accoglienza e soprattutto dei posti complessivi di accoglienza del sistema asilo in alcuni casi a “somma zero”.

Si pagano, in verità, recenti scelte politiche aventi una forte impronta ideologica orientata al consenso che ha snaturato gli aspetti virtuosi del sistema costruito negli anni, ma anche l’attuale debolezza del nuovo fronte politico che ha modificato con l’ultimo provvedimento solo parzialmente il precedente decreto sicurezza:  permane il forte ridimensionamento delle risorse per i Centri di Accoglienza; ancora scarsa la qualità del lavoro; diminuzione del lavoro; ridimensionamento grave dell’orario di lavoro con stipendi da fame non degni di un Paese che vuol dirsi civile.

Ed è proprio in questo scenario che si è determinata la vertenza in questione che solo grazie al grande senso di responsabili delle Parti, in primis alla sensibilità istituzionale della Prefettura, si è riusciti ad evitare la cassa integrazione per i Lavoratori. Ma questo evidentemente non basta perché è necessario, ora, traguardare altri obiettivi: i lavoratori impegnati da più di un lustro nel centro di accoglienza Cara/Cpr non possono continuare a vivere nell’incertezza per il loro futuro e vedersi, oltretutto, privati di un contratto di lavoro dignitoso considerato che in questi anni sono diventati “poveri pur lavorando”. L’azione da intraprendere deve riguardare una pianificazione di accoglienza non episodica, né residuale in pratiche di promozione della coesione sociale/inclusione sociale, valorizzando buone pratiche capaci di avviare un progetto ampio che contemperi una “giusta integrazione” con i diritti inalienabili dei Lavoratori ad avere un contratto di lavoro dignitoso. E su quest’ultimo aspetto vorremmo poter discutere con la prefettura anche su progetti mirati di ampio respiro anche di natura territoriale capaci di strutturare azioni e nuovi servizi che vedano protagonisti i lavoratori.

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