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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

"Salviamo il futuro del Canale Pigonati"

BRINDISI – Chi ha deciso che nel porto interno di Brindisi non debbano entrare le navi da crociera di tonnellaggio superiore a quelle che si sono viste sino ad oggi? A quale tavolo di programmazione, tra tutti quelli annunciati, invocati, auspicati e promessi è stata presa questa decisione?

BRINDISI – Chi ha deciso che nel porto interno di Brindisi non debbano entrare le navi da crociera di tonnellaggio superiore a quelle che si sono viste sino ad oggi? A quale tavolo di programmazione, tra tutti quelli annunciati, invocati, auspicati e promessi è stata presa questa decisione? L’impressione, sempre più forte, è che la gestione del porto stia seguendo una deriva che la allontana sempre più dagli interessi della città.

Al centro dell’ennesima scelta contestata questa volta c’è il Canale Pigonati, quel passaggio tra il porto interno e l’esterno che ha segnato per secoli la vita della città, quasi spopolata dalla malaria e dalla povertà nella seconda metà del diciottesimo secolo quando il canale era ostruito.

Oggi si vogliono consolidare le due sponde del Pigonati, ma con un intervento che rischia di rendere immutabile – salvo spese astronomiche – un suo futuro allargamento e modifica, ipotesi che in un porto moderno e a 150 anni dagli ultimi interventi non può essere scartata. Le dimensioni del Canale Pigonati, che praticamente è nelle attuali condizioni dal periodo unitario, furono allora valutate per un traffico commerciale e per navi molto diverse. Bisognerebbe perciò tenersi le mani libere e pensare in grande, e tutt’al più dragare, per avere fondali adatti ad un certo tipo di unità da crociera, piuttosto che bloccare ogni futuro sviluppo.

L’allarme lo lancia Teodoro Titi, agente marittimo, membro del Comitato portuale ed ex assessore comunale al Turismo, al cospetto del secondo stralcio di interventi di consolidamento che riguardano la banchina Ammiraglio Millo (che va dal Villaggio Pescatori al Monumento al Marinaio), interessata dal primo stralcio, e poi la banchina del piazzale del Monumento e quella successiva del Canale Pigonati (sponda destra entrando in porto). Perché la preoccupazione di Titi? Perché la palificazione in cemento armato che sarebbe utilizzata per l’intervento bloccherebbe ogni possibilità di allargamento del canale, salvo spese astronomiche e interventi molto complessi.

Insomma, piuttosto che valorizzare al massimo il piazzale di S.Apollinare, versante interno, dove già l’Autorità Portuale ha perso 50 milioni di euro di finanziamento Cipe per i nuovi accosti delle navi traghetto e ro-ro (versante sul porto medio), e dove si sta già consolidando la banchina esistente modificandone anche la struttura, si condanna il Pigonati a non “crescere”. Sembra di essere tornati indietro nel tempo quando Teodoro e Giovanni Monticelli, e Benedetto Marzolla, il primo e l’ultimo autorevoli scienziati del Regno di Napoli ma brindisini schierati a difesa della propria città, impedirono che il canale fosse abbandonato a se stesso dopo due interventi di ripristino infelici, e che i fondi fossero spostati per l’ampliamento del porto di Gallipoli. Chi difenderà oggi il Canale Pigonati?

Ma ecco cosa dice Titi: “L’Autorità Portuale ha reso noto che a breve inizieranno i lavori di consolidamento di un lato della banchina del Canale Pigonati. Questi lavori consistono nel posizionare in acqua una serie di pali di calcestruzzo a protezione della banchina. La notizia appare sull’Albo Pretorio on-line del Comune di Brindisi e la pubblicazione scadrà domani 19 febbraio. Se quest’opera dovesse realizzarsi diremo per sempre addio alla possibilità di allargamento del Canale Pigonati necessario ad ospitare le grandi navi da crociera nel porto interno”.

Secondo l’agente marittimo, “questi lavori non sono assolutamente necessari né urgenti e qualora un giorno si dovesse finalmente decidere di allargare il canale, i costi per la demolizione di quest’opera sarebbero enormi. Durante il periodo di commissariamento dell’ammiraglio Lolli, si ipotizzò, con buon senso, di utilizzare questi soldi (si tratta di milioni di euro) per iniziare la prima fase dell’allargamento del canale, piuttosto che realizzare un’opera inutile e controproducente. Tale progetto è stato misteriosamente accantonato”, rileva Titi.

“Faccio appello al buon senso di tutti coloro che auspicano un ritorno in vita del porto interno ed un uno sviluppo crocieristico del porto di Brindisi – conclude Teo Titi - perché si oppongano fortemente al compimento di questo delitto”. Ed ora bisognerebbe sentire cosa ne pensa l’amministrazione comunale, tanto per cominciare.

Ordinanza Haralambidis

 

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