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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Allarmanti crepe nel polo energetico, mentre latita un progetto sul suo futuro

Parole al vento, quelle spese soprattutto negli ultimi due anni da vari osservatori, in varie sedi e anche su questo giornale, per richiamare l'attenzione sulle crisi e le ristrutturazioni di mercato dell'industria chimica e di quella energetica. Allarme della Cisl

BRINDISI - Parole al vento, quelle spese soprattutto negli ultimi due anni da vari osservatori, in varie sedi e anche su questo giornale, per richiamare l'attenzione sulle crisi e le ristrutturazioni di mercato dell'industria chimica e di quella energetica, la cui tenuta sin qui ha risparmiato a Brindisi e al suo territorio le ondate di licenziamenti verificatesi in altri poli produttivi italiani. Ma a distanza di alcuni mesi, prima la ventilata vendita di Versalis da parte di Eni, per ora rientrata, ed ora il drastico ridimensionamento degli assetti produttivi della termoelettrica Enel di Cerano, accendono definitivamente le temute spie di allarme.

Con i tagli alla produzione e le fermate di parte degli impianti, si fanno sempre più forti gli scricchiolii nel sistema dell'indotto, fatto di appalti nel settore delle manutenzioni meccaniche, in quelli della movimentazione e del trasporto del carbone e dei residui della sua combustione, delle pulizie industriali soprattutto. Un panorama di imprese già scosse da gare - denunciano da anni i sindacati - impostate sul criterio del massimo ribasso. Poi arriva anche l'annuncio di Enel Spa della messa in sicurezza di tre dei quattro gruppi da 660 megawatt ciascuno. E' stato il prefetto Annunziato Vardè a fare il passo, su domanda dei sindacati, di convocare un tavolo per una verifica diretta e tempestiva della situazione, per il 4 aprile. Sullo sfondo, anche la spaccatura in sede ministeriale e locale sul rilascio della nuova Autorizzazione integrata ambientale alla centrale "Federico II".

Il picchetto a CeranoQuindi la messa in sicurezza di tre sezioni su quattro del più grande impianto termoelettrico italiano è una scelta obbligata dovuta alla crisi del mercato dell'energia prodotta con fonti fossili (gas incluso), oppure l'avvio di una politica di pressing azinedale per sbloccare l'Aia, dopo il non arrivato dal Ministero della Salute e dal Comune di Brindisi? Certo è che non si più navigare senza bussola, a Brindisi, e se si vuole evitare - prima o poi - una ondata di tagli occupazionali, bisogna pensare seriamente al presente e al futuro dell'utilizzo del carbone.

Ha già compiuto la propria scelta A2A per il suo vetusto impianto di Costa Morena, fermo da oltre due anni, rinunciando al progetto della combustione mista carbone-Css (un materiale ricavabile dalla frazione secca dei rifiuti soldi urbani) dopo il parere negativo in sede di Valutazione di impatto ambientale, proponendo ora un progetto misto tra riconversione ad impianto di energia fotovoltaica e realizzazione di un impianto di compostaggio a ciclo avanzato. Si vedrà. Ma Enel cosa progetta per il futuro della "Federico II"? Di cosa discutono il sindaco Angela Carluccio e i rappresentanti del gruppo elettrico quando si incontrano? Certo non di questioni strategiche riguardanti il polo energetico brindisino, che conta anche una terza centrale, quella a ciclo combinato a gas di Enipower, nell'area del petrolchimico consortile.

Eppure si tratta di un settore industriale fondamentale per Brindisi, nel bene e nel male, sui cui non si possono esercitare le teorie della prevalenza degli interessi ambientali e sanitari senza progettare, in un confronto tra istituzioni e azienda, anche idee per continuare a garantire il lavoro, Perdere occupazione e imprese, dopo aver pagato un alto prezzo per gli impatti ambientali e sulla salute, sarebbe una sconiftta gravissima per la città di Brindisi, gli altri centri del territorio brindisino e del Leccese.

La centrale Enel di Cerano 

Sul tema del coinvolgimento diretto del governo nazionale sulla sorte della centrale Enel di Cerano oggi parla nuovamente la Cisl di Taranto Brindisi, "che nei giorni scorsi ha riunito d’urgenza il proprio coordinamento territoriale industria, e si fa interprete dell’allarme sociale conseguente alla crisi che sta montando, in queste settimane, nel sistema sia diretto che dell’appalto Enel, presso la centrale termoelettrica Federico II, dove in poco più di dieci anni la produzione si è dimezzata drasticamente, determinando minori commesse che si traducono in preoccupazioni sia per il futuro operativo dello stabilimento - dove sono stati già messi in sicurezza tre gruppi di produzione -  che per le ricadute economiche negative sul territorio e, non ultimo, per i tagli netti all’occupazione evidenziati dall’attuale fase di rinnovo degli appalti".

"Il destino lavorativo attuale e di prospettiva degli attuali circa mille dipendenti tra diretti e indiretti che operano in centrale, al netto della crisi evidenziata pure nel sistema indotto che implementa anch’esso quote importanti di una economia brindisina complessivamente piatta, merita l’attenzione unitaria del sindacato - dice la Cisl - e l’azione coordinata di tutti i soggetti politici, dei pubblici amministratori, delle rappresentanze parlamentari, delle organizzazioni imprenditoriali, della Regione Puglia, della stessa Enel che è sollecitata a manifestare coerenze con gli impegni industriali assunti e sottoscritti con i sindacati, con il territorio e mai ufficialmente revocati".

Carboniera al molo Enel di Brindisi-2

Un apprezzamento della Cisl va al prefetto di Brindisi, Annunziato Vardè, per la "sensibilità manifestata a fronte della richiesta di convocazione dei sindacati confederali, fissando un incontro contestuale con Confindustria e la direzione della centrale per il prossimo 4 aprile, sulla vertenza in atto e sulle procedure per il cambio di appalto. A quest’ultimo riguardo, la Cisl, nell’assicurare sostegno e vicinanza alla mobilitazione in atto dei lavoratori delle imprese di appalto, per le incertezze occupazionali conseguenti al rinnovo degli stessi appalti ed ai minori volumi produttivi richiesti da Enel, chiede con forte determinazione il rispetto dei protocolli su legalità e sicurezza e il rispetto della clausola sociale, oltreché la forte attenzione da riservare alle aziende del territorio".

Infine il passaggio sul richiamo al governo nazionale: "La centrale termoelettrica Federico II è un impianto al servizio della Regione e del Paese, perciò le dinamiche produttive e le ricadute sociali dirette e indotte sono meritevoli di attenzione anche del governo centrale che può e deve porre in essere condizioni di garanzia, pur in un contesto di mutamento del mercato di produzione dell’energia elettrica. La Cisl Taranto Brindisi continuerà ad operare, come sempre, perché sia salvaguardato il sistema industriale brindisino e reso sempre più sostenibile, salvaguardando i livelli occupazionali e preservando la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini".

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