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Silenzio, si liquidano ricerca e studenti

BRINDISI – La notizia che l’assemblea straordinaria dei soci di Cittadella della Ricerca Scpa (società consortile per azioni) per la sua messa in liquidazione è confermata: la data è quella dell’1 marzo in prima convocazione, e del 2 marzo in seconda convocazione, ordine del giorno su due punti: revoca della messa in liquidazione; determinazioni per la messa in liquidazione. Quindi il voto del consiglio provinciale (socio di maggioranza di Cittadella), che su proposta del presidente Massimo Ferrarese indicava la strada della trasformazione della società per azioni in società a responsabilità limitata, è stata disattesa e senza alcuna comunicazione allo stesso consiglio provinciale, a quanto pare.

BRINDISI – La notizia che l’assemblea straordinaria dei soci di Cittadella della Ricerca Scpa (società consortile per azioni) per la sua messa in liquidazione è confermata: la data è quella dell’1 marzo in prima convocazione, e del 2 marzo in seconda convocazione, ordine del giorno su due punti: revoca della messa in liquidazione; determinazioni per la messa in liquidazione. Quindi il voto del consiglio provinciale (socio di maggioranza di Cittadella), che su proposta del presidente Massimo Ferrarese indicava la strada della trasformazione della società per azioni in società a responsabilità limitata, è stata disattesa e senza alcuna comunicazione allo stesso consiglio provinciale, a quanto pare.

Tali opzioni sono previste quando le perdite superano un terzo del capitale sociale. Trascurando volutamente il battage mediatico e le dichiarazioni generiche su “buchi” e “voragini” nei conti sfuggite al consiglio di amministrazione attuale, al suo presidente ed ai revisori nell’approvazione dei bilancio 2009 e 2010, ma scoperte da Ferrarese quale – a questo punto – ulteriore soggetto di verifica, non si sa esattamente quale sia l’ammontare delle perdite, e come mai non siano state rilevate nei passaggi previsti dalla legge. La messa in liquidazione consegnerebbe tutto nelle mani dei liquidatori, e sarebbero loro a stabilire la natura e la portata dei problemi.

Fuori gioco dunque tutti i pool e le commissioni nati in seguito alla campagna considerata diffamatoria nei propri confronti dall’ex direttore di Cittadella della Ricerca, Angelo Colucci, l’unico che ha affidato a un giudice la questione sporgendo querela contro il giornale e il giornalista che hanno condotto la campagna, e contro il presidente di Cittadella, Antonio Andreucci, per i contenuti di un’intervista pubblicata sullo stesso giornale. Sia la commissione d’inchiesta varata dal consiglio provinciale su richiesta dell’opposizione, sia il comitato di esperti nominati dal CdA di Cittadella per una verifica contabile su ciò che allo stesso consiglio di amministrazione ed ai sindaci (senso sostanziale delle affermazioni di Ferrarese) sarebbe sfuggito, non avrebbero più alcun senso, se quello di pervenire ad un giudizio postumo alla liquidazione.

Piuttosto è di grande attualità il fatto che Cittadella della Ricerca vanti crediti di entità rilevante nei confronti di alcuni inquilini del comprensorio tecnico scientifico, incluso (almeno sino a qualche tempo fa) uno dei componenti del consiglio di amministrazione. Cosa fa una società per riscuotere i crediti? Falliti i tentativi bonari e le sollecitazioni, si passa ai decreti ingiunti. Che erano stati approntati, ma poi accantonati, salvo in un caso in cui il decreto è stato notificato, poi bloccato non si sa per quale ragione, per giungere addirittura all’acquisizione di quote di questa società da parte di Cittadella della Ricerca. Se sia stato un buon affare lo diranno i liquidatori, se la Scpa Cittadella della Ricerca andrà in liquidazione.

Ovviamente i liquidatori chiederanno anche perché non sono stati riscossi gli altri crediti. Quindi buchi e voragini si sarebbero potuti colmare senza tanti problemi. A questo punto la storia si avvicina molto, come scenario, a quella dei registri portati in procura, con l’inevitabile domanda del pm: come mai avete certificato la regolarità di bilanci su cui avete dubbi? Purtroppo la situazione si sta aggravando, e non si capisce come e chi possa intervenire per evitare la perdita di un grande patrimonio di ricerca scientifica e industriale, e di formazione universitaria.

L’università rischia di essere la prima vittima della liquidazione di Cittadella della Ricerca, e con essa le centinaia di studenti della provincia di Brindisi e centri vicini che non ci stanno a finire in sedi lontane, con costi e disagi immaginabili. Sono stati più reattivi dei partiti, gli studenti, si stanno organizzando in comitato per raccogliere firme e fare partire la protesta. A giudicare dall’esterno, quindi con possibilità di minimizzare o accentuare i termini della questione, tra Università del Salento, Cittadella della Ricerca e Provincia di Brindisi i rapporti sono oramai solo puramente formali. Unisalento tra l’altro è in credito di circa due milioni di euro della convenzione ventennale stipulata a fronte della nascita e dell’insediamento del polo universitario brindisino in Cittadella. Insomma, anche la Provincia ha tagliato sulla formazione preferendo altri investimenti nel cosiddetto marketing territoriale.

Una storia in cui la politica, tutta presa nelle logiche delle alleanze elettorali, non è ancora entrata massicciamente per correre ai ripari. Ma le perdite per il territorio brindisino, se l’Università sarà costretta al trasloco e con essa i laboratori di molte società pubbliche e private, saranno gravissime. A partire da quelle delle famiglie degli studenti attuali e futuri. Lo sottolinea il consigliere regionale brindisino Giovanni Brigante in una nota diffusa nel pomeriggio. “Apprendiamo dalla stampa l’intenzione del presidente della Cittadella della Ricerca, Antonio Andreucci, di voler mettere in liquidazione la stessa cittadella”, dice Brigante.

“Sarebbe una vera iattura per Brindisi e l’intero Salento la scomparsa di un centro di eccellenza nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, la cui responsabilità – sostiene il consigliere regionale de La Puglia per Vendola - andrebbe addebitata principalmente all’amministrazione provinciale, socio di maggioranza della stessa, che negli ultimi giorni ha assunto un atteggiamento negativo e pretestuoso nei riguardi della passata dirigenza. Nell’auspicare che tale evento non abbia a concretizzarsi, invitiamo tutte le forze politiche ed universitarie – conclude Brigante - a far sentire tempestivamente il proprio dissenso su una scelta fortemente penalizzante per il territorio e l’Università brindisina”.

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