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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

"Strategie per il porto". Ma siamo già fuori

BRINDISI – “Strategie di sviluppo delle attività portuali: atti conseguenti” è il tema della convocazione del Comitato portuale per lunedì 28 ottobre alle 9,30, “su richiesta di alcuni componenti ai sensi del vigente regolamento”, scrive il presidente sub judice Iraklis Haralambidis.

BRINDISI – “Strategie di sviluppo delle attività portuali: atti conseguenti” è il tema della convocazione del Comitato portuale per lunedì 28 ottobre alle 9,30, “su richiesta di alcuni componenti ai sensi del vigente regolamento”, scrive il presidente sub judice Iraklis Haralambidis. Il quale, in questi giorni, ha inviato una breve nota alla stampa per esternare il proprio pensiero a proposito di strategie comuni tra i porti pugliesi di fronte alle sfide internazionali poste dalla programmazione comunitaria ma più in generale dall’evoluzione dei traffici marittimi. E per dire che sarebbe un grave errore lasciare fuori Brindisi da questa partita.

Il punto però è che Brindisi è già fuori da questa partita, per precise responsabilità delle gestioni che si sono succedute all’Autorità portuale dall’inizio sino ad oggi, inclusa quella dello stesso Haralambidis: Taranto e Bari sono porti di interesse nazionale, Brindisi non più per scelta del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Sperare di rientrare in gioco senza averne i requisiti è fuori discussione, e non vale nulla mettere in discussione le strategie regionali, come se ad esse fossero imputabili le sfortune dello scalo marittimo brindisino.

Comunque, per la prima volta anche se con molto ritardo, Haralambidis annuncia che il porto di Brindisi non è stato inserito dall’Unione Europea tra i porti strategici (Core), pur rivendicando ora che l’Europa non deve considerare i porti pugliesi singolarmente, ma come sistema. Un pannicello caldo, ad uso e consumo di un’opinione pubblica che tuttavia ormai ha ben compreso come stiano le cose.

Va ricordato, infatti, che l’esclusione dall’elenco dei porti strategici significa che per i prossimi 20 anni non sarà possibile alcun tipo di investimento con i fondi Ue sul porto di Brindisi: una condanna ad una stagnazione infinita, motivata dalla mancanza in tutti questi anni della presentazione di progetti credibili, mentre si sono persi 50 milioni di euro stanziati dal Cipe per i nuovi accosti di S.Apollinare e sono state pagate profumatamente progettazioni preliminari per opere non realizzabili.

Perché Taranto e Bari dovrebbero fermarsi a guardare indietro, se Brindisi non ha i requisiti richiesti? Per quale ragione questi porti, già inseriti tra i porti strategici e già destinatari di diverse centinaia di milioni di euro di investimenti per i prossimi anni, e potendo disporre a breve entrambi dei nuovi piani regolatori (sono in dirittura d’arrivo), dovrebbero rischiare di compromettere la loro situazione se hanno già tutto ciò che hanno richiesto, ed anche di più (la parte destinata a Brindisi)?

I propositi della politica sono una cosa, i fatti e le situazioni concrete un’altra. C’è solo un’operazione disperata da tentare, una mission impossibile: con la spinta degli attori istituzionali e dell’economia salentina in totale e convinta sinergia, preparare e portare nel giro di un mese al Ministero delle Infrastrutture e a Bruxelles almeno una bozza di Piano regolatore generale del porto con le opere strategiche da realizzare, e poi incrociare le dita.

Ma chi potrebbe fare questo? Non certo Haralambidis, ma forse un commissario designato dallo stesso ministro con una concertazione informale che coinvolta gli enti locali e la Regione Puglia. Un commissario ad acta come quello che dovrà risolvere la spinosa questione del bilancio consuntivo 2012 non approvato dal Comitato portuale. E’ incredibile come tutte le grane di questa gestione, pure restando senza risposte, vengano messe alla spalle irrisolte.

Un esempio quello della scorsa seduta del Comitato portuale dove all’ordine del giorno c’erano alcune sub concessioni (le definiamo in tal modo per comodità) della società di gestione del Marina di Bocche di Puglia di cui è socio anche il comune di Brindisi che ne esprime il presidente, attivate nei fatti dal concessionario senza l’autorizzazione dell’Autorità portuale, come nel caso del ristorante-bar dello stesso porticciolo turistico.

L’articolo 45 bis del Codice della navigazione, a tal proposito recita: “Affidamento ad altri soggetti delle attività oggetto della concessione - Il concessionario, in casi eccezionali e per periodi determinati, previa autorizzazione dell' autorità competente, può affidare ad altri soggetti la gestione delle attività secondarie nell' ambito della concessione”. E in effetti la società Bocca di Puglia le domande all’Authority le aveva depositate a maggio per tempo. Ma risposte, nessuna. Il ristorante come tutti sanno ha funzionato regolarmente lo stesso ed ha cessato l’attività come da contratto ad inizio ottobre.

Quindi una violazione  dell’articolo 45 bis. Si può mettere una pezza? Ci ha provato Haralambidis nell’ultima seduta del Comitato portuale chiedendo di votare a favore delle sub concessioni con mesi di ritardo, ma il Codice della navigazione non prevede alcuna sanatoria, e i membri del Comitato portuale si sono ben guardati dal ratificare alcunché. E la grana c’è, bella grossa, anche se non se ne parla o si fa finta di nulla. Infatti l’articolo 47 relativo all’argomento “decadenza dalla concessione”, dice che l’amministrazione “può dichiarare la decadenza del concessionario” per una serie di ragioni inclusa quella appena descritta.

Ecco le previsioni dell’articolo 47. La decadenza è prevista “a) per mancata esecuzione delle opere prescritte nell' atto di concessione, o per mancato inizio della gestione, nei termini assegnati; b) per non uso continuato durante il periodo fissato a questo effetto nell' atto di concessione, o per cattivo uso; c) per mutamento sostanziale non autorizzato dello scopo per il quale è stata fatta la concessione; d) per omesso pagamento del canone per il numero di rate fissato a questo effetto dall' atto di concessione; e) per abusiva sostituzione di altri nel godimento della concessione; f) per inadempienza degli obblighi derivanti dalla concessione, o imposti da norme di leggi o di regolamenti. Nel caso di cui alle lettere a) e b) l' amministrazione può accordare una proroga al concessionario. Prima di dichiarare la decadenza, l' amministrazione fissa un termine entro il quale l' interessato può presentare le sue deduzioni. Al concessionario decaduto non spetta alcun rimborso per opere eseguite né per spese sostenute”.

Ma il problema appena enunciato è già scomparso perché non si sa ora cosa accadrà e chi deve fare cosa, se la norma parla chiaro. Il 28 intanto si vedrà se il Comitato portuale sulle opere strategiche si terrà, mentre non si sa anche in questo caso chi dovrebbe fare proposte concrete e chi poi dovrebbe finanziarle stante la situazione descritta in principio dell’articolo. La condizione del porto di Brindisi al cospetto del futuro resta grave, e da Roma nessun segnale di attenzione. Anche perché non si sa che fine abbiano fatto i proclami e gli impegni assunti dalla politica locale per mettere il ministro Maurizio Lupi di fronte al problema.

 

 

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