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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

"Università desertificate, dottorati in crisi": allarme dagli studenti

Quando la ricerca scientifica a livello universitario in Puglia coglie primati nazionali ed internazionali, la politica applaude e vanta i successi e l’immagine che danno della regione e delle sue risorse umane e formative. Ma dietro le quinte la realtà è quella di una crisi profonda

Quando la ricerca scientifica a livello universitario in Puglia coglie primati nazionali ed internazionali, la politica applaude e vanta i successi e l’immagine che danno della regione e delle sue risorse umane e formative. Ma dietro le quinte la realtà è quella di una crisi profonda, che spinge studenti e ricercatori a fuggire altrove. Con conseguente perdita di iscritti e dottorati per gli Atenei. La denuncia ancora una volta arriva proprio dagli studenti delle Rete della Conoscenza e dall’associazione dei dottorandi, che rende note le cifre (che dovrebbero interessare profondamente tutte le famiglie che tengono al futuro dei propri figli) e chiama la stessa Regione Puglia all’impegno, di fronte ai tagli e al disinteresse del governo nazionale che continua a puntare sul Nord.

“Apprendiamo i numeri del rapporto dell'Arti sul sistema universitario regionale – dicono in un comunicato Rete della Conoscenza e Adi - e con amarezza e indignazione non possiamo dirci stupiti dallo scenario che sottendono. Sempre meno studenti restano in Puglia, il 34,1% sceglie gli atenei del Centro-Nord. Dal 2004 al 2011 tra gli atenei di Bari, Foggia e Lecce si è registrata una contrazione del 22,2% di immatricolazioni a fronte di un calo nazionale inferiore e pari al 16%”. “Da anni noi studenti ci mobilitiamo in Puglia e in tutta Italia chiedendo politiche mirate per la salvaguardia degli Atenei del Sud, a partire da quelli più in crisi», dichiara Nunzio Nardulli, coordinatore della Rete della Conoscenza Puglia.

“Con l'acuirsi della crisi economica, la fuga giovanile dal Mezzogiorno è diventata una necessità per sfuggire al ricatto sociale che pesa sulle esistenze di migliaia di persone. Spesso i giovani scelgono regioni quali il Piemonte o l'Emilia Romagna perché hanno più possibilità di prendere la borsa di studio o il posto letto in alloggio. Le responsabilità sono da imputare anche ai governi degli ultimi anni, che hanno scelto di dare priorità agli Atenei di serie A –  tra i quali di certo non rientrano quelli del Sud – facendo ricadere il principale sostentamento delle università meridionali sulle tasse pagate dagli studenti, con conseguenti limiti sulle possibilità di migliorare la qualità della didattica, degli spazi e dell’offerta formativa. Il tutto è aggravato dalla mancanza di un welfare studentesco, diretto e indiretto, sistematizzato e gratuito»”

All'abbandono degli studi all'Università corrisponde il tracollo, negli ultimi dieci anni, del numero di dottorandi: -41%, con la tendenza peggiore d’Italia. “Il dottorato di ricerca in Puglia – dichiara Pasquale Ricci, Associazione Dottorandi Italiani Puglia – è in crisi: con un rapporto di 0,3 dottorandi ogni mille abitanti ci collochiamo tra le ultime regioni in Italia (V Indagine ADI). Sussistono ancora dottorandi senza borsa che fanno ricerca in condizioni svantaggiose. Anche in questo caso la forte sperequazione nell’assegnazione delle risorse tra gli atenei del Nord e del Sud Italia limita fortemente il reclutamento di nuovi ricercatori”.

“Gli ultimi tre cicli di dottorato hanno visto un forte decremento dei posti banditi e una conseguente emigrazione di potenziali giovani ricercatori verso il Nord Italia e l’estero. L’Adi in Puglia ha avviato un’interlocuzione con l’assessorato al Diritto allo studio, all’istruzione e all’università: chiediamo di riavviare programmi di finanziamento del dottorato a livello regionale e proponiamo una serie di misure di sostegno ai dottorandi senza borsa. Non ultimo, la necessità di ragionare su interventi di valorizzazione del titolo di dottore di ricerca aumentando il contatto tra aziende e università. Tuttavia, l’assessorato non ha ancora avviato nessuna procedura sostanziale di stanziamento dei fondi”.

Se da un lato è necessario un cambio di rotta a livello nazionale nel finanziamento della ricerca e dell’istruzione, dall’altro – dicono ancora Adi e Rete della Conoscenza - c’è bisogno che la nostra Regione dia un indirizzo concreto agli investimenti, chiarendo dove e come investire i fondi regionali, costruendo un coordinamento costante tra le amministrazioni dei tre Atenei pugliesi col Politecnico di Bari e la Regione. Valorizzare il rapporto che esiste tra Università, saperi e territorio significa riconoscere gli Atenei come motore di ripensamento, innovazione e sviluppo. “È necessario concepire la formazione e la ricerca come chiavi per aprire nuove opportunità per chi ha diritto di vivere in Puglia con dignità, e non sopravviverci. Chiediamo che le istituzioni si esprimano anche su questi temi e che ne conseguano soluzioni reali”.

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