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Intervento/ Un patto per Brindisi. Mettere alla prova Marino ed Emiliano

Ho partecipato, da iscritto al PD e da cittadino, alla presentazione che Michele Emiliano ha fatto di Nando Marino come candidato del "centrosinistra il più largo della Puglia". Non mi sono meravigliato e non mi indigno,dopo quanto accaduto a Brindisi con la giunta Consales

BRINDISI - Ho partecipato, da iscritto al PD e da cittadino, alla presentazione che Michele Emiliano ha fatto di Nando Marino come candidato del "centrosinistra il più largo della Puglia". Non mi sono meravigliato e non mi indigno - dopo quanto accaduto a Brindisi con la giunta Consales - se Emiliano si sia assunto la responsabilità di proporre e sostenere la candidatura di Marino.

Ho espresso in altre occasioni le mie valutazioni sul metodo adottato, sui rapporti ambigui e doppi utilizzati per raggiungere questo obiettivo, sulla indeterminatezza del progetto politico, sulle modalità di coinvolgimento del partito di cui Emiliano è segretario regionale. Quello che non mi convince è il processo di rimozione di quanto accaduto in questi anni a Brindisi con la maggioranza che ha sostenuto fino alla fine Consales e che città ci hanno lasciato.

In pochi, in questi anni, si sono indignati quando Consales ed i suoi sostenitori in consiglio comunale  e/o fuori di esso, facevano o coprivano le scelte sull'urbanistica, sui rifiuti, sulle tasse ed i tributi, sul bilancio, sulle partecipate. Emiliano, senza successo, è stato tra quelli che ha cercato di dare l'allarme alla città e agli stessi rappresentanti istituzionali. Nessuna reazione civile è stata organizzata a fronte  dello sfaldamento politico e civico, del degrado, delle tante statistiche che condannavano - e condannano - Brindisi negli ultimi posti di quasi tutte le graduatorie tra le città italiane. Solo lamentele e pettegolezzo.

E quei pochi che cercavano di reagire venivano aggrediti da chi in quel momento aveva il potere nelle mani ed isolati o additati dai tanti opportunisti e benpensanti, come invadenti, burattinai, manovratori, ecc.  La città da tempo si sente umiliata ed abbandonata. Adesso ancora di più, perché divisa e con una parte di essa rassegnata al peggio. Allora, a che serve meravigliarsi se ancora una volta il sindaco della città si decide fuori da essa? Consales chi lo decise? E Mennitti dove e perché fu scelto?

Il problema non è questo, anzi, se l'intendimento di Emiliano è quello di aiutare la città a riprendersi ed a ritrovarsi, ben venga la sua indicazione. Ne ha il diritto e il merito. Ma attorno a Marino - aldilà del suo entusiasmo e della sua determinazione - non vedo un'aria di riscatto, di rigenerazione. Ho l'impressione che Marino rischi di diventare per molti un ennesimo sindaco da usare e da condizionare.

Alla sua presentazione ho incontrato tante persone per bene, tanti cittadine e cittadini che vogliono essere protagonisti di un cambiamento vero, non di facciata. Ma erano presenti troppi, troppi camaleonti, espressione di un ceto politico duro a morire. E tra questi anche chi, fino all'ultimo giorno, ha sostenuto Consales o è stato fruitore ed utilizzatore di quella giunta e di quei metodi evidenziati durante le sedute dei consigli comunali. Di questi si dovrebbe parlare e non certamente della presenza di un dirigente dell'Enel che - per il suo lavoro era lì. Anche qui, quanto provincialismo e dietrologia.

La città ha bisogno di facce nuove, di energie fresche e di una nuova generazione di amministratori. Emiliano o Marino non si devono far condizionare dall'usato sicuro  (come competente in questo campo, Marino può essere d'aiuto). Devono avere il coraggio di imporsi e di imporre. Brindisi non ha solo bisogno di un sindaco credibile ma, forse ancora di più, anche  di un consiglio comunale composto da facce nuove, di competenze, di energie civiche che, per alcuni anni, devono contribuire a prendersi cura della città in maniera disinteressata ed autorevole. 

La politica è sempre progetto collettivo, non è mai impresa o avventura personale. E, di una politica in questi termini,  Brindisi ha tanta fame.  Quando non è intesa e non è vissuta in questo modo, i danni sono certi. Prima di fare le liste si può chiedere a quella parte di ceto politico vecchio o nuovo - che l'altra sera era presente così numeroso - di farsi da parte e di aiutare un rinnovamento anche della rappresentanza in consiglio comunale?

Si può chiedere a Marino ed a Emiliano una coerenza a tutto campo? Si può sperare di conoscere anticipatamente la composizione della giunta che, in caso di vittoria, affiancherà Marino nella difficile attività amministrativa di risanamento del comune e di rilancio della città? Se il PD deve prendere le distanze dai suoi vecchi amministratori e dai loro palesi o oscuri sostenitori -  che caparbiamente vogliono stare ancora in campo - come promesso dallo stesso Emiliano, altrettanto devono fare le forze politiche, i movimenti, le liste che costituiranno la coalizione a sostegno di Marino. Non si capirebbe altrimenti la novità e il cambiamento rappresentato da questa candidatura avanzata da Emiliano.

Quando si fanno le liste la tentazione è sempre quella di accaparrarsi elementi sicuri e portatori di voti a prescindere. Consales ha pagato anche per questo. Dobbiamo essere consapevoli che questa tentazione produce una divaricazione tra vecchi e allenati  portatori di voti ed i giovani, le donne, le competenze, che con le loro idee e la loro ansia di cambiamento possono aiutare la città a rialzarsi. Se poi si fa diventare il centrosinistra più allargato della Puglia, una coalizione senza idee e sostenuta da un ceto politico di e per tutte le stagioni e/o perché non c'è più differenza tra destra e sinistra, l'instabilità e la ennesima delusione saranno garantite.

In altri interventi ho sempre  sostenuto  che non si può pensare di fare cose diverse e nuove quando si continuano a fare le stesse cose e, per farle, si fa ricorso gli uomini di sempre. Il perimetro di un quadro politico, largo per quanto si vuole e con la garanzia di Emiliano, non può annullare il valore, le idee, le proposte, la visione, di  cui una forza di centro sinistra deve essere portatrice.

Quando si dice che non c'è più differenza tra destra e sinistra, uno come me, di sinistra, non la prende mai bene, mentre uno di destra applaude convinto. E questo mi puzza. Si possono fare certamente delle alleanze, dei patti, di fronte alle urgenze e alle emergenze, ma non si possono annullare posizioni, storie, visioni. L'uguaglianza, la giustizia sociale,i diritti delle persone, la solidarietà, sono valori che contrastano con qualsiasi idea individualistica e di arricchimento a spese di altri. Amministrare una città vuol dire anche questo.

Un esempio per tutti, se il Comune avesse una disponibilità finanziaria da utilizzare, quale priorità si darebbe: costruire con i soldi dei cittadini un nuovo palazzetto dello sport o dotare i quartieri di asili nido? La città ha bisogno di un patto civile e sociale per il suo riscatto, per il suo futuro e, starei per dire - se non fosse espressione già utilizzata - per la sua rinascita. C'è fame di energie nuove, di progettualità innovativa, di rigore e coraggio, di rottura con i tradizionali legami che da decenni mortificano le potenzialità della città.

Mi permetto di dare qualche suggerimento a Marino: sia innanzitutto se stesso, non reciti, diffidi di chi in questi giorni lo cerca e promette voti, faccia a meno di personaggi del passato e dei marpioni della vecchia politica. Faccia affidamento su competenze e giovani. Non mercanteggi posti e collocazioni. E non si faccia fare lezioni (e poi da chi!!??). Le sole lezioni che deve cercare e imparare con umiltà sono quelle degli elettori girando i quartieri, entrando nelle case delle famiglie brindisine. Conoscerà così un'altra Brindisi, molto diversa di quella a lui nota fino ad oggi.

La coalizione attorno a Marino o è questa o anche lui sarà destinato alla sconfitta personale ed al fallimento.  Una coalizione di centrosinistra, anche se allargata, vince solo se il suo leader sarà capace di costruire una connessione sentimentale con il popolo e di conquistarsi il consenso dell'opinione pubblica democratica. Buon lavoro.

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