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Giovedì, 28 Marzo 2024
Emergenza Covid-19 San Pietro Vernotico

Covid: "Io, miracolato. Grazie agli angeli del Perrino ho accompagnato mia figlia all’altare"

Cosimino Palma 69 anni di San Pietro Vernotico il 7 maggio scorso ha scoperto di aver contratto il virus. Per 16 giorni è stato ricoverato in Terapia Intensiva, poi in Medicina Covid e infine a Mesagne

SAN PIETRO VERNOTICO - Portare sua figlia all’altare era il suo unico desiderio. Un sogno che gli ha dato la forza per non arrendersi al Covid-19, anche quando per lui non c’erano più speranze. Solo un miracolo poteva salvarlo e così è stato, i medici lo hanno salvato. Cosimino Palma 69 anni di San Pietro Vernotico, la moglie Fulvia, le figlie Annalise e Karmen, hanno ancora la voce tremante e gli occhi lucidi quando ricordano quei terribili momenti pieni di buio, sconforto e paura. Tanta paura. Oggi, a quattro mesi di distanza hanno trovato la forza per raccontare quella terribile esperienza e ringraziare pubblicamente “gli angeli sulla terra” dell’ospedale Perrino di Brindisi: le equipe mediche e paramediche dei reparti di Terapia intensiva e Medicina Covid e il reparto Post Covid di Mesagne. 

Giovedì 23 settembre alle 19, presso la Chiesa Santi Angeli Custodi di San Pietro Vernotico verrà celebrata una messa di ringraziamento e tutti coloro che per oltre un mese si sono occupati di lui, con grande amore e passione, sono stati invitati. Nella stessa occasione sarà donata una rosa alla comunità sampietrana. Giunta direttamente da Cascia e prelevata dal cuscino di rose posto ai piedi della statua di Santa Rita, la santa dei “casi impossibili”. La pianta ormai secca è stata conservata in una teca di cristallo donata dall'artigiano del vetro Sergio Barletta.  

rosa di santa rita-2

Per la famiglia Palma i medici che hanno preso in cura papà Cosimino, hanno fatto un vero e proprio miracolo. La preghiera, per loro, è stata l’unica forma di conforto. In molti si sono stretti attorno alla loro sofferenza, al loro dolore, alla loro paura. In molti hanno pregato. 

“Ho ricevuto messaggi di speranza, conforto e vicinanza da decine e decine di persone, ed è per questo che la rosa che mi è stata portata da Cascia quando ho chiesto a un amico che vive da quelle parti di accendere un cero per papà, verrà donata alla comunità. Una forma di ringraziamento verso chi non ci ha mai lasciati soli - racconta la figlia Annalise - ma il ringraziamento va soprattutto a quegli angeli con il camice che per giorni interi hanno lottato accanto a lui”. 

Il 69enne sanpietrano ha scoperto di avere il covid il 7 maggio, dieci giorni dopo è stato ricoverato in Terapia intensiva al Perrino di Brindisi, da quel momento in poi la famiglia è stata preparata al peggio. 

"Ha avuto la febbre per qualche giorno, poi ha iniziato ad aggravarsi, più volte è intervento il 118 ma non c’è mai stato bisogno di ricovero. Il 16 maggio è svenuto in bagno ed è stato portato d’urgenza al Pronto soccorso, lì la diagnosi: polmonite bilaterale interstiziale", continua la figlia.

“Ci hanno detto che la situazione era molto grave, papà soffriva di altre patologie, sette giorni prima di scoprire il covid era stato vaccinato. Mia sorella più piccola avrebbe dovuto sposarsi da lì a un mese, il 25 giugno. Quando ho chiesto ai medici se si sarebbe ripreso per quella data mi hanno risposto che c’era il rischio che non sarebbe arrivato al giorno successivo. Dovevamo prepararci al peggio, ogni giorno. Gli avrebbero messo il casco e probabilmente sarebbe stato intubato. Avrebbero fatto l’impossibile per salvarlo ma nessuno poteva fare previsioni. Ci hanno consigliato di pregare, non potevamo fare altro che pregare”. 

Ricoverato nella stanza numero 4, medici, infermiere e Oss non lo hanno mai lasciato solo. Sempre pronti a metterlo in contatto con la famiglia attraverso il tablet in dotazione al reparto.  

“Lottavano insieme a lui, lo spronavano, sapevano che aveva il desiderio di portare nostra figlia all’altare - racconta la moglie - gli facevano ascoltare i messaggi audio e video che mandavamo al loro tablet. Che gli mandavano i due nipotini. Sono state persone meravigliose, lo hanno assistito con amore, passione e professionalità, non smetteremo mai di ringraziarli. Sono angeli sulla terra, quando li sentivamo per telefono dicevamo loro che stavamo pregando sia per Cosimino che per loro, e ci ringraziavano con la voce carica di emozione. Abbiamo capito che dietro ai camici e alle maschrine ci sono persone piene di umanità che stanno combattendo con tutte le forze che hanno contro questo maledetto virus". 

Dei 16 giorni in Terapia intensiva al 69enne non è rimasto nulla in mente, nemmeno le videochiamate con la famiglia: “Ricordo solo che “volavo”. So che è strano ma se penso a quei giorni vedo me in volo. Tutto quello che mi raccontano non lo ricordo”. Dopo la terapia intensiva è stato trasferito in Medicina Covid “anche lì ho incontrato degli angeli”.

Infine al Post Covid di Mesagne “Dove mi hanno rimesso in piedi nel giro di pochi giorni. Le gambe non si reggevano anche lì hanno fatto un miracolo”. Il matrimonio della figlia Karmen è stato spostato al 16 luglio, Cosimino l’ha accompagnata all’altare: “Temevo di non riuscire a fare le scale, invece ce l'ho fatta. Tutto quello che i medici, gli infermieri e gli Oss mi hanno detto nei giorni del ricovero per darmi la forza per non mollare lo tengo ancora in mente e continua ad accompagnarmi in questa lunga fase in cui sto riprendendo in mano la mia vita”. 

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