"Caro amico", all'ex Fadda in scena il teatro delle ombre
SAN VITO DEI NORMANNI - All'ex Fadda in scena "Caro amico", uno spettacolo di teatro d'ombre di e con: Alaa (Syria), Seni (Senegal), Goran (Kurdistan), Shahin (Afghanistan), Attaur (Bangladesh), Sharafat (Afghanistan), Khalid (Pakistan), Khalid (Pakistan), Victor (Nigeria). A cura di Silvio Gioia, attore teatrante di Ceglie Messapica.
Lo spettacolo è frutto di un percorso teatrale realizzato in un progetto Sprar di Castrì (Lecce) fortemente voluto dall' èquipe psico-sociale dell'ente gestore: "Gus - Gruppo Umana Solidarietà". “Caro Amico” è l’inizio di una lettera a chi è lontano o il principio di una confidenza a chi è accanto o di fronte. In un gioco di luci e ombre, gli attori esprimono sé stessi, confidano al pubblico elementi della propria vita passata o desideri e speranze per il futuro.
Ne risulta un lavoro ricco di un naturale carico di poesia ed ironia. Immagini, musiche e parole in un gioco in cui la recitazione, in quanto veramente sentita, diventa testimonianza e la testimonianza viene resa creativa con il gioco teatrale. Gli attori portano sul palco la propria voglia di integrazione, per cui hanno preferito esprimersi in italiano. Tuttavia, per tener fede alla loro spontaneità espressiva, si alternano scene recitate in lingua madre. La comprensione resta viva per la forza del linguaggio non verbale.
Così, travalicando le differenze di espressione verbale, si insatura un canale comunicativo comune tra attori e pubblico per vivere un’esperienza in cui scoprire che il passato può essere diverso, anche in relazione al luogo di provenienza, ma i sogni e le speranze per il futuro sono simili in tutte le persone. Il teatro diventa un mezzo che abbatte le barriere sociali e geografiche tanto che, a questo punto, ci si meraviglia di come mai a volte esistano.
La principale tecnica usata è quella del teatro d’ombre. Esso è considerato anche teatro "non-violento" poiché il grande telo bianco al centro del palco da un lato "protegge" l'attore dall'impatto frontale col pubblico, creando un clima intimo e rilassato, percepisce delle immagini finite ma vede delle sagome in movimento. Si entra così nel fascino di una dimensione onirica grazie all’ampio spazio che si dà all’immaginazione, piuttosto che al semplice guardare.