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Al "Cinema Teatro Impero" l’inverno d’autore in una rassegna

Undici spettacoli da dicembre a febbraio, alle 18.30 e alle 20.30, per un viaggio nella società contemporanea

BRINDISI - Da dicembre a febbraio al «Cinema Teatro Impero» di Brindisi conviene. Undici titoli che insieme fanno una rassegna da non perdere con una doppia proiezione nei diversi giorni di programmazione. Spettacoli alle 18.30 e alle 20.30 per un viaggio nella società contemporanea attraverso i temi che più investono il nostro tempo.

Si comincia il 9 e 10 dicembre con «Big Sick», una commedia autobiografica capace di far sorridere, commuovere e allo stesso tempo riflettere sullo scontro culturale e interrazziale. Kumail Nanjiani (nella parte di se stesso) ed Emily Gondon (interpretata da Zoe Kazan) hanno deciso di trasporre sul grande schermo la loro storia d’amore dal primo incontro, al termine di uno spettacolo, fino al matrimonio. Il film firmato da Michael Showalter ha vinto il premio del pubblico al Festival di Locarno.

Il week-end successivo, il 16 e 17 dicembre, nella storica sala brindisina sarà proiettato «L’altra metà della storia», film di Ritesh Batra tratto dal bestseller di Julian Barnes «Il senso di una fine». È la storia di Tony Webster, pensionato dalla vita tranquilla. Una lettera lo porta a ricordare il passato e a mettere in discussione la sua intera esistenza. I propri ricordi, spesso ingannevoli, possono far affiorare una verità lontana da quella che si immaginava. Rivede, quindi, la propria vita sotto un altro punto di vista. Come fosse un’altra storia, l’altra metà della storia.

La rassegna continua il 25, 26 e 27 dicembre con «L’insulto» del regista libanese Ziad Doueiri. Il film, acclamato alla Mostra di Venezia, racconta di un banale incidente che dà vita a una diatriba ben più grande, fino a portare in tribunale i due protagonisti, Toni e Yasser, rispettivamente un libanese cristiano e un palestinese; il caso è ben più grande di quello di una disputa fra privati, dal momento che assieme ai parenti e agli amici, accanto ai due personaggi si schierano fazioni opposte di una nazione le cui ferite non sono mai state curate del tutto, riportando a galla un passato apparentemente impossibile da dimenticare.

«Due sotto il burqa» è il titolo del film in rassegna l’1, 2 e 3 gennaio. La commedia romantica e sociale della regista Sou Abadi, iraniana naturalizzata francese, parla di radicalizzazione e libertà di scelta, con leggerezza ma senza superficialità. Sou Abadi, acclamata in passato per il documentario «S.O.S a Theran», racconta la religione, la politica e non lascia fuori il fondamentalismo islamico, da lei vissuto in prima persona.

La rassegna continua il 6 e 7 gennaio con «Il palazzo del viceré» di Gurinder Chadha. Il film è la cronaca di una sconfitta, ma anche la storia dei giovani Aalia e Jeet, protagonisti in prima persona delle divisioni dell’India di Gandhi: lei musulmana, lui induista. Dopo 300 anni di dominio imperiale, nel 1947 l’India si appresta a diventare un paese libero, lasciando la protezione della monarchia inglese.

L’appuntamento successivo è con «The square», in programma il 13 e 14 gennaio. Il film di Ruben Östlund, Palma d’oro al Festival di Cannes 2017, stimola una riflessione nello spettatore, il quale è naturalmente chiamato a soffermarsi su alcuni aspetti della società contemporanea e in particolare sul fatto che, malgrado idealmente si concordi su una serie di valori comuni (altruismo, solidarietà), nella vita di tutti i giorni difficilmente si agisce concretamente seguendo quelli che dovrebbero essere i nostri principi.

Il 20 e 21 gennaio arriva in sala «Glory - Non c’è tempo per gli onesti», il film diretto da Kristina Grozeva e Petar Valchanov e presentato al Festival di Locarno 2016. Il personaggio principale è Tsanko Petrov, un ferroviere che trova sui binari milioni di lev e decide di consegnare l’intera somma alla polizia. Lo Stato, “riconoscente” per il suo gesto, lo ricompensa con un nuovo orologio da polso… che smette ben presto di funzionare.

Il week-end del 27 e 28 gennaio è dedicato agli appassionati di giallo: «Mistero a Crooked House» è un film di Gilles Paquet-Brenner tratto dal romanzo di maggior successo di Agatha Christie e ambientato in Inghilterra alla fine dei Cinquanta. Quando il ricco patriarca greco Aristides Leonides muore in circostanze misteriose, la nipote Sophia chiede all’investigatore privato Charles Hayward, suo ex amante, di stabilirsi nella tenuta di famiglia per indagare sulla vicenda. Tra i tanti moventi, indizi e sospetti, riuscirà a trovare l’assassino prima che colpisca di nuovo?

Può un grande amore cambiare la storia? Ne è convinta Amma Asante, regista di «A United Kingdom», in rassegna il 3 e 4 febbraio, ma soprattutto lo è il protagonista David Oyelowo. Il film racconta la storia d’amore tra Seretse Khama, l’erede al trono del Botswana, e Ruth Williams, un’impiegata di banca londinese. Travolti dal sentimento inarrestabile e dal desiderio di uguaglianza, i due sfidarono non solo le rispettive famiglie ma anche i governi britannico e sudafricano. Un’unione interrazziale che, nonostante le terribili minacce e pressioni, rivelò lo straordinario potere dell’amore.

Il 10 e 11 febbraio è il turno del film «L’incredibile vita di Norman», diretto e sceneggiato da Joseph Cedar e interpretato da Richard Gere. La pellicola racconta la storia di Norman Oppenheimer, un businessman ebreo insolito che rivela l’altra faccia della medaglia degli affari della Grande Mela. Norman non è infatti un uomo ricco e senza scrupoli, ma un bonario ciarlatano che vive di promesse e di legami fittizi, tentando inutilmente di scalare le vette, ma finendo sempre per restare ai margini della società.

La rassegna termina con la programmazione di «Dove non ho mai abitato», il 17 e 18 febbraio. Il film di Paolo Franchi con Emmanuelle Devos e Fabrizio Gifuni racconta una storia d’amore con tutte le complessità e le paure, i rimpianti e le rinunce, i tormenti e le malinconie. Al centro del racconto i compromessi e i nuovi inizi che attraversano la vita di due cinquantenni che non si sono mai veramente guardati dentro.   

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